Le Olimpiadi erano il sogno di una carriera: per due volte ci aveva sperato, per due volte era rimasta a casa. A Sochi, Valentina Marchei ce l’ha fatta. “E’ stata un’emozione che non avevo mai provato” ha raccontato oggi a IlSussidiario.net. E non solo quella: Valentina ha contribuito a un fantastico quarto posto azzurro nella prova a squadre con un programma libero sublime; mentre nella gara individuale si è spinta fino all’undicesimo posto, arrivando dal diciottesimo dei Campionati Mondiali. Dopo i Giochi Invernali, Valentina è arrivata in Giappone: ai Mondiali è stata sedicesima, ma andrebbe raccontata un’ottima rimonta dopo un corto non alla sua altezza. Adesso si lancia nella nuova stagione con entusiasmo, rivelando di non avere ancora scelto le musiche sulle quali pattinerà (“c’è ancora tempo”) ma con le idee chiare; una è lontana lontana e porta a Pyeongchang, sede delle prossime Olimpiadi invernali. Parliamo di 2018: presto perchè sia un piano di battaglia concreto ma Valentina Marchei, 26 anni, potrebbe arrivarci. Intanto ci ha raccontato della stagione appena conclusa e di quelli che saranno i prossimi passi, lei che il ghiaccio lo ha conosciuto quasi per caso: “D’estate facevo pattinaggio a rotelle sul Litorale Adriatico, lì è un po’ lo sport di riferimento; d’inverno facevo ginnastica ritmica con Giulia Staccioli, che mio padre aveva conosciuto alle Olimpiadi di Los Angeles: poi lei a metà stagione, era il 1993, è stata chiamata in America per esibirsi con i Momix; e così per farmi finire la stagione mi hanno proposto di fare pattinaggio sul ghiaccio, visto che già andavo sulle rotelle”.
Valentina, la stagione si è appena conclusa: qual è il bilancio? E’ stata una stagione incredibile. Se mi avessero detto che sarebbe stata così ci avrei messo la firma; non perchè non ci credessi, ma perchè fare una stagione così bella nell’anno olimpico non è così scontato. In più essere arrivata a Sochi al picco della forma – avevamo lavorato perchè fosse così – e fare l’Olimpiade in questa maniera è stata un’emozione che non avevo mai provato nella mia lunga carriera.
Bilancio positivo quindi… Decisamente. Certo, una prova del Mondiale non è andata benissimo; ma ho chiuso in bellezza con il programma lungo. Direi una stagione molto, molto positiva.
Hai gareggiato anche nella gara a squadre: il quarto posto vale tantissimo per noi… Esatto: siamo partiti senza sapere se ci saremmo qualificati tra le cinque migliori squadre. Una volta qualificati, il nostro obiettivo era raggiunto. Poi ci abbiamo messo del nostro: abbiamo pattinato bene.
Tu in particolare… Sulla carta, nella mia categoria ero quinta. Ma sono riuscita ad arrivare terza e portare punti in più; è chiaro che poi sei così vicino alla medaglia che ti fa quasi gola. Però questo quarto posto vale oro: è stato molto più di quello che ci aspettavamo, e le mie emozioni più belle sono state proprio quelle della gara a squadre.
Più dell’individuale dunque? Sì, perchè ho pattinato per la squadra. Carolina (Kostner, ndr) mi aveva passato un testimone pesante, perchè aveva fatto una prova sublime. Avevo un sacco di responsabilità; non a livello di pressione, volevo solo continuare il bel lavoro che aveva fatto lei. Per una volta insomma sono entrata in pista per i compagni e non per la gloria del programma. E’ stato ancora più bello: una vittoria personale e un’emozione condivisa insieme.
Cosa dire invece dell’individuale? Avevo paura che l’adrenalina mi tagliasse le gambe; noi gareggiavamo alla fine, guardando altre gare mi sono caricata sempre più. Arrivavo dal diciottesimo posto del Mondiale; ero a Sochi con il chiaro obiettivo di fare bene, più in alto fossi arrivata meglio sarebbe stato. Sono stata felice del mio risultato: per come ho pattinato, e per i numeri che ne sono usciti.
Alla fine, i Giochi sono stati come li avevi sempre sognati? Per otto anni ho immaginato quel momento nella mia testa; poi quando mi sono messa in posizione in mezzo ai cinque cerchi ho pensato: caspita, ci sono veramente (ride, ndr). Mi sono voltata un po’ per non vederli, mi sono detta che non era certo il caso di buttare via tutto per un po’ di tensione… E’ stato bello.
Poi sono arrivati i Mondiali a Saitama…
Prepararsi non è stato facile. Dopo le Olimpiadi, il mio corpo ha risentito di tutta l’adrenalina e riprendere ad allenarsi è stata dura. Ma l’energia di Sochi mi è rimasta dentro, e ci rimarrà per sempre: mi ha spinto ad andare avanti con un sorriso. La Valentina di tutti i giorni dopo la prima prova del Mondiale si sarebbe disperata; una settimana fa mi sono ricomposta e ho affrontato il lungo pensando a quanto bene mi ero preparata. Basta dare il “la”, poi il programma esce.
Le musiche per la stagione come sono nate? Hanno scelto i miei allenatori. A me viene sempre l’angoscia: non so da dove partire. I miei allenatori invece hanno sempre ben chiara la direzione che il mio pattinaggio deve prendere, anche a seconda di quanto io sia pronta a spingermi oltre. Abbiamo scelto Torna a Surriento perchè era l’anno olimpico: è un omaggio all’Italia che ti riporta alle radici del nostro Paese. Però la musica era un po’ lenta, e io avevo un po’ paura di interpretarla…
Come mai? Io non sono troppo un tipo da musiche lente. In realtà, una volta creata la mia storia, è stata una continua ricerca; ogni volta tiravo fuori qualcosa di me che non conoscevo, e ogni interpretazione aveva un timbro e un significato diversi. E’ stato bello anche per i miei allenatori: anche in allenamento sono riuscita a toccare loro il cuore, una cosa rara.
Così è stato anche per il programma lungo? Sì. Mi sono sempre piaciute le musiche spagnole, però questa era molto più sexy ed elegante. Bisognava interpretarla in una certa maniera; grazie all’aiuto di un ballerino italiano che vive a Toronto e ha una scuola lì, siamo riusciti a tirare fuori una Valentina più matura e più “donna”, una parte di me che non pensavo di avere.
Insomma: ottime scelte… Penso che quest’anno le abbiano davvero azzeccate (ride, ndr). Ho avuto un feedback positivo dai fan: mi sono arrivate tantissime lettere, telegrammi, fiori da tutto il mondo, e tutti si congratulavano per la scelta delle musiche perchè sono riuscita a toccare il loro cuore. Questo per me vale più di qualsiasi medaglia. Soprattutto, Torna a Surriento in Giappone è scoppiata: lì ascoltano molta musica italiana e questa canzone sta a cuore a molti. Ma in particolare mi ha scritto un signore dalla Grecia…
Dicendo cosa? Che era in ufficio e gli è capitato di vedere il programma corto, e che sua madre si era innamorata di suo padre mentre suonava Torna a Surriento durante una serata di fine anno… sono storie bellissime che ti fanno venire la pelle d’oca.
Per la prossima stagione ci sono già delle idee? No, la stagione è appena finita e anche i miei allenatori si sono presi una pausa. A maggio ci penseremo con calma: ci sono tante cose su cui lavorare, dalla qualità del pattinaggio alla tecniche. Alle musiche possiamo pensare più avanti; in tanti mi chiedono se le farò cantate o non cantate, ma non so dire nemmeno questo.
Ma una preferenza ce l’avrai…
Io sono affezionata al non cantato, ma non vuol dire. Più che altro a me piace cantare, ma non sono troppo intonata: temo che se dovessi fare una cantata finirei a cantare dall’inizio alla fine del programma… (ride, ndr).
Parlando invece degli obiettivi: l’eventuale ritiro di Carolina Kostner ti porrebbe come pattinatrice di punta nell’individuale. Senti una particolare pressione? No, io non ho mai pattinato pensando di avere pressioni, l’ho sempre fatto per me stessa. Questo anche grazie al fatto che Carolina era quella che “tirava” e io sapevo che più mi avvicinavo a lei che era al top, più anch’io potevo essere al top. In più il fatto che mi appoggi in America mi fa stare lontana dal gossip… Per cui no, pressione no.
Il cammino per i prossimi anni è già chiaro? Guarda, ho sempre pensato che mi sarei ritirata dopo le Olimpiadi, anche perchè si è chiuso idealmente un cerchio: mi sono tolta una bella soddisfazione dopo tanta attesa. Poi alla cerimonia di apertura hanno acceso il braciere e mi sono detta: voglio farne un’altra. Quando l’hanno spenta ho detto: voglio farne altre due… E’ ovvio che a due non arriverò mai, e non so se arriverò alla prossima: dipende anche dal mio fisico.
Quindi si continua? Certo. Per ora il fisico tiene bene, e la mia passione è tantissima. Finchè sarà così continuerò, e in più adesso comincio a divertirmi: mi piace stare sul ghiaccio, mi diverto e non ho pressione nel competere con gli altri e stare lì in mezzo. E poi questo spingermi oltre quelli che pensavo fossero i miei limiti mi spinge a migliorarmi ancora. Nessuna pressione: faccio un passo alla volta, e l’anno prossimo ci sono i Grand Prix, le Olimpiadi e i Mondiali.
Con il pensiero alla Corea che sta lì… Con la Corea che sta lì, e quando si avvicinerà sempre più vedremo… ma io credo che siano la tua testa e il tuo corpo che a un certo punto ti dicono che sei arrivata alla fine. E poi ci sono queste ragazzine molto giovani che stanno prendendo il sopravvento; bisogna anche vedere che piega prenderà il pattinaggio. Ad ogni modo, quando smetterò il ghiaccio rimarrà sempre nella mia vita.
C’è già un sogno nel cassetto per il “dopo”, quindi? Per i tanti insegnamenti che ho ricevuto e per l’esperienza all’estero mi sento di voler aiutare i più giovani e mettere la mia esperienza al loro servizio. E poi mi piace esibirmi: qualche spettacolo a fine carriera lo farò di sicuro.
(Claudio Franceschini)