La Fiorentina di Vincenzo Montella può passare alla storia come una perfetta incompiuta. Che non fa rima con perdente, anzi: nei tre anni con l’Aeroplanino al timone la Viola è stata più una squadra vincente, ma non abbastanza da iscrivere il proprio nome in almeno un albo d’oro.
D’altra parte solo la Juventus di Conte prima ed Allegri poi ha avuto la stessa continuità nelle ultime tre stagioni: sempre primi i bianconeri, sempre quarti gli arci rivali di Firenze. Le altre ‘grandi’ sono state più altalenanti, dalla Roma che recuperato credibilità con Rudi Garcia fino alle milanesi, ridimensionate al ruolo di comparse nella parte alta della classifica. Anche il Napoli è scivolato dal secondo posto del 2013 al quinto del 31 maggio scorso, in mezzo però è riuscito ad infilare due trofei in campo nazionale. Questo per dire che se da un lato la Fiorentina di Montella è rimasta ad un centesimo (o quasi) dal fare un euro, dall’altro sarà giusto ricordarla per quello che è stata: una squadra competitiva ed una delle migliori proposte recenti di calcio utile e dilettevole. In tre stagioni la Viola si è stabilizzata nell’elité del calcio italiano migliorandosi gradualmente anche nelle coppe: quarti di Coppa Italia il primo anno, finale di Coppa Italia ed ottavi di Europa League nel secondo, semifinali in Coppa Italia ed Euroleague al terzo. Tutto attraverso un gioco offensivo, gentilmente autoritario per così dire, imperniato sulla tecnica superiore dei suoi interpreti principali. Dal settembre 2012 ad oggi Firenze ha visto all’opera giocatori non ordinari: Gonzalo Rodriguez, Pizarro, Jovetic, Aquilani, Cuadrado, Fernandez, Borja Valero, Joaquin, Ilicic, Matri, fino agli ultimi Diamanti, Bernardeschi e Salah. Tutti elementi più che normali ma per un motivo o per l’altro non ancora di prima fascia.
Due le eccezioni, facilmente individuabili come i principali punti di rottura del progetto viola: Giuseppe Rossi e Mario Gomez. Il primo è probabilmente il miglior attaccante italiano degli ultimi anni, escludendo i grandi vecchi Toni, Totti e Di Natale. Il secondo ne era il completamento ideale: per Gomez la società ha investito una ventina di milioni tra cartellino e bonus, ricevendone in cambio 14 gol. Troppo poco. In entrambi i casi…
…la variabile imprevista, ma purtroppo inevitabile nello sport, sono stati gli infortuni. Rossi sta vivendo un calvario in quelli che dovrebbero essere i suoi anni migliori, Gomez non ha ancora ritrovato la migliore reattività fisica subendo anche un contraccolpo psicologico, perché in Italia non è mai stato la sentenza d’area piccola che condannava le difese della Bundesliga.
Una buona dose di sfortuna ha quindi intrecciato i demeriti della squadra che non è riuscita a compiere l’ultimo salto di qualità. Montella ha provato a sopperire con soluzioni diverse tra cui tridenti o coppie d’attacco riadattate, ottenendo dal supporting cast risultati positivi ma non abbastanza da portare a casa un trofeo. Cosa ci lascia quindi la Fiorentina dell’Aeroplanino? Se scegliamo di rispondere in base ai titoli ne resterà solo il fumo, destinato ad evaporare nel giro di pochi mesi. Attenzione però a sottovalutare o dimenticare l’arrostino’. In tre annate sportive una squadra in crisi d’identità ha recuperato rispetto in Italia e una dimensione in Europa, come -o quasi- ai tempi di Prandelli, regalandoci sprazzi di calcio notevole. Oggi la Fiorentina può ingolosire un allenatore emergente come Paulo Sousa e giocatori di spessore internazionale, persino gli inarrivabili spagnoli del tiki-taka. Tutto ciò non era scontato all’inizio della gestione Montella e non sembra poco adesso che l’esonero è ufficiale.
A prescindere dai toni freddi della separazione e dall’incompiutezza del ciclo, la Fiorentina delle ultime tre stagioni merita un ricordo positivo e soprattutto può ricominciare da una base solida, con Sousa o chi per lui. Montella dal canto suo potrà scegliere la nuova panchina senza preclusioni e ripresentarsi più esperto, nonostante i soli 40 anni. A ben vedere società, squadra ed allenatore escono tutti più forti da questa storia, per quanto non arricchiti a livello di palmares. Da qui possono ripartire. Altrimenti ha ragione chi vince e il resto è solo raccolta differenziata.
(Carlo Necchi)