Siamo arrivati al penultimo atto degli Europei 2012. Mercoledi 27 giugno iniziano le semifinali, che si concluderanno la sera seguente e stabiliranno quali saranno le due squadre che si sfideranno nella finalissima di Kiev il primo luglio (la finale di consolazione non c’è). Nei quarti di finale, dopo i 60 gol della prima fase, si sono segnate 9 reti. Abbiamo avuto anche la prima partita terminata 0-0 (arriva alla gara numero 28, un record per tornei a 16 squadre) e la prima conclusione ai calci di rigore. Resta dunque assoluto il primato del 1988, in cui nessuna partita fu prolungata oltre il 120′ minuto; ma allora si trattava di un Europeo a 8 squadre, quindi bisogna differenziare. Per l’Inghilterra continua la maledizione dei calci di rigore: per la sesta volta su sei tentativi, gli inglesi perdono ai calci di rigore. A questo punto possiamo parlare di una maledizione, e più passa il tempo più aumentano le componenti psicologiche. Le due semifinali ci propongono sfide interessanti per quelle che sono le rivalità in gioco. Ci sono in campo cinque titoli europei: tre per la Germania (record), uno per Italia e Spagna, il Portogallo delle quattro è l’unica squadra a non aver mai vinto. Altro dato: dei quattro gironi eliminatori, le squadre del gruppo A e quelle del gruppo D sono fuori. Si rischia la finale tra due formazioni già incontratesi nella prima fase, come accaduto nel 2004 tra Portogallo e Grecia. Vediamo nel dettaglio.
Il Portogallo, delle quattro formazioni che hanno raggiunto questo punto del torneo, è quella che ha fatto meglio negli ultimi anni: dal 2000, quattro edizioni, è la terza volta che i lusitani sono in semifinale. Una volta hanno raggiunto la finale, nel 2004: giocavano in casa, batterono l’Olanda e andarono a Lisbona a giocarsi il titolo, ma furono battuti dalla Grecia. Nel 2000 invece la Francia spazzò i sogni di finale del Portogallo con un rigore di Zidane proprio alla fine. Contro la Spagna non sarà facile: è il derby della Penisola d’Iberia, che racchiude in sè una rivalità sostanzialmente secolare, e in questo momento le Furie Rosse sono l’avversario più ostico da affrontare: campioni d’Europa nel 2008, campioni del Mondo nel 2010, sono la squadra più forte in assoluto degli ultimi anni. Si sono ripresi con gli interessi tutte le sofferenze passate, con eliminazioni precoci e obiettivi sfumati (dal 1984, anno della finale contro la Francia, la Spagna non aveva mai più raggiunto una semifinale europea fino alla scorsa edizione, e anche ai Mondiali le cose non erano certo andate meglio). Il precedente più recente, anche uno dei pochi nei grandi tornei, è di due anni fa: in Sudafrica la Spagna eliminò il Portogallo agli ottavi, grazie a un gol di David Villa nel finale. Fu una partita sostanzialmente equilibrata. Oggi i lusitani sembrano avere concretezza in più, un Cristiano Ronaldo finalmente decisivo anche con la maglia della nazionale e la consapevolezza nei loro mezzi. La Spagna, per contro, è la stessa squadra che ha iniziato il suo fantastico ciclo nel 2008, con qualche innesto in più (soprattutto Jordi Alba), ma le partite giocate fino a qui non sono state certo brillantissime. Finora è bastato: le Furie Rosse si conoscono a memoria e, anche quando non girano, riescono sempre a cavarsi d’impaccio, una cosa che forse manca alle altre nazionali. Il nostro pronostico dice Spagna, ma è una partita più aperta di quanto sembri.
Dici Germania-Italia e ti viene in mente Messico 1970, lo stadio Azteca, quel gol di Rivera che fissò il punteggio sul 4-3 per noi. E’ facilmente la partita più emozionante di tutti i tempi: non l’unica, però, che si sia giocata tra due formazioni che ormai hanno fatto della loro rivalità una tradizione. L’Italia, peraltro, spesso e volentieri ne è uscita bene. A parte quella semifinale di Burgnich, Riva, Schnellinger e Gerd Muller, gli azzurri sono risultati indigesti alla Germania in altre due occasioni per noi storiche: nel 1982 furono Rossi, Tardelli e Altobelli a farci impazzire di gioia nella finale del Mundial di Spagna, al Bernabeu. Nel 2006, invece, Grosso e Del Piero negli ultimi minuti violarono un Westfalenstadion incredulo (per la prima volta nella storia, peraltro) e ci portarono in finale, sulla scia del coro di Seven Nation Army che da lì divenne storia e che oggi usano un po’ tutti. Altri due precedenti sono finiti in parità: nel 1978, seconda fase in Argentina, un triste 0-0 ci costrinse a fare risultato pieno contro l’Olanda per andare a giocarci la finale, ma fummo sconfitti. Nel 1988, agli Europei casalinghi, la Germania Ovest pareggiò con una maligna punizione di Brehme il gol iniziale di Mancini. L’Italia si è qualificata ai calci di rigore: ha dominato l’Inghilterra, ma ha mostrato una scarsa lucidità sotto porta, e l’assenza di un vero bomber d’area di rigore che butti la palla in rete con regolarità. La Germania, vincente 4-2 sulla Grecia soffrendo anche più del dovuto in avvio di ripresa, ha due giorni in più per riposarsi, e onestamente sembra avere qualcosa in più: gruppo messo insieme da Low dopo il Mondiale del 2006, ancora giovanissimo ma ormai rodato e capace di giocare a occhi chiusi. Certo, capita a volte che Ozil stecchi le partite che contano, che Boateng commetta errori anche gravi, che Schweinsteiger non stia bene; e capita che questo Europeo ricordi in qualche modo la cavalcata trionfale in terra tedesca, non solo perchè c’è ancora la Germania in semifinale. Noi, però, dobbiamo verificare le condizioni di Chiellini e Abate, abbiamo Cassano che non regge ancora i novanta minuti e oggettivamente sul piano tecnico e del gioco paghiamo dazio. Siccome però nel calcio la palla è rotonda, le partite vanno sempre giocate. Diciamo Germania, perchè a freddo è giusto così e perchè c’è un po’ di scaramanzia…
Cristiano Ronaldo
Lahm (GE), Samaras (GR), Khedira (GE), Klose (GE), Reus (GE), rig. Salpingidis (GR)
Xabi Alonso-Xabi Alonso rig.
Balotelli (IT) gol, Gerrard (IN) gol, Montolivo (IT) fuori, Rooney (IN) gol, Pirlo (IT) gol, A. Young (IN) traversa, Nocerino (IT) gol, A. Cole (IN) parato, Diamanti (IT) gol
27 giugno 20:45 (Donetsk)
28 giugno 20:45 (Varsavia)
1 luglio 20:45 (Kiev)