Al titolo di MVP del campionato 2013-2014 segue quello di Most Improved Player, che nell’NBA valorizza il giocatore più migliorato rispetto alla stagione precedente. La Serie A che si è appena conclusa ha riservato diverse novità: forse sul nostro palco non ci sarà il giusto spazio per tutti ed è molto difficile che le nomination riscuotano l’approvazione di ognuno; si tratta comunque di un pugno di giocatori che prima o dopo, nell’arco della stagione, ci hanno fatto esclamare il classico ‘però!’ di sorpresa. Nella scelta sono stati privilegiati calciatori che già militavano in Italia, senza nulla togliere a chi si è migliorato arrivando dall’estero (in questo caso potremmo citare Juan Iturbe, pecora nera del Porto e bianca colomba veronese).
Secondo posto: Marco Parolo (Parma) Non era un brutto anatroccolo ma è indiscutibilmente diventato un principe del centrocampo, con una stagione alla Marchisio. E’ d’accordo anche Prandelli che lo ha inserito nei trentuno del preritiro mondiale: se Brasile sarà non potremo avere nulla da eccepire. Altrimenti resterà una stagione straordinaria, la migliore nella carriera di Parolo che è riuscito a bilanciare i gol (8) con le ammonizioni (9), dato raro per un centrocampista centrale che deve aiutare all’indietro ed inserirsi davanti. La medaglia d’argento è anche un premio alla costanza, per un giocatore che si è affacciato (2010-2011, 5 gol) e consolidato (2011-2012) in Serie A con il Cesena, poi ha salito un livello trasferendosi al Parma, dove ha preso le misure (2012-2013, 3 gol) fino ad esplodere quest’anno. La domanda è: merita il next level? Menzione anche per il compagno Afriyie Acquah, che comincia a sgrezzarsi in maniera evidente.
Terzo posto: Romulo (Hellas Verona) Altro miracolo: ad agosto era acerbo verdeoro, oggi è azzurro maturo. E’ vero che a Verona ha trovato la sua dimensione, come si suol dire, ma lui si è dato una bella mano accettando il cambio ruolo da esterno “incerto”, a metà tra il terzino di spinta e l’ala di fatica, a jolly del centrocampo a tre. Se Luca Toni è l’attore protagonista il backstage dell’Hellas 2013-2014 ha la faccia di Romulo, che in questa Serie A ha messo assieme più numeri che nelle precedenti due a Firenze. Chiudendo con 6 gol e 8 assist.
Altre nomination: Giacomo Bonaventura (Atalanta) Miglioramento meno netto rispetto ai due sul podio, anche perché il Jack atalantino partiva da un progresso più avanzato e riconosciuto che l’anno scorso lo aveva portato a quota 7 gol. Nel 2013-2014 si è fermato a 5 ma è migliorato in tutti gli altri aspetti del gioco, in particolare il sacrificio e la presenza nelle due fasi, difensiva e offensiva. Più che Improved potrebbe essere The Most Confirmed, la miglior conferma, anche senza mondiali: si merita una…Fiorentina.
Jonathan (Inter) Era una barzelletta o quasi, oggi è un esterno rispettabile e soprattutto uno delle principali variabili dell’Inter. Che questo sia un segnale della decadenza nerazzurra o della grandezza di Mazzarri lo lasciamo decidere a voi: rimane in ogni caso una stagione da protagonista, dopo le apparizioni poco convincenti dei primi anni italiani.
Daniele Padelli (Torino) Quante persone a 28 anni hanno indossato sia la maglia del Pizzighettone che quella del Liverpool? Crotone, Pisa (2007-2008, quello di Ventura e Cerci), Avellino, Bari e Udinese non gli avevano mai offerto una stagione da titolare: l’ha fatto il Torino e lui ha risposto bene, senza troppe infamie nè lodi ma con un rendimento costante. Che ha convinto il mister ha riproporlo titolare ogni domenica, e la società a non tornare sul mercato alla ricerca di un portiere. Ad agosto torna Gillet: dovrà sudarsi la maglia da titolare.
Primo posto e vincitore: Ciro Immobile (Torino) Diciamo la verità: ce ne aspettavamo una decina, al massimo 15, ma non 22 senza rigori. Ciro Immobile non può essere una sorpresa perché 28 gol in Serie B non si segnano per caso, ma la scorsa stagione al Genoa, con 5 reti in 33 spezzoni o quasi, poteva abbattere un toro. Non un cuore Toro: l’ha messa dentro in tutti i modi (tranne che su rigore, tenerne conto in Brasile), da vicino e da lontano, di piede e di testa, di tecnica e potenza ma anche di rapina. Ciro d’Italia (ma anche di Germania, per il Borussia Dortmund…)
(Carlo Necchi)