Al termine di una partita tiratissima, spettacolare e combattuta sino all’ultimo punto, Busto Arsizio si aggiudica anche lo scudetto, il primo della sua storia, e griffa in maniera indelebile una stagione praticamente perfetta. La vittoria del tricolore si aggiunge a quelle in Coppa Italia ed al successo in Cev cup, componendo un triplete destinato a restare negli annali. La vittoria ai danni di Villa Cortese, alla terza sconfitta consecutiva in una finale scudetto, è arrivata in un PalaYamamay gremito in ogni ordine di posto. Una battaglia senza esclusione di colpi, chiusa al tie break e caratterizzata da continui ribaltoni. Un escalation di emozioni culminata nel salvataggio della Havlickova sul match point della MC Carnaghi ed il successivo ribaltone che ha portato il tricolore in casa Yamamay. Per analizzare l’ennesimo successo stagionale di Busto Arsizio, abbiamo contattato, in esclusiva per IlSussidiario.net, il suo condottiero: Carlo Parisi. Questo quanto emerso nella piacevole intervista rilasciata dall’allenatore della squadra bustocca.
Una partita entusiasmante. Quali sono le sensazioni del giorno dopo?
È stata una partita intensissima, con grande carica nervosa. Davvero un’esperienza incredibile da vivere dal campo. Lì da fuori devi cercare di mantenere la lucidità per stare vicino alla squadra e prendere le decisioni giuste. Non è stato per niente facile ma devo fare i complimenti alle ragazze.
C’è stato un momento in cui ha temuto stesse sfumando un campionato praticamente dominato?
Ovviamente quando hanno giocato la palla del match è stata dura; in quel preciso momento però non pensi tanto al rischio di perdere tutto. Ti concentri esclusivamente sulla possibilità di annullare il loro servizio. Proprio quello scambio è stato impressionante, per intensità e durata. Loro hanno avuto l’opportunità per chiudere ma non è andata così. Sono state bravissime le ragazze ed era scritto che dovesse andare così.
Per l’appunto il Match point annullato nel tie break è stato qualcosa di epico. Può essere il simbolo di questa finale tiratissima e dell’intera stagione?
Racchiude senza dubbio il carattere ed il modo di giocare della squadra. Le ragazze hanno sempre messo in mostra questo modo di giocare nell’arco della stagione. Non mollare mai e lottare su ogni pallone. Nessuno voleva far cadere la palla e si è visto. Credo che chiunque abbia ammirato quello scambio ha provato comunque queste sensazioni.
Ma cosa si dice alle ragazze durante una partita così tirata?
Quello che uno dice alle ragazze è frutto dell’esperienza di una stagione. Quando sai con chi hai a che fare ti muovi di conseguenza. Io ho avuto la fortuna di avere una squadra e delle ragazze che dopo uno scivolone sono sempre ritornate in palestra con maggior rabbia e determinazione, pronte a cancellare quanto di negativo era successo. Sembrano frasi fatte, ma è così. Basta vedere come abbiamo reagito quando abbiamo perso. Cono loro non è stato necessario fare niente di eclatante, è stato solo sufficiente ricordare tutto quello che hanno fatto in questa stagione. Ovviamente è stata una partita molto difficile, però si è visto dal primo set che la voglia c’era. La consapevolezza di giocarsi il tutto per tutto in una sola partita ha un po’ giocato a nostro sfavore. Così come ha influenzato il fatto che abbiamo giocato su ritmi disumani: non solo quest’oggi, ma durante tutto l’arco della stagione. Stavamo inseguendo la possibilità di riposare un pochino e ricaricare le energie.
Successo indimenticabile anche perché è il primo per praticamente tutte le sue ragazze e per Busto Arsizio.
È vero, eravamo in tanti se non tutti alla prima vittoria tricolore, escluso il nostro preparatore atletico Enzo Bramard. Diciamo che è stato il coronamento di una splendida stagione oltre ad una prima volta per tanti di noi. Ricordiamo comunque che si tratta di una squadra molto giovane.
Il primo di una lunga serie?
Difficile dirlo, innanzitutto una stagione del genere sarà difficile da ripetere e mi riferisco ai tre trofei vinti. Intanto ci godiamo questo scudetto, poi molto dipenderà dalla società. Dalla possibilità di allestire una squadra per affrontare la Champions. Mi auguro ovviamente ci siano tutti i presupposti per continuare a vincere.
Ma come si riesce a creare questa unione di intenti: come si prepara, si affronta e si vive una stagione del genere?
Intanto la vittoria di quest’anno è figlia di un lavoro fatto nelle stagioni precedenti, dal momento in cui la società ha voluto programmare seriamente questa avventura. Dall’avvento dello sponsor che è stato fondamentale sotto l’aspetto dell’organizzazione e delle strutture. In queste stagioni abbiamo lavorato con grande affiatamento e grandissime motivazioni. Poi quando uno è in questo ambiente, ogni anno si cerca di migliorare gradualmente, senza mai fare il passo più lungo della gamba. Se si fa il punto degli ultimi otto anni, si vede sempre una crescita costante. Alla fine abbiamo messo una squadra che alla vigilia nessuno pensava potesse rendere così tanto. Ovviamente, per riuscire in questa impresa, devi avere grandi giocatrici non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sotto l’aspetto morale.
Quanto è stata importante la spinta del pubblico?
Qui apriamo un capitolo a parte, perché noi abbiamo sempre riempito con medie altissime e credo che avremmo riempito anche un palazzetto più grande. Ieri poi l’atmosfera era impressionante. Per capire l’affetto della gente e per viverlo bisognava essere là dentro. E’ stato davvero indescrivibile.
(Massimiliano de Cesare)