Ricordate le Olimpiadi? Nella piscina di Londra avevano fatto scalpore tre nuotatrici giovanissime. Non tanto Missy Franklin, nome già conosciuto e che aveva confermato il suo dominio odierno e per gli anni a venire; quanto Ruta Meilutyte, capace a 15 anni di prendersi l’oro nei 100 rana battendo nientemeno che Rebecca Soni; Ye Shiwen, campionessa dei 200 e 400 misti con tempi da urlo (e sospetti di doping: non per altro, la Cina è già stata nell’occhio del ciclone); e Katie Ledecki, classe 1997, oro negli 800 stile libero con record del mondo sfiorato. Ecco: ieri la nuotatrice del Maryland ha fatto irruzione ai Mondiali di Barcellona, è scesa in vasca per la finale dei 400 e ha chiuso davanti a tutte. Più di due secondi e mezzo a Melanie Costa, medaglia d’argento, quattro a Lauren Boyle, e il cronometro fermato a 3’59”82 che significa secondo miglior tempo di sempre, dietro alla sola Federica Pellegrini che il primato lo ha stabilito nel 2009 a Roma. La stessa veneziana l’ha incensata appena dopo la gara: “Il suo tempo mi ha impressionato, sarà una grande avversaria per il futuro”. Già: perchè per ora Federica si cimenta con il dorso, ma lo stile libero è la sua gara, i 400 il suo regno ed è qui che dovrà tornare in vasca, a gareggiare con le migliori e ricacciare indietro la forza d’urto che arriva ancora una volta dagli Stati Uniti, una potenza nel nuoto che però non si prendevano l’oro mondiale nei 400 stile libero da 22 anni. Intanto la Ledecki, in assenza della primatista, ha messo in chiaro le cose su chi sia la dominatrice di oggi: frantumate tutte le avversarie, a cominciare da una Camille Muffat che aveva trionfato alle Olimpiadi ma ieri è rimasta vittima di polemiche interne e pressione eccessiva, toccando al penultimo posto a quasi otto secondi dall’americana, che peraltro fino ai 250 metri ha nuotato davanti al record della Pellegrini, arrivando ad avere 81 centeisimi di vantaggio prima di avere un calo che non rende comunque meno mostruosa la sua prestazione. Lei, cresciuta nel mito di Michael Phelps (è stato guardando le sue vittorie che ha iniziato a nuotare), per il momento si concentra esclusivamente sulla piscina: si sveglia nel cuore della notte per allenarsi, quando non si allena si riposa, quando non fa nessuna delle due cose è perchè sta studiando. Eppure in questo mondo ci vuole poco per bruciarsi: pensate a Laure Manaudou, che a 16 anni aveva tre medaglie europee e tre olimpiche al collo, a 19 aggiungeva l’oro iridato e a 22 aveva di fatto chiuso la carriera. Ne sa qualcosa anche la stessa Federica Pellegrini, con il cui paragone naturalmente la Ledecki dovrà convivere: quando i risultati non arrivano, la critica è feroce su qualunque aspetto, si tratti di vita pubblica o privata. Non è forse vero che la veneziana è stata accusata di aver pensato troppo alle comparsate in tv piuttosto che ad allenarsi per Londra? O che i motivi del suo calo si sono cercati nei suoi rapporti sentimentali? Forse, a ben guardare, il vantaggio di Katie è uno solo: venendo dagli Stati Uniti, un Paese che vista la sua estensione produce campioni con grande regolarità, non ha addosso tutta la pressione che aveva e ha Federica, portavoce di un movimento, quello del nuoto italiano, che ha avuto i suoi ottimi esponenti e ha vinto tanto, ma che i fenomeni li ha sempre contati sulla punta delle dita o quasi. In America non è così: un americano sul podio, si chiami esso Michael Phelps o Ryan Lochte, Dana Vollmer o Katie Hoff, sono abituati ad averlo sempre e comunque, e per uno che fa meno risultati del dovuto ce n’è un altro che esplode. Ma il resto è uguale: a Londra la Ledecki era una grande sorpresa, oggi è una straordinaria realtà e tutti la conoscono. Saprà stare al gioco? Se la risposta sarà positiva, benvenuta a un’altra dominatrice. (Claudio Franceschini)