Margherita Panziera/ La nuotatrice si racconta: l’anno della svolta, ora credo nel podio olimpico (esclusiva)

- Mauro Mantegazza, int. Margherita Panziera

Margherita Panziera, la campionessa di nuoto si racconta dopo l'oro europeo nei 200 dorso a Glasgow: l’anno della svolta, ora credo nel podio olimpico (esclusiva)

margherita panziera nuoto Margherita Panziera (LaPresse)

Margherita Panziera è una delle campionesse del nuovo corso del nuoto italiano: nata il 12 agosto 1995 a Montebelluna, Margherita è esplosa in questa stagione con le quattro medaglie d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona e soprattutto con l’oro nei 200 dorso agli Europei di Glasgow, dove ha vinto anche il bronzo nella staffetta 4×100 mista mixed. Una vera campionessa su cui l’Italia potrà puntare per i prossimi anni, dai Mondiali della prossima stagione alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Margherita Panziera ci ha raccontato i suoi successi, le sue vittorie, la vita di un’atleta diventata uno dei nuovi punti di riferimento del nuoto italiano: eccola in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.

Cosa pensi delle tue vittorie? Non potrei essere più soddisfatta, sono felicissima di aver finalmente raggiunto questi risultati.

Uno standard incredibile con progressi notevoli fino ai risultati di Glasgow, qual è il tuo giudizio? Quest’anno è stato l’anno della svolta: ho capito che per ottenere un buon risultato è necessario curare ogni aspetto della vita da atleta e non solo la parte in acqua. Forse le delusioni degli ultimi anni mi sono servite come esperienza per maturare e capire cosa andava fatto.

In particolare cosa ti hanno lasciato l’oro nei 200 metri dorso e il bronzo nella staffetta 4X100 metri mista a Glasgow? L’oro nei 200 dorso di Glasgow, in particolare, è la prova che tutto il lavoro che ho fatto, non solo quest’anno, ma da sempre, ha portato i suoi frutti e questo è il risultato di anni di fatiche e sacrifici. Per quanto riguarda la staffetta, devo ringraziare la Federazione per avermi dato fiducia e avermi inserito nella 4×100 mista mixed. È stata una gara divertente e dalle grandi potenzialità, quindi siamo soddisfatti del risultato raggiunto.

Le staffette quanta importanza hanno nella carriera di una nuotatrice? Personalmente mi entusiasmano molto, perché riesco a dare di più di quello che farei in una gara individuale. Mi fanno sentire parte di un gruppo e mi rendono orgogliosa di avere la possibilità di rappresentarlo.

Perché hai scelto il dorso? Il dorso è sempre stato il mio stile, fin da bambina; durante l’adolescenza mi sono allenata a Montebelluna con Bane Dinic, che mi ha aiutato nella tecnica della nuotata. Finita la maturità ho deciso di continuare a nuotare in maniera più professionale e per questo sono scesa a Roma, al Circolo Canottieri Aniene, per iniziare con i doppi allenamenti. Questo sicuramente mi ha aiutata a raggiungere alti livelli.

Quali sono i segreti tecnici su cui si deve lavorare di più? Lavorare tanto di gambe! Anche se non sembra, a dorso si fatica molto con le gambe perché aiutano a mantenere la posizione corretta. È importante anche il rollio delle spalle per poter spingere più acqua possibile.

Quali saranno i tuoi prossimi obiettivi? La prossima competizione sono i Mondiali in vasca corta in Cina a dicembre. Io rendo meglio nella vasca lunga, ma sono curiosa di vedere cosa riesco a fare.

Tokyo sarà il traguardo principale della tua carriera? Sicuramente le Olimpiadi sono il principale traguardo di ogni atleta. Nel frattempo penso ai Mondiali del prossimo anno, e poi si vedrà.

A cosa punti poi nel seguito della tua vita di nuotatrice? Dopo le Olimpiadi di Tokyo nel 2020 spero di continuare a nuotare. Mi piacerebbe arrivare fino a Parigi 2024.

Ci sono alcune cose che segui nella tua preparazione, particolari metodi di allenamento, un’alimentazione specifica, lavoro psicologico prima della gara? L’allenamento è una parte fondamentale nella preparazione, ma non l’unica: seguo una dieta specifica con un nutrizionista, vengo seguita in palestra da un preparatore atletico ed infine sono seguita da uno psicologo. Ogni aspetto della vita dell’atleta è importante, dall’allenamento fisico a quello mentale.

Qual è la cosa che ti pesa di più della vita da atleta? Durante il liceo mi pesava molto non poter avere una vita “normale”, e quindi poter andare una settimana in gita a Barcellona, piuttosto che andare in discoteca il sabato sera o anche semplicemente non avere i minuti contati durante la giornata. Ora che il nuoto è diventato il mio lavoro non mi pesa fare questa vita; confesso che ci sono certi periodi che sono più difficili di altri, ma questo vale per ogni cosa in cui ci si impegna nella vita.

A chi ti ispiri? Non ho un modello specifico a cui ispirarmi, ma le tante persone che incontro che possono trasmettermi esempi positivi per migliorare.

Hai passioni e hobby che coltivi normalmente? Il nuoto e lo studio mi tolgono la maggior parte del tempo, ma nel weekend mi piace molto andare al cinema.

Hai un sogno che vorresti realizzare? Per ora, prendere una medaglia alle Olimpiadi di Tokyo.

Cosa vorresti fare dopo la fine della tua carriera? Non ne sono sicura; intanto sono nel gruppo sportivo Fiamme Oro e studio economia aziendale; ad ottobre prendo la laurea triennale e mi iscrivo alla magistrale. Mi sento ancora giovane e quando sarà il momento penserò a cosa fare a fine carriera. (Michela Colombo – Mauro Mantegazza – Franco Vittadini)





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