ESCLUSIVA INTER CHIEVO: L’ANALISI DI SARTORI – Il Chievo, che anche quest’anno ha fatto una stagione importante in serie A, è ormai una realtà del calcio italiano. I veronesi hanno anche il compito di decidere a chi andrà questo scudetto, incontrando nelle ultime due giornate prima l’Inter, poi la Roma. Una società nata dalla serie D, che ha raggiunto i vertici del calcio professionistico arrivando anche in Coppa Uefa e in Champions League. Abbiamo chiesto a Giovanni Sartori, giocatore del Chievo dal 1984 al 1989, vice allenatore dal 1989 al 1991 e direttore sportivo dal 1992, di raccontare, in esclusiva per il sussidiario.net, il miracolo Chievo.
Sartori, quali sono i motivi del fenomeno Chievo?
Sono una serie di fattori tutti concomitanti. E’il lavoro d’equipè di tante persone che hanno portato alla realizzazione di questo progetto. Il Chievo Verona è l’unione di tante forze che lavorano insieme.
Ce ne dica una…
Ci serviamo di questi osservatori molto validi. Riusciamo così a trovare giocatori promettenti e altri che riusciamo a rigenerare, a rilanciare.
Perrotta, Corradi, Barzagli, Corini, tanto per citarne alcuni…
Questi giocatori sono il frutto della politica del club, che ha avuto un occhio privilegiato anche per i calciatori più giovani.
Anche quest’anno ci sono nomi come Sorrentino, Mantovani, lo stesso Pellissier, che interessano a molte società…
Molti club seguono i nostri giocatori. Noi, come sempre, cercheremo di vendere un pezzo pregiato ma non di smolibitare la squadra.
Uno dei giocatori del Chievo su cui scommette per il prossimo futuro?
Rigoni ha tutte le qualità per emergere.
Avete lanciato anche un allenatore di grande valore come Gigi Del Neri. Un giudizio su di lui?
Uno dei più grandi tecnici in attività.
Un giudizio invece sul presidente Campedelli?
Lui è il principale artefice dei successi del Chievo.
Un po’ di merito l’avrà anche lei. E’ direttore sportivo del Chievo dal 1992…
Ripeto. Le vittorie del Chievo sono soprattutto merito di un lavoro d’equipè.
Ma come è nata la favola del Chievo?
Dalla collaborazione tra Luigi Campedelli e Garonzi e dalla loro voglia di portare una piccola società di un quartiere di Verona a entrare nell’elitè del calcio professionistico. Poi dopo la morte di Luigi Campedelli è subentrato suo figlio Luca che ha proseguito quest’opera.
Grandi risultati. La serie A. Una partecipazione in Uefa, una in Champions…
Cerchiamo di mantenere la squadra ad alti livelli.
Nelle prossime due giornate di campionato sarete gli arbitri dello scudetto, incontrando prima l’Inter, poi la Roma…
Vogliamo onorare il campionato, giocando con il massimo impegno. Per l’incontro con la Roma abbiamo già lo stadio esaurito. Abbiamo invitato 5500 ragazzi allo stadio. Sarà la festa di tutte le formazioni e di tutti i tifosi del Chievo.
Avete tifosi anche oltre Verona?
Si abbiamo club di tifosi anche fuori Verona. Uno ad esempio è a Milano.
E il rapporto con la vostra città com’è?
Potrebbe essere migliore. Purtroppo non siamo considerati come meriteremmo. Forse perché in questa città c’è soprattutto l’Hellas Verona.
Pensa quindi che la rivalità con l’Hellas Verona faccia bene?
Non fa male. Due squadre nella stessa città sono possibili.
Domenica il Verona si gioca la promozione in B con il Portogruaro, spera in futuro in un derby in A?
E’ già successo che Chievo e Verona abbiano giocato in A. Spero che questo avvenga di nuovo.
Con i Mussi protagonisti, come ormai capita da anni…
E’ il nostro soprannome. Un soprannome simpatico per una squadra simpatica.
Dall’estero infatti sono venuti spesso a fare reportage su di voi…
L’anno che siamo stati promossi in A sono venuti diversi reporter dall’estero. Si vede che il fenomeno Chievo ha colpito anche oltrefrontiera.
(Franco Vittadini)