E’ il giorno della finale degli Europei Under 21: alle 18, si gioca Italia-Spagna. L’Italia lo aspetta dal 2004, quando per l’ultima volta alzò il trofeo. Era il 2004: si giocava in Germania, e gli Azzurrini guidati da Claudio Gentile batterono 3-0 la Serbia Montenegro. Da allora solo delusioni: la semifinale centrata in Svezia quattro anni fa rimane il risultato migliore. La Spagna invece è campione in carica; in Danimarca, si liberò della Svizzera con un 2-0. Si affrontano le squadre con più titoli: cinque titoli per l’Italia, tre per la Spagna. E anche le migliori difese: gli iberici non hanno ancora subito reti, l’Italia una su calcio di rigore, al novantesimo. Sarà una bella partita: si affrontano due scuole che a livello giovanile sono quasi sempre state al top (la Spagna non si è qualificata nelle tre edizioni consecutive 2004-2006-2007). Difficile stabilire un favorito: noi abbiamo espresso un grande calcio, la Spagna ha faticato un po’ di più ma ha talenti in tutte le zone del campo, già pienamente abituati alle pressioni della Liga. Naturalmente, ci auguriamo che il trofeo torni in casa nostra dopo nove anni.
“La Spagna ha una grande squadra, ma non mi interessa se sono i favoriti”: Devis Mangia è carico per la sfida che lo attende, la prima grande prova della sua carriera (aveva centrato la finale scudetto con la Primavera del Varese, ma qui parliamo di un altro livello). “Domani (oggi, ndr) al calcio d’inizio partiamo dallo 0-0 con 11 giocatori per parte. Non penso che attueranno una marcatura speciale su Verratti: giocano più individualmente, e poi potrebbe esserci un altro giocatore a venire fuori. Noi giocheremo come una squadra, come facciamo normalmente”. Poi, un riferimento alle amichevoli pre-Europeo: “Prima dell’Olanda, avevo detto ai ragazzi di dimenticarsi la partita di agosto; stavolta, dalla sconfitta interna contro la Spagna (3-1 in novembre, ndr) trarrò tesoro della lezione per la finale. Ho guardato negli occhi dei miei giocatori: nessuno è ancora totalmente soddisfatto. Daranno tutti il massimo, non c’è dubbio. L’Italia può vincere: nelle edizioni passate è già capitato che vincesse la squadra meno favorita”. Infine, il ritorno alla parola sogno, usata più volte: “Lo dico dal giorno in cui ci siamo qualificati: possiamo sognare. Non ho mai voluto parlare di numeri o ranking, ma ora stiamo per giocare la partita più importante delle nostre vite. La finale è il risultato di quel sogno iniziato il 16 ottobre”. Formazione confermata: c’è Regini a sinistra, unico dei difensori che non provenga dal vivaio dell’Inter. Bardi ha subito gol solo su rigore contro la Norvegia, Donati in semifinale ha messo la museruola a Ola John, Bianchetti-Caldirola si è dimostrata una coppia affidabile e sicura. A centrocampo abbiamo forse i pezzi migliori: Florenzi e Insigne sulle corsie sono un lusso che poche squadre si possono permettere, così come Verratti a fare il regista. Tutti giocatori che fanno già parte del gruppo di Cesare Prandelli. Fausto Rossi si occuperà dell’interdizione, ma può anche dare una mano a impostare il gioco. Il tandem d’attacco è Immobile-Borini: al primo il compito di fare il lavoro sporco, giocare di sponda e allargarsi a prendere palla e aprire la difesa, al secondo l’occupazione dell’area di rigore per cercare i gol di rapina, come quello che ci ha fatto vincere la semifinale.
Tanta qualità anche nelle alternative: a cominciare da Destro e Gabbiadini che sono potenzialmente dei titolari, come Paloschi. L’attacco è forse il reparto più completo, ma a centrocampo possiamo contare sulla spinta e l’estro di Sansone e Saponara e la solidità di Crimi. Bertolacci il jolly che ha già segnato un gol importante, per la difesa Biraghi e Capuano, quindi i due portieri Leali e Colombi. Forse, uno dei gruppi più competitivi di sempre, perchè questi ragazzi sono abituati a giocare con le loro squadre di club, cosa che non sempre accadeva in passato.
Sfortunatissimo Marrone, che si è fatto male nella prima partita del torneo e non è più riuscito a rientrare. Non giocherà, ma questa finale è anche sua perchè per tutto il periodo delle qualificazioni è stato titolare indiscusso.
Julen Lopetegui è arrivato in finale vincendo tutte le partite e senza subire gol; ma non si fida dell’Italia. “E’ difficile giocare contro di loro”, ha detto in conferenza stampa, “difensivamente hanno tanta qualità, ma hanno anche fisico e tattica, attaccano molto bene, con qualità e creano occasioni, con singoli importanti in ogni reparto. Noi continuiamo a lavorare come gruppo, ma ogni giocatore preso come singolo è importante”. E infatti, il CT della Spagna ne nomina uno, forse il più rappresentativo: “Isco non gioca per sè, ma lavora per la squadra. Sono felice che sia in ottima forma e che ci stia dando una mano, in finale saremo un gruppo unito. E’ nelle nostre mani, dobbiamo lavorare e giocare come so che sappiamo fare. Pensiamo a noi, non all’Italia; li rispettiamo molto, hanno anche un grande allenatore. Sarà dura”. E’ un 4-2-3-1 rodato quello di Lopetegui, con tanti giocatori esperti e che non nel giro della nazionale maggiore. David De Gea gioca nel Manchester United, è già stato decisivo per la vittoria dell’Europa League con l’Atletico Madrid, è considerato uno dei portieri giovani più affidabili pur avendo qualche problemino nelle uscite. Linea difensiva con Martin Montoya, cercato dall’Inter, terzino destro e Moreno, che gioca nel Siviglia, a sinistra. Coppia centrale con Inigo Martinez della Real Sociedad e Marc Bartrà, anche lui prodotto della cantera del Barcellona e titolare in una semifinale di Champions League – pur se finita male. A centrocampo, la cerniera è composta da Koke, elemento centrale anche nell’Atletico Madrid, e Illaramendi, della Real Sociedad con cui ha raggiunto i preliminari di Champions League. Con le mezzepunte troviamo qualità ed esperienza da vendere: Cristian Tello è stato più volte titolare nel Barcellona (Guardiola stravedeva per lui), poi ci sono Thiago Alcantara (il padre, Mazinho, è stato campione del mondo con il Brasile), un 1991 che nel Barcellona non gioca sempre solo perchè chiuso da due che si chiamano Xavi e Iniesta; e infine Isco, uomo mercato dell’estate, destinato forse al Manchester City ma cercato da mezza Europa. La punta è meno conosciuta ma non per questo meno letale: Rodrigo, brasiliano naturalizzato del Benfica, ha la media di un gol a partita quando indossa la maglia dell’Under 21.
Anche qui tante scelte di qualità, come Marc Muniesa, perno difensivo del Barcellona, ennesimo talento sfornato dalla cantera blaugrana; o come Sarabia del Getafe, o Ignacio Camacho leader di centrocampo del Malaga. Il nome più conosciuto è forse quello di Iker Muniain, uno dei ragazzini terribili dell’Athletic Bilbao di Bielsa, che quest’anno non ha ripetuto la grande stagione passata ma resta un giocatore di grande qualità. C’è Morata, già protagonista nella prima squadra del Real Madrid, e anche Sergio Canales, che Mourinho aveva fortemente voluto alle Merengues dove però non ha avuto spazio; oggi gioca nel Valencia.
Lopetegui è arrivato alla finale senza indisponibili: nessuno squalificato, nessun infortunato, dunque ha potuto operare le scelte migliori per questa partita.
Bardi; G. Donati, Bianchetti, Caldirola, Regini; Florenzi, F. Rossi, Verratti, L. Insigne; Immobile, Borini. All. Mangia
A disp: Leali, Colombi, Biraghi, M. Capuano, Bertolacci, Crimi, Saponara, N. Sansone, Gabbiadini, Destro, Paloschi
Squalificati: –
Indisponibili: Marrone
De Gea; Montoya, Inigo Martinez, Bartra, Moreno; Koke, Illaramendi; Tello, Thiago Alcantara, Isco; Rodrigo. All. Lopetegui
A disp: Marino, Robles, Nacho, Muniesa, Alvaro, Carvajal, Canales, I. Camacho, Sarabia, Muniain, A. Vazquez, Morata
Squalificati: –
Indisponibili: –
Arbitro: Jug (Slovenia)