Taylor Phinney benedice il giorno di riposo di oggi, provvidenziale per la maglia rosa forse più sfortunata che la storia ricordi. Dopo aver dominato la cronometro inaugurale di sabato, il giovane talento statunitense della Bmc ha vissuto due giorni difficili: domenica la caduta a 8 chilometri dall’arrivo con annessa “crono-bis” per recuperare il distacco, ieri invece è stato coinvolto nella maxi-caduta a 150 metri dal traguardo di Horsens (piccola domanda: perchè la maglia rosa era in mezzo ai velocisti in piena bagarre? La Bmc non sta brillando per la gestione della corsa). Se la corsa rosa fosse ripartita oggi, dopo una caduta spaventosa e le conseguenze riportate al piede destro, per l’americano sarebbe stata un’impresa rimettersi in sella. Invece il rientro dalla Danimarca – più amata o più odiata dal giovane Taylor, a questo punto? – all’Italia ha ovviamente imposto di osservare già oggi il primo dei due giorni previsti nella grandi corse a tappe, e questo è un bene per Phinney. Con ventiquattr’ore di riposo in più, invece, la sua presenza alla cronosquadre di domani non dovrebbe essere in dubbio, anche se certo non sarà al top e la sua maglia rosa sarà seriamente in pericolo. La prima notte italiana dello statunitense (dopo il volo di rientro dallo Jutland a Verona) è stata comunque un pellegrinaggio tra ospedali che si è protratto fin oltre la mezzanotte, con tre punti sulla ferita al piede destro, la conferma dell’assenza di fratture e una cena in camera a base di pasta e roast beef.
Ieri sera Taylor Phinney era arrivato all’aeroporto di Billund insieme all’onnipresente mamma Connie, che ha spinto la sedia a rotelle su cui sedeva il figlio verso la zona degli imbarchi. Phinney è salito sul primo dei due voli Alitalia messi a disposizione delle squadre per il rientro in Italia e si è accomodato in prima fila tenendo alzata la gamba destra nel tentativo di evitare la formazione di un ematoma nella zona dolorante, attorno al malleolo, fasciato con una garza (rosa) alla quale era agganciato ghiaccio sintetico. I compagni di squadra cercavano di rincuorarlo, soprattutto Hushovd e Santaromita, e Taylor si sforzava di rispondere con un sorriso a chi gli chiedeva della sua salute: “Come va? Potrebbe andare meglio”, l’inevitabile risposta.
Intanto Cavendish, prima e più illustre vittima della caduta, qualche fila più indietro sullo stesso aereo, ripeteva il suo punto di vista sul comportamento di Ferrari: “Dovrebbe essere escluso dal Giro”. La giuria invece è stata più clemente: il declassamento non causa un danno reale, e anche 30 secondi in classifica generale per un velocista non contano. Ma torniamo all’odissea di Phinney. L’atterraggio a Verona è avvenuto poco dopo le 21, poi è stato trasferito in ambulanza verso l’ospedale, accompagnato dai medici del Giro, Massimo Branca e Stefano Tredici, e dallo staff medico della Bmc. Il reparto di radiologia è però affollato, e per la maglia rosa non c’è nessuna corsia preferenziale, in fila come tutti. Taylor, dopo un’ora di anticamera, viene messo al corrente che l’attesa potrebbe triplicare. A quel punto si prende la decisione di spostarsi verso una struttura più piccola, l’ospedale di Soave, dove all’americano sono stati applicati tre punti di sutura e soprattutto comunicati i risultati negativi delle lastre.
Come sempre, la giornata di riposo non è mai uno stacco totale per i ciclisti. Per molti ci sarà un’uscita di un paio d’ore, con la prova del percorso della cronosquadre seguita dai consueti massaggi e dalla riunione tecnica delle squadre. Chi lavorerà di più oggi saranno però i meccanici, che dovranno preparare le bici specifiche per la cronometro.
(Mauro Mantegazza)