Gianluca Nani, ex direttore sportivo del Brescia ora in Inghilterra, analizza il mercato di gennaio del Milan soffermandosi soprattutto sul polacco Salamon, giocatore che conosce molto bene
Il mercato invernale del Milan sta raccogliendo molti consensi: nelle classiche pagelle di fine sessione i rossoneri raccolgono i voti migliori. Merito soprattutto del colpo Mario Balotelli, di cui la critica sta riconoscendo il grande valore tecnico e non solo. L’acquisto di Supermario soddisfa l’esigenza prettamente tecnica (quella di sostituire Pato al centro dell’attacco) ed anche quella dirigenziale. Da tempo infatti il Milan ha inaugurato una politica volta al ringiovanimento della squadra: questo significa che ci vorrà pazienza prima di ritrovare i rossoneri al top del calcio mondiale; d’altra parte le basi del futuro sono già buone, soprattutto dopo l’innesto di Balotelli che nonostante la giovane età rappresenta un “piatto pronto” per il grande calcio. Non si può in ogni caso ridurre il mercato del Milan all’operazione col Manchester City: sono arrivati anche Saponara (per luglio), Zaccardo e Salamon. Sarà il futuro, più prossimo nel caso di Zaccardo e venturo per i due giovani, a definire la reale portata di questi acquisti. Per una valutazione iniziale dei movimenti invernali del Milan ilsussidiario.net ha intervistato in esclusiva Gianluca Nani, direttore sportivo che attualmente risiede in Inghilterra. Ecco le sue dichiarazioni:
Che valutazione possiamo dare al mercato di gennaio del Milan? Molto buona. Oltre a Balotelli il Milan ha preso Saponara, che può diventare un giocatore importante, e Salamon, che io conosco molto bene. Inoltre è arrivato un giocatore esperto come Zaccardo.
Salamon ha detto di essere arrivato al Milan per giocare da difensore, eppure nasce come centrocampista. Dove pensa sia più utile a questo Milan? Anzitutto Salamon è un giocatore di qualità. Allegri è un grande allenatore: saprà trovargli la collocazione migliore. Quando lui arrivò a Brescia faceva il centrocampista, e io gli dissi che per me sarebbe diventato un grande difensore.
In che tipo di difesa lo vede meglio? In una difesa a tre sarebbe più protetto, perché essendo così alto – quasi due metri – Salamon è poco mobile negli spostamenti laterali. Però ha un grandissimo senso tattico, un grande senso della posizione e un grande tempismo. E poi ha una grande qualità: può fare anche il mediano basso. Come difensore comunque lo vedo meglio in una difesa a tre che a quattro.
Non si può discutere sul talento di Balotelli, tuttavia c’è chi pensa che debba ancora dimostrarsi un grande calciatore: lei cosa ne pensa? Io non sono nessuno per giudicare Balotelli fuori dal campo, posso dire che è un grande calciatore. Per come lo conosco mi sembra anche un bravo ragazzo, quindi il mio è un giudizio positivo, ma credo che noi dobbiamo valutarlo per quello che sa fare in campo. E in questo penso che i giudizi siano unanimi.
La sua collocazione più adatta sarà in mezzo al tridente con El Shaarawy e Niang, come si sta già ipotizzando?
Al solito è Allegri che dovrà fare la valutazione. I grandi giocatori dove li metti sanno stare. Per caratteristiche tecniche probabilmente in quella posizione Balotelli rende di più.
In Inghilterra che considerazione ha lasciato di sè Balotelli, a livello calcistico e mediatico? Diciamo che è stata una grande perdita da un punto di vista mediatico, oltre che da quello tecnico. L’Inghilterra perde un giocatore importante e lo acquista l’Italia, di questo dobbiamo essere contenti. Mediaticamente è evidente che facendo parlare molto di sè, Balotelli ha lasciato un certo vuoto
Il Milan ha ceduto Acerbi e acquistato Zaccardo: in questo scambio la difesa ci guadagna? Questo dipende dalle esigenze tattiche e specifiche dell’allenatore. Io dico che Saponara e Salamon sono due potenziali grandissimi giocatori, Balotelli lo è già e Zaccardo è un campione del mondo. Poi se è meglio Zaccardo o Acerbi lo deve valutare Allegri, fermo restando che lui ha allenato Acerbi: se ha deciso di cederlo e prendere Zaccardo avrà avuto i suoi motivi.
(Carlo Necchi)