Laziale dalla testa ai piedi. Parola di Claudio Lotito che, ospite alla trasmissione “Un giorno da pecora” su Radio Due, ha voluto rivendicare una fede biancoceleste di vecchia data. «Non sono della Roma. È una voce messa in giro quando è iniziata la contestazione. La Lazio è stata la mia prima ed unica squadra del cuore, grazie al fidanzato della mia vecchia Tata». Un amore profondo che lo a portato fino alla guida del club capitolino. Lotito e tifosi: due strade parallele, ma opposte.
Un viaggio tra momenti indimenticabili e contestazioni a cui ormai ha fatto l’abitudine, tanto da intonare lui stesso alcuni cori che gli rivolgono contro. Un hit-parade in cui il patron ci scherza su: «Quali cori dei tifosi preferisco? Mah, diciamo che gran parte sono contro di me. Più o meno sono sempre gli stessi, il repertorio non è molto nutrito. Si parte da ‘Lotito, Lotito, la senti questa voce…’, oppure ‘Te ne devi annà, te ne devi annà’, e poi cantano ‘Noi Lotito non lo vogliamo…’ e qualcuno a quest’ultimo potrebbe rispondere ‘E sti cavoli’…». Ma la Lazio, dopo la travagliata stagione vissuta l’anno scorso, torna a respirare aria di alta classifica, ma guai a pronunciare la parola scudetto: «Sicuramente sarebbe un evento eccezionale e verrebbe trattato come tale. Ma non voglio parlarne, sono scaramantico e resto con i piedi per terra. Vedremo cosa dirà il campo da qui alla fine del campionato». Dal sogno tricolore alla realtà di un possibile divorzio a fine stagione con il tecnico Reja: «Chi l‘ha detto che il contratto di Reja non sarà rinnovato? Lui è l’attuale allenatore della Lazio e lo sarà anche in futuro».
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Parole forti e cariche di sicurezza,anche se si intuisce che la questione contrattuale verrà rinviata a data da destinarsi. Ora c’è una Lazio in piena corsa per l’Europa e tanti temi disparati su cui spaziare ad ampio raggio. Uno su tutti il famoso “Bunga-bunga” politico gossipparo: «Non so cosa sia, dovreste chiederlo a chi lo pratica…» sorvola il numero uno biancoceleste, ma che rivela uno dei tanti “scontri” vissuti nei suoi sei anni di carriera da presidente.
A cominciare dal suo primo acquisto nel lontano 2004 quando fece ritorno a Formello Paolo Di Canio. Sembrava un matrimonio tutto rose e fiori ma poi… «I problemi sono sorti quando è arrivato a fine contratto, forse voleva un prolungamento ‘sine die’, ma aveva già 37 anni e i risultati successivi credo mi abbiano dato ragione».
(Luca Stoduto)