Nell’anticipo delle 18 la Roma prende a pallonate il Cesena sconfiggendolo per 5-1. La Roma torna all’Olimpico ed ospita il Cesena di Arrigoni, vittorioso nell’ultima gara di Novara. Il match offre molti spunti interessanti: nei giallorossi giocano Lamela e Borini, con Bojan relegato in panchina; coppia inedita per Luis Enrique che con Totti (ovviamente) va a costituire un fronte d’attacco senza una vera punta di ruolo, alla Osvaldo per interderci. I romagnoli arrivano nella capitale per riproporre una prestazione come quella di domenica scorsa puntando tutto su Eder e Mutu, quest’ultimo doppiamente a segno contro i piemontesi di Tesser. Passando dal gioco al piano extra calcistico ricordiamo che la Roma è avvicendata dal problema rinnovo, che vede partecipi sia De Rossi che Luis Enrique; aspetta rinforzi a centrocampo ma lavora anche in uscita con Pizarro verso la Fiorentina. In chiusura ricordiamo che Totti è vicinissimo al record di Nordhal per gol segnati con la stessa maglia: siamo a 209, con una rete questa sera agguanterebbe lo svedese del Milan.
– Luis Enrique ripropone il modulo di questa seconda parte di stagione: Juan e Heinze gli stopper, ai loro lati Rosi e Taddei, chiamati a dialogare a centrocampo ci saranno i baldi giovani Gago, Greco e Pjanic che dovranno fare a meno dell’assenza e dell’esperienza di De Rossi (squalificato), in avanti tris di fantasia composto da Totti, Lamela e Borini. Il Cesena, che ha una media gol subiti altissima (due a partita) e si veste di un 4-4-2 classico con i piloni centrali Rodriguez e Von Bergen in difesa mentre Mutu ed Eder in attacco. La partita è di quelle clamorose, i tifosi in curva non hanno neanche il tempo concludere il classico inno “Grazie Roma”, che si trovano già ad esultare! Dopo meno di un minuto infatti Heinze sale palla al piede fino alla linea di centrocampo, lancia lungo per Lamela stretto da Rodriguez che colpisce male con la pelata favorendo lo stop dell’argentino, il quale intelligentemente fiuta l’arrivo del capitano offrendogli su un piatto d’argento la possibilità di raggiungere subito Nordhal. Lo stadio impazzisce, il capitano esulta alla sua maniera e l’obbiettivo del Pupone che si sperava potesse fare da sottotitolo a questo match è già scritto. Passano soltanto un paio di minuti che Lamela sforna un altro tocco di classe: al limite dell’area scavicchia per l’inserimento del suo capitano che carica al massimo un destro rigonfiando la rete. In meno di cinque minuti Totti mette la freccia sulla bandiera del Milan prima citata e punta diretto la storia del calcio italiano Peppino Meazza. Sembra finita qui l’ingordigia dei capitolini ma così non è. Palla al centro battuta dai romagnoli che incredibilmente la perdono subito azionando il contropiede di Totti & Co. Che, come dei diavoli della Tasmania, si fiondano in area ospite e umiliando Antonioli con il terzo gol in meno di otto minuti: Borini, riscattato in pieno dal Parma, firma il tris lampo. Sarà che sabato a Catania la Roma non ha potuto finire la partita, risparmiandosi venti minuti abbondanti di corsa sotto la pioggia, o forse il Cesena ha deciso di scioperare contro le liberalizzazioni del governo Monti, ma questo inizio match ha dell’eccezzionale, tanto è vero che qualcuno maliziosamente, dopo questo strambo risultato, vorrebbe andare controllare sospette scommesse sull’over a Singapore. La partita torna “normale”, nel senso che il Cesena prova timide ripartenze senza però impaurire Stekelemburg e,sull’altro fronte, la squadra di casa fa inizia a fare torello a tutto campo. Tuttavia più per fortuna che per merito difensivo gli undici di Arrigoni non subiscono il quarto gol cercato con insistenza dai giallorossi. La squadra di Luis Enrique gioca molto sulla destra, dove Rosi produce cross taglienti a manetta; sulla sinistra Lamela sembra avere super poteri che gli permettono di convergere in area quando più gli pare, in tutto questo il Cesena sta a guardare decidendo forse di pensare già alla prossima partita contro l’Atalanta. Il primo tempo si chiude con questa atmosfera quasi virtuale, la ripresa ci dirà se stavamo sognando o assistendo alla prova di forza di una squadra in continua evoluzione.
– Si riparte con una mossa di Arrigoni che toglie Mutu per Candreva, Luis Enrique lascia tutto invariato, almeno per dieci minuti, poi capisce che la sua squadra si sta addormentando ed inserisce Bojan per Lamela, dando nuovi stimoli alle azioni offensive. Lo spagnolo ci aveva visto bene perchè il poco pressing di centrocampo permette a Candreva di alzare la testa e servire in corsa l’inserimento di Eder che salta con un sombrero Stekelemburg in uscita ed insacca a porta vuota. I tifosi temono una remuntada amarissima e sperano solo che questa disattenzione abbia offerto agli ospiti il solo gol della bandiera e tali auspici si rivelano realtà quando al 61′ Juan mette a segno il quarto gol dopo un parata non trattenuta da Antonioli su testa di Borini. Luis Enrique decide che è venuto il momento della stanting ovation per il suo capitano e chiama il giovane Viviani a sostituirlo, il canterano assiste allo spettacolo di un Olimpico che a una sola voce canta “un capitano c’è solo un capitano” e spera in un futuro che almeno assapori di tanta gloria. Se qualche fan romagnolo sperava in un’inversione di rotta dei sui begnamini deve aspettare domenica prossima perchè i cesenati subiscono anche il quinto gol. Pjanic ha tutta la libertà di salire palla al piede fino ai 30 metri e usare il martoriato Antonioli come fanno i bambini a muretto: tiro potente ribattuto dal portiere e successivo destro che buca una porta già a groviera (non mi voglio immaginare le imprecazioni di chi aveva il numero uno del Cesena al fantacalcio…). Il tempo scorre troppo lento per gli ospiti, troppo veloce per la Roma spinta dalla gioia della Sud che propone alcuni classici come “la società dei magnaccioni”, mai coro da stadio fu tanto veritiero! Anche Bojan vuole entrare nella gol parede di oggi ma, non si sa per quale maledizione, spara alto davanti al portiere avversario che si inginocchia per la grazia ricevuta. Siamo agli sgoccioli di una partita che dire a senso unico è veramente poca cosa, ricordiamo che Kjaer entra al posto di Juan al minuto 73′ ma non ha tanto lavoro da sbrigare, Arrigoni non fa neanche l’ultimo cambio, forse per non peggiorare di più le cose. L’arbitro concede giusto due minuti di recupero prolungando al minimo l’agonia bianconera; al triplice fischio parte Venditti che canta per tutti “Grazie Roma” per averci regalato un sabato così!
ROMA-CESENA 5-1
PRIMO TEMPO 3-0
MARCATORI: Totti al 1′ e all’8′, Borini al 9′ p.t; Eder (C) al 13′, Juan al 17′ , Pjanic al 25′ s.t.
ROMA (4-3-3): Stekelenburg; Rosi, Juan (dal 29′ st Kjaer), Heinze, Taddei; Gago, Greco, Pjanic; Totti (dal 20′ st Viviani), Lamela (dal 9′ st Bojan), Borini. (Curci, Jose Angel, Perrotta, Simplicio). All.: Luis Enrique.
CESENA (4-4-2): Antonioli; Comotto, Rodriguez, Von Bergen, Lauro (dal 20′ st Moras); Ceccarelli, Guana, Parolo, Colucci (dal 32′ st Benalouane); Mutu (dal 1′ st Candreva), Eder. (Ravaglia, Bogdani, Martinez, Rennella). All. Arrigoni.
ARBITRO: Giannoccaro di Lecce.
NOTE: Ammonito: Benalouane. Angoli: 8-4 per la Roma. Recupero: 0′, 2′.
PAGELLE
ROMA
Sekelemburg 6: scende in campo giusto per prendere il gol di Eder.
Rosi 7: speedy pizza, per me questo è il suo soprannome dopo la prestazione di oggi. Non smette mai si andare sul fondo e crossare a volontà.
Juan 6.5: giocatore rigenerato, convincente prestazione e cigliegina sulla torta: gol!
Heinze 6: dai suoi piedi poco fatati parte il gol il primo gol. In difesa attento, per quel poco che serve.
Taddei 6: meno attivo di Rosi, ma la suffiecienza è piena.
Gago 6.5: ha il compito di giocare, almeno per la posizione in campo, “alla De Rossi”: compito svolto ottimamente.
Greco 6: iniezione di fiducia per lui oggi, ripaga il mister con corsa e qualità.
Pjanic 6.5: gioca sempre un ruolo attivo nell’economia della partita, il gol è il regalo che si fa dopo prestazioni sempre positive.
Lamela 6.5: per il rispetto e la stima che ha verso il suo capitano oggi si traveste da assist-man personale del Pupone glorificandolo come milgior realizzatore della storia italiana con una sola maglia. Bojan (dal 64′) 6: vorrebbe segnare anche lui, alla prossima.
Borini 7: la Roma lo ha riscattato a titolo definitivo facendo un affarone perchè questo giocatore è giovane, ha classe e può giocare d’ovunque.
Totti 8: se uno vuole fare il pignolo e l’antipatico avrebbe ragione a contestare il mio voto ma oggi Francesco per quello che ha fatto merita un otto tondo tondo.
Luis Enrique 7: probabilmente ha scoperto qualche alchimia strana che permette alla sua squadra di crescere partita dopo partita annientado, come oggi, gli avversari. Dati alla mano siamo al quinto risultato positivo in altrettante partite.
CESENA
Antonioli 5: voto uguale ai gol che subisce, non tutti sono colpa sua ma 5 sono troppi per dargli la sufficienza.
Comotto 5: Borini e Rosi fanno quello che vogliono dalle sue parti.
Von Bergen 4.5: tanto grosso quanto inesistente in difesa.
Rodriguez 4: oltre a copiare la prestazione del compagno di banco (Von Bergen) ci aggiunge la spizzata in favore di Lamela che ringrazia l’avversario insieme a Totti.
Lauro 5: Lamela fa quello che vuole sulla destra, lui dov’è?
Parolo 4.5: dovrebbe tenere su la squadra grazie alla sue qualità, decide di confondersi tra gli scarsi.
Guana 4: il sostantivo più adatto alla sua prestazione è inconsistenza.
Ceccarelli 4: avrà pensato: “manco ci provo a spingere, tanto serve a poco dopo essere sotto per 3-0 in soli 8’”. Rinunciatario.
Colucci 4: se c’è non si sente e non prova nemmeno a farsi notare.
Eder 6.5: l’unico che prova a uscire a testa alta da una partita orribile, il gol e le altre occasioni che lo vedono protagonista gli permettono questo privilegio.
Mutu 4: sembrava aver carburato dopo la doppietta di Novara ma oggi ritorna il giocatore invisibile di questa stagione.
Candreva (dal 45′) 6: suo l’assist per il gol di Eder, con il brasiliano è l’unico che ci mette un po’ di grinta.
Arrigoni 4.5: porta la sua squadra a Roma con lo spirito di una maestra in gita scolastica, più che per giocare una partita di Serie A.
(Giorgio Davico)