E’ una delle stelle della pallavolo italiana, un talento vero di questo sport: Valentina Diouf a 24 anni di strada ne ha già percorsa tanta in carriera tra club (tra cui anche una finale di Champions League con Busto Arsizio nel 2014-2015) e nazionale. Lei Valentina è anche il simbolo di questo sport, padre senegalese, madre italiana, uno sport multietnico, senza frontiere, di questa Italia che sta cambiando. La stagione in corso del campionato di serie A1 la vede ancora tra le fila della Unet Yamamay Busto Arsizio con cui intende seguire un progetto ambizioso per portare uno dei club storici della pallavolo a grandi traguardi, ma nel suo cuore c’è sempre la Nazionale, con cui spera di tornare presto in campo. Personaggio da copertina, l’abbiamo vista al Festival di Sanremo: la sua semplicità la rendono uno dei personaggi sportivi più amati dal pubblico. Abbiamo voluto sentire Valentina Diouf a tutto tondo: eccola in questa intervista esclusiva ilsussidiario.net.
Ventiquattro anni e sei già un simbolo della pallavolo italiana come vivi questa cosa? Francamente non ci penso molto. Senza dubbio sono consapevole di avere una immagine pubblica, ma allo stesso tempo cerco sempre di essere me stessa e di comportarmi in modo naturale anche quando sono sotto i riflettori. Anche perché, in programmi come Sanremo o Che Tempo che Fa o Zelig è difficile nascondersi dietro un dito…
Quali sono i tuoi punti di forza e dove dovresti invece migliorare ancora? Tutti mi riconoscono una grande potenza fisica, anche se io preferisco citare una dote caratteriale: la determinazione. Al contrario, faccio difetto nella ricezione: è su questo fondamentale che insisto di più ad ogni allenamento.
Ti sei ispirata a qualche giocatrice del passato? Se rispondo Mila Azuki vale? Scherzi a parte, i miei modelli sono Keba Phipps (anche se non faceva il mio stesso ruolo) e Ekaterina Gamova (alta esattamente come me!) per il modo in cui attaccavano; mentre, Maurizia Cacciatori, per come ha saputo coniugare la fama con la carriera.
Quali sono i tuoi obiettivi per questa stagione? Esiste sempre e solo un obiettivo: vincere! Purtroppo con Busto abbiamo perso l’occasione di giocarci la Coppa Italia, ma ci sono ancora la Coppa Cev e il Campionato. Abbiamo la pelle dura e non intendiamo mollare in nessuna competizione.
Pensi che Busto sia competitiva per lo scudetto e quali saranno le favorite? Cosa ti aspetti dalla Coppa CEV? In parte ho già risposto prima. La nostra squadra quest’anno è ripartita dopo una stagione di transizione. La scelta del tecnico, che stimo profondamente, e di alcune giocatrici, lascia presagire che sia stato avviato un progetto a medio-lungo termine. Per questo non abbiamo l’assillo di fare risultato in modo immediato, quindi mi aspetto un proseguo di stagione ambizioso, ancorché onesto. Le favorite per me? Citare Conegliano è quasi scontato.
Andamento altalenante in questa stagione: perché? Le motivazioni possono essere tante: dagli infortuni a catena, alla mancanza d’esperienza di alcune compagne, alla mancanza, in alcune situazioni, della giusta motivazione per fare risultato con le squadre più in basso in classifica.
Credi che con Busto potrete aprire un ciclo? Me lo auguro profondamente. Per attenzione degli imprenditori, passione dei tifosi e capacità programmatica del Club, Busto ha le carte in regola per farlo.
Pensi di rimanere tanto in questo club di grandi tradizioni? Se le mie legittime ambizioni di vittoria corrisponderanno sempre con quelle della società, non vedo perché cambiare piazza. Finora Busto Arsizio è il posto in cui mi sono espressa meglio e in cui il pubblico mi ha dimostrato più affetto.
Che ricordi hai della finale di Champions 2014-2015, vorresti vincere questo trofeo un giorno? Chi non vorrebbe?! È un ricordo tempo dolce e amaro allo stesso: dolce perché siamo arrivati a quella partita dopo una grandissima prestazione in semifinale contro il Chemik Police; amaro perché i 75 punti fatti dalle turche in meno di un’ora e mezza ci hanno davvero svegliato da un sogno… E poi io, quell’anno, ho vinto il titolo di miglior opposto di tutta la competizione!
Tante squadre cambiate, ci puoi parlare della tua carriera finora? È ancora presto per fare i bilanci. Dico solo che finora sono orgogliosa d’aver dato sempre il 100% per le maglie che ho indossato, senza risparmiarmi mai, a volte anche a discapito della salute.
Qual è l’allenatore a cui sei più legata? È più facile dirti quello con cui non ho legato affatto. Ma credo lo sappiate bene anche voi (sorride ndr).
Qualche rimpianto per non essere stata convocata a Rio? Ci puoi se vuoi raccontare qualche retroscena su questa cosa? I rimpianti sono tanti perché ci credevo tantissimo. E non potrebbe essere diversamente, visto che le Olimpiadi sono considerate il traguardo per tutti gli sportivi. Di retroscena invece non ce ne sono, i media hanno fotografato ampiamente la situazione.
Pensi di tornare in futuro in Nazionale, nel progetto azzurro? Certo! Sono Italiana e non penso di poter vestire maglia più prestigiosa nella mia vita. Anzi, non vedo l’ora di rivestirmi d’azzurro: mi dona particolarmente…
Come hai iniziato a giocare a pallavolo? Come tante bimbe della mia età ho iniziato a giocare per emulare le gesta di Mila e Shiro, uno dei cartoni più in voga in quegli anni.
Senegal e Italia nelle tue radici quanto sei legata a questi due paesi? Ovviamente mi sento culturalmente più legata all’Italia, ma se non ci fosse stata la componente senegalese, non sarei qui. In questi casi uso una risposta biologica e dico che il mio DNA è perfettamente diviso a metà. Così non faccio torti a nessuno.
Pensi di poter fare qualcosa in questo senso per uno sport sempre più senza frontiere? È una speranza che cerco di coltivare quotidianamente. In questi anni ho prestato il mio volto al progetto “Sport Integrazione” del Coni e il Ministero del Lavoro, sono testimonial di Amref Health Italia, ho sempre accettato di buon grado il confronto su questi temi anche in TV, come al programma Ballarò.
Ci puoi raccontare qualcosa della tua esperienza a Sanremo? La mia toccata e fuga in Liguria è stata proprio come me l’immaginavo: bella e impossibile. Ma so anche che la mia vita è ben diversa, è fatta di salti e primi tempi, di muri, schiacciate e battute. Anche con la maglietta un po’ fuori posto e la fronte sudata, perché si può essere principesse per una notte, ma si rimane atlete per sempre!
Com’è Valentina fuori dal mondo del volley? Sono una ragazza che adora andare al cinema, che ama uscire con gli amici e che non disdegna oziare a casa con i propri amici animali. E poi, come tante ragazze della mia età, sono attratta dalla moda. Non a caso ho lanciato la mia linea di gioielli, fatta in partnership con FunJewels. Si chiama “Fiocco di neve”, avevate qualche dubbio?
Ti pesa la popolarità? Tutt’altro, mi fa molto piacere perché credo possa aiutare il mio sport ad uscire dal ghetto mediatico in cui hanno costretto negli anni tutti le discipline che non siano il calcio. Inoltre, devo dire che le persone, per strada o sui social, sono sempre molto carini nei miei confronti e questo mi dà molta carica perché mi conferma che mi sto comportando nella maniera giusta.
Hai dei sogni, vorresti incontrare qualche persona in particolare? Il mio più grande sogno? Uscire una sera a cena con Jared Leto! Difficile trovare uno più bello e talentuoso di lui…
Ci puoi raccontare qualcosa del tuo viaggio in India? Quel viaggio mi ha cambiato la vita. Sono andata dopo che mi hanno lasciato a casa da Rio. Ero molto delusa, frustrata. E quindi ho deciso di partire con mia madre. Lì ho imparato come affrontare la vita. Vedi persone che vivono con pochissimo e sorridono. Noi siamo abituati che quando piove si deve correre per non bagnarsi, ma alla fine dovremmo capire che è solo acqua e che non c’è nessun male a prenderla in testa e sul corpo.
Ci puoi raccontare qualcosa della tua passione per la musica, per Bob Marley? Parto da un ricordo legato alla sua canzone più famosa, Jammin’: mi riporta indietro nel tempo, a quei sabati mattina in cui facevo le pulizie di casa con mia mamma. Lei è una super fan di Bob Marley, è andata anche al suo ultimo concerto, quindi lo ascoltavamo sempre. Questa canzone la collego a lei e ai nostri momenti felici insieme.
(Franco Vittadini – Michela Colombo)