E’ una delle grandi fiere del calciomercato, un appuntamento particolarmente atteso da club e procuratori di tutto il mondo calcistico. Parliamo del WyScout Forum, che si è tenuto il 28 e 29 novembre a Milano, nella prestigiosa cornice del MICO (Milano Convention Center). WyScout come fiera, o come fabbrica dei sogni: è qui che si gettano le basi per il mercato futuro, a cominciare dalla finestra invernale di gennaio. La manifestazione è nata nel 2004 da un’idea di Matteo Campodonico e Simone Falzetti. Proprio con Campodonico, che ha accettato di intervenire in esclusiva ai microfoni de IlSussidiario.net, abbiamo fatto il punto sul Forum e sulla situazione del calciomercato mondiale in genere.
Campodonico, cosa rappresenta oggi il WyScout e quale valenza ha nel mondo del calcio moderno?
L’idea alla base del Forum è quella di creare un appuntamento internazionale per i club e le agenzie di tutto il mondo. E’ un modo, in particolare, per incentivare le relazioni con l’estero delle società italiane.
Ci dà qualche dato sulla manifestazione?
Quest’anno abbiamo avuto 110 società, di cui l’80% straniere, a testimonianza della forte impronta globale del WyScout. Sono intervenute, inoltre, tutte le più importanti agenzie di procuratori del mondo. Nel complesso, hanno presenziato al Forum circa 600 delegati, con l’emittente Sky come nostro media partner ufficiale.
Come si sta evolvendo, secondo lei, il calciomercato? E come, ad esempio, la figura del procuratore?
Oggi, secondo me, bisogna soprattutto saper scegliere. Il calciomercato offre tante, tantissime occasioni. Ci vogliono persone competenti, che sappiano muoversi in questo settore e dimostrino di saper cogliere al volo le opportunità più interessanti. Un bravo procuratore, a mio avviso, deve fare soprattutto questo.
Non molto tempo fa il grande Gianni Rivera, parlando ai nostri microfoni, lanciò una provocazione: “Fosse per me, lo abolirei il calciomercato”.
Ha detto bene, è una provocazione. Ma non si può mettere in pratica. Oggi si va verso una sempre maggiore globalizzazione, in tutto, ed anche nel calcio, ovviamente. Mi sembra impensabile pensare di poter mettere dei paletti al mercato, o addirittura toglierlo di mezzo.
Sarebbe auspicabile che le società di calcio, nel fare mercato, si pongano dei limiti ‘etici’? Nel senso, evitando di tirar fuori cifre folli per acquisti o ingaggi dei giocatori…
Dei limiti ci vorrebbero, ma anche qui devo dire che è difficile. Ormai c’è un certo trend, è entrato in vigore un meccanismo che definirei drogato. La cosa migliore, ad ogni modo, sarebbe di dare a chi vale veramente. Quindi, spendere, ma spendere bene.
L’ospite di maggior spicco della vostra rassegna è stato, forse, Fabio Capello, ct dell’Inghilterra. Una presenza di prestigio…
Indubbiamente, è un allenatore di fama e di grande valore. Nella conferenza di lunedì ci ha regalato tanti spunti interessanti. In particolare, ha sollevato una questione non da poco: che tanti club comprano determinati campioni, spesso strapagandoli, e poi non li fanno giocare. Torniamo al discorso di prima: bisogna investire in maniera intelligente.
All’estero domina il modello Barcellona, fondato in particolare sull’ormai mitica ‘cantera’. Un modello esportabile anche in Italia, a suo avviso?
Sì, anche se ci vorrà del tempo. In parte, alcuni club provano a fare un discorso simile, ma siamo ancora lontani. Nel calcio italiano manca un po’ di progettualità. Molti dicono di voler puntare sui giovani, ma lo dicono e basta. Ci vogliono i fatti. E’ un percorso a lungo termine, ma che nel tempo può dare grosse soddisfazioni. Poi è chiaro, dipende tutto dai presidenti e dai loro obiettivi.
Nel nostro paese un modello virtuoso è invece quello dell’Udinese.
E’ una società che ha investito molto nello scouting, creando una rete di osservatori estesa e ramificata in tutto il mondo. Direi che quello dell’Udinese è un approccio assolutamente innovativo. Mi colpisce soprattutto la velocità degli emissari friulani, visto il modo in cui riescono ad anticipare, tante volte, la concorrenza.
Chi è, secondo lei, il dirigente sportivo italiano più capace?
No, su questo non posso risponderle. Lavoriamo bene con tutti, farei un torto a qualcuno…
Allora, ci faccia i nomi di persone dell’ambiente che stima…
Come sopra…
La miglior vetrina di mercato, per prezzi e potenzialità tecniche?
Oggi, come dicevo prima, il mercato è globalizzato. Si può comprare bene ovunque. E’ chiaro che il Sudamerica è sempre un mercato appetibile. Ma oggi si fanno ottimi affari anche in altri paesi: penso alla Slovenia, alla Croazia. In ambito sudamericano, a parte i giganti Brasile ed Argentina, apprezzo i mercati di Uruguay, Paraguay e Cile.
(Alessandro Basile)