Il closing Milan è ormai storia: adesso si apre l’era cinese con il presidente Yonghong Li e l’Amministratore Delegato Marco Fassone al lavoro per costruire la società del presente e del futuro. Come riporta Marco Bellinazzo su Il Sole 24 Ore, ci sarà una prima scadenza fondamentale che sarà quella con il fondo Elliot, che ha versato la metà dei soldi necessari ad acquisire da Fininvest le quote di maggioranza del Milan. Un impegno che sarà preso ragionevolmente entro 18 mesi: saranno 305 milioni di euro da restituire con un tasso di interesse superiore al 10% e di certo questo capitale non potrà essere rimborsato con i soli guadagni derivanti dal club (soprattutto perchè i rossoneri non parteciperanno alla prossima Champions League). Quello che potrebbe succedere è che il fondo Elliot potrebbe rifarsi sul patrimonio personale di Yonghong Li; il quale, scrive sempre Bellinazzo, è ottimista perchè conta che il governo di Pechino sblocchi presto i fondi di cui ha disponibilità in patria (oppure perchè riuscirà a trovare nuovi soci). In più il fair play finanziario: il Milan ha perso 250 milioni negli ultimi tre anni, vale a dire più di otto volte il massimo consentito dalla Fifa. Significa che Fassone dovrà presto presentare un piano di risanamento credibile per portare il bilancio a termini che rientrano nei canoni stabiliti dalla federazione europea. (agg. di Claudio Franceschini)
Il closing Milan è ormai storia passata ed ufficiale: Yonghong Li è il nuovo presidente della società rossonera, David Han Li il suo braccio destro e direttore esecutivo mentre il ruolo di Amministratore Delegato è andato a Marco Fassone. Tuttavia è già spuntato un retroscena interessante: secondo il quotidiano Libero infatti anche una cordata di stampo italiano si sarebbe fatta avanti nei giorni scorsi, quando si viveva un momento di difficoltà nel reperire i fondi necessari all’acquisizione della società. A capo della cordata ci sarebbe stato Ruggero Magnoni, ex vice presidente di Lehman Brothers (banca tristemente nota per aver dichiarato il fallimento nel settembre 2008, annunciando debiti superiori ai 600 miliardi di dollari e condizionando per anni l’economia mondiale). Non sarebbe certo il primo nome accostato alla cessione del Milan: basti pensare che ai tempi delle prime voci sull’addio di Silvio Berlusconi il candidato numero 1 all’acquisizione era Bee Taechaubol, poi scomparso dalla circolazione al pari di altri imprenditori cinesi che sembravano pronti a rilevare le quote di maggioranza (tra cui Jack Ma, fondatore del colosso Alibaba, il quale aveva provveduto immediatamente a smentire le voci sul suo coinvolgimento). Ultimo della lista il fondo Sino-Europe Sports, dal quale sarebbero dovuti arrivare i fondi necessari a chiudere l’operazione e che invece ha chiuso lui stesso i battenti pochi giorni fa. (agg. di Claudio Franceschini)
Definito ufficialmente il closing Milan, il calcio a Milano entra in una nuova era: per la prima volta nella storia il derby della Madonnina, in programma oggi, vedrà sfidarsi due società di proprietà straniera, entrambe in mano ai cinesi. L’Inter ha operato il passaggio di proprietà rapidamente: Erick Thohir, comunque rimasto presidente nominale dei nerazzurri, ha venduto la sua quota di maggioranza (il 68,55%) a Zhang Jindong, capo di Suning Group che possiede già una squadra nel massimo campionato di calcio cinese. L’avvento di Yonghong Li, a capo del fondo Rossoneri Sport Investment Lux, acquisendo il 99,93% del Milan dalla holding Fininvest, ha chiuso l’era di Silvio Berlusconi dopo 31 anni. Un derby a tinte cinesi: solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile, oggi invece a San Siro sarà una realtà. Da ricordare che nelle ultime stagioni non è la prima volta in cui una stracittadina milanese è segnata da grandi novità: le altre due avevano riguardato l’Inter, perchè sia Roberto Mancini (nella sua seconda esperienza nerazzurra) che Stefano Pioli – in questa stagione – avevano fatto il loro esordio sulla panchina della squadra nel derby contro il Milan. Curiosamente in entrambi i casi era finita pari: 1-1 il 23 novembre 2014, 2-2 il 20 novembre 2016. Due indizi fanno una prova, si usa dire: staremo a vedere come finirà nel lunch match della vigilia di Pasqua. (agg. di Claudio Franceschini)
Fatto il closing Milan, adesso la nuova società parte ufficialmente a lavorare per costruire il futuro rossonero. Già ieri avevamo parlato della composizione del nuovo Consiglio d’Amministrazione, ufficializzato nel corso della conferenza stampa di presentazione: rispetto al passato il taglio è stato piuttosto netto, basti pensare all’addio di Adriano Galliani che per 31 anni aveva ricoperto la carica di Amministratore Delegato e che invece è uscito al 100% dal club, rientrando nei quadri Fininvest. L’unica eccezione riguarda Barbara Berlusconi: anche la figlia dell’ex presidente del Milan è uscita dal CdA e non avrà più ruoli operativi – la sua esperienza in questo senso è stata dunque piuttosto breve – ma, come riporta il Corriere della Sera, ha mantenuto il ruolo di Presidente di Fondazione Milan. Un ruolo che, va precisato, le è stato dato dal nuovo management. Dunque c’è ancora un filo che lega il Milan alla famiglia di Silvio Berlusconi, che per oltre 30 anni ha condotto questa società a grandi trionfi sul campo, vincendo scudetti a ripetizioni e mettendo in bacheca addirittura cinque Coppe dei Campioni (o Champions League che dir si voglia).
A proposito di Barbara Berlusconi e del suo incarico ha parlato Marco Fassone nel corso della conferenza stampa: “Devo ringraziarla” ha detto il nuovo Amministratore Delegato del Milan “per aver accettato di mantenere questo incarico simbolico. Fassone ha anche sottolineato come sia stato in particolare Yonghong Li a spingere perchè Barbara si occupasse ancora di Fondazione Milan; intanto, come sappiamo e ha sottolineato Repubblica, il nuovo CdA del Milan sarà composto da 8 consiglieri, mentre in passato erano 6; c’è una maggiore valenza dei membri italiani rispetto a quelli cinesi, tanto che lo Statuto indica chiaramente come in futuro il loro numero possa anche aumentare e che le decisioni si prenderanno a maggioranza semplice con la condizione che almeno la metà dei votanti a favore abbiano cittadinanza italiana. Non solo: qualora in Consiglio debba esserci una parità nell’ambito di una votazione, a contare sarebbe la decisione di Fassone e non quella di Yonghong Li .Cosa significa? Per Repubblica una semplice cosa: il lavoro sul territorio di Milano sarebbe interamente delegato a David Han Li (direttore esecutivo di Rossoneri Sport Investment Lux e unico a parlare inglese) e a Fassone, mentre il nuovo presidente del Milan si vedrebbe poco in Italia.