Sul caso di Liliana Resinovich è intervenuta la criminologa Roberta Bruzzone che non crede alla teoria del suicidio come invece sostenuto dalla Procura
Ha lasciato diversi dubbi la conclusione della procura di Trieste sulla morte di Liliana Resinovich, la donna che a gennaio di quest’anno è stata trovata senza vita nei boschi, dopo essere sparita da casa il 14 dicembre precedente. Estate in Diretta, programma in onda su Rai Uno da lunedì a venerdì di pomeriggio, ha interpellato a riguardo la nota criminologa Roberta Bruzzone, che assolutamente non crede alla tesi del suicidio, definendo la situazione ancora più incerta rispetto a prima, dopo la conclusione degli inquirenti: “Quest’autopsia – afferma Roberta Bruzzone in diretta tv sul primo canale – più che sciogliere i dubbi li alimenta”.
La criminologa si dice stupita dal fatto che sia stata cambiata radicalmente la data di morte: “Questo cambio di rotta circa l’epoca temporale della morte, inizialmente il decesso era il 14 dicembre, giorno della scomparsa… è in giro senza carte di credito, fede nuziale, senza un cambio, dove è stata per 19 giorni nel gelido inverno triestino per andare a morire a 2 km da casa con questa modalità anomala?”, aggiunge riferendosi al fatto che il suicidio sarebbe avvenuto a gennaio, poche ore prima il ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich.
LILIANA RESINOVICH, BRUZZONE: “NON CI CREDERO’ MAI A QUESTA TESI”
“C’è qualcosa non torna e oggi torna ancora meno – ha continuato Roberta Bruzzone – io spero che la procura decida di andare a fondo e stabilisca dove è rimasta questa donna per 19 giorni, fino a quel giorno non possiamo parlare di suicidio. Non ci si può suicidare così, la ricostruzione letta sui giornali è discutibile per non dire altro”.
“La causa di morte per asfissia non regge, qui ci deve essere un altro elemento che forse non è stato individuato – spiega la criminologa riferendosi a Liliana Resinovich – è possibile che sia stata usata una sostanza per stordirla o intossicarla, e chi si occupa di questi casi sa che esistono sostanze che non sono tracciabili se non nelle 12 ore del decesso, non è possibile che una donna si è uccisa 19 giorni dopo, non ci crederò mai”.
