Come al termine della regular season NBA è arrivato il momento dei riconoscimenti, relativi al campionato di Serie A 2013-2014. Si parte con il premio più ambito: quello di MVP ovvero Most Valuable Player, il giocatore più influente sulle prestazioni della sua squadra. E’ una cerimonia scritta e non può avere lo stesso pathos di una con palco e vallette, ma il vincitore sarà comunque svelato per ultimo.
Secondo posto: Juan Cuadrado (Fiorentina). Un vero e proprio one man show, una ragione per pagare il biglietto ma non solo. Oltre le treccine e i giochi di prestigio c’è anche l’arrosto, ovvero 11 gol e 51 assist potenziali. Anno della consacrazione a livello nazionale, indotta dai ko di Rossi (con cui può condividere il premio) e Gomez che hanno passato il testimone viola nelle sue mani. Il marchio di fabbrica? Stop and go!
Terzo posto: Luca Toni (Hellas Verona) Doppia cifra sfondata di gol (20) e sfiorata negli assist (8), a 36 anni: abbiamo detto tutto. Robe da Totti.
Altre nomination: Antonio Candreva (Lazio) 12 gol e 6 assist per lui. Più di una volta si è avuta l’impressione che Candreva fosse la Lazio: sa essere Bella tecnica o Bestia atletica, scappare come Beep-Beep e inseguire come Willy il Coyote, portare borracce o ballare sulle punte come la miglior Cenerentola. La Scarpetta di cristallo, onorificenza al top scorer di squadra, è tutta sua. Un cartoon a colori nella stagione in bianco e nero della Lazio.
Gervinho (Roma): sì, proprio lui. Come un disco dei Chemical Brothers nell’osteria dei benpensanti in frac: ti costringe a prendere decisioni drastiche. Con lui puoi cominciare a svestirti oppure andartene sbattendo la porta, alzare il volume o cambiare canale. Fa gridare allo scandalo e insieme al miracolo, tra gol divorati e dribbling inventati. Prima di decidere da che parte stare provate a rispondere: siete sicuri che senza di lui la Roma avrebbe fatto 85 punti? 9 gol e 10 assist sono un buon indizio.
Primo posto e vincitore: Carlos Tevez (Juventus), autore di 19 gol e una manciata d’assist in 34 presenze. Anzitutto perché arrivato laddove nessuno si era spinto nell’era Conte, ovvero oltre quota 10 gol. Matri, Vucinic, Del Piero, Quagliarella e Giovinco, senza contare Vidal, non ce l’avevano fatta nei due scudetti precedenti; lui è arrivato, ha dato un’occhiata e ha scritto 19. Prima del suo arrivo si diceva: è stanco, demotivato e piantagrane. Poi ha parlato lui: attaccante con fiuto da bomber e spirito gregario, capace di segnare e pressare. Unico neo l’1 alla casella ‘gol europei’, ma l’MVP del campionato è tutto suo perché era quello che mancava alla Juventus: la fame per abbuffarsi ancora.
(Carlo Necchi)