ROMA INTER – Tutto in una serata. Colorata, rumorosa, magica, incredibile. Tutto in una serata di primavera a due passi dal Tevere e dai monumenti più belli del mondo conoscibile anche se, come ha ricordato lo speaker dell’Olimpico, “questa sera il simbolo di Roma non è il Colosseo ma lo stadio”. Dissacrante, esagerato. Macchè, realista!
Settantamila persone in marcia verso l’Olimpico, un fiume parallelo al Tevere che già diverse ore prima del match ha invaso gli stradoni adiacenti allo stadio, infischiandosene dei semafori pedonali, facendo festa e colorando strade, marciapiedi e parcheggi pieni all’inverosimile. C’era il papà con il figlio, c’era la coppia di fidanzati, il gruppo di amici fraterni, il politico famoso e l’attore della tv. Sì, d’altronde l’A.s. Roma “aristocratica e popolare” unisce tutti dentro quel tempio sacro, volgarmente chiamato stadio. Proprio così, non c’è classe sociale che tenga.
Il sabato pomeriggio del 27 marzo è trascorso tra spasmodiche attese e facili entusiasmi, scaramanzie e desideri di rivincita. Questo mix emozionale è confluito sugli spalti già dalle ore 16, ben dure ore prima della partita cosicché alle 17.30 il colpo d’occhio era disarmante: stadio pieno, spicchio interista compreso, tribune, curve, gente seduta pure sui gradini. Tutto perfetto, tutto pronto per una festa a cui qualcuno credeva dall’inizio, ma per la quale in molti hanno preferito stare coi piedi a terra e aspettare la fine.
Poi l’annuncio delle formazioni: quei nomi gridati a gran voce e la sciarpata generale al momento dell’inno "Roma Roma". Un’atmosfera che è andata surriscaldandosi con il passare dei minuti, a match cominciato, azione dopo azione. Di brividi ce ne sono stati parecchi (l’Inter che attacca non è certo una squadra qualunque) e l’emozione trasversale, dalla tribuna stampa alla curva Sud, era una e forte, lunga 95 minuti di sofferenza, speranze e sogni da tenere a bada. Che altrimenti ci si monta la testa.
La serata dell’Olimpico ha il sapore della migliore partita stagionale. Non solo per il bel gioco espresso, pratica non certo usuale nei big match, ma per quell’abbraccio stretto e caloroso dei 70mila che, da sempre orgogliosi dei colori giallorossi, hanno ricominciato a sognare all’unisono con la formazione di Ranieri. Ha vinto lo sport? No, ha vinto la Roma e, con lei, una fetta di sport, di agonismo e bel gioco. Adesso viene il bello, la parte più difficile, quella per cui bisogna avere un cuore a prova di infarto. Ma l’antipasto Roma-Inter è stato di ottimo gradimento. E i tifosi sono pronti ad arrivare fino al dolce/amaro che sia.
(Marco Fattorini)