La Lazio è eliminata dall’Europa League, e con lei svanisce anche l’ultima traccia di Italia dall’Europa del calcio. Eppure c’è rammarico per la squadra biancocelsete, che ha giocato un’ottima partita di ritorno, pur non riuscendo ad andare oltre un 1-1 che sa tanto di beffa. La Lazio ha pagato la sconfitta dell’andata, maturata in circostanze ancora contestate ma che hanno reso vana l’ottima prova dell’Olimpico, pur vuoto per la punizione dell’UEFA. Dopo un primo tempo in cui è mancato solo il gol, la compagine allenata da Vladimir Petkovic ha trovato il vantaggio nella prima metà della ripresa, trovandosi con mezz’ora a disposizione per segnare il gol del 2-0, che sarebbe valso la parità complessiva e la riapertura totale del discorso qualificazione. Chiuso però seccamente dall’unico vero tiro in porta di un cinico Fenerbahçe, tramutato violentemente in gol dal potente sinistro dell’ala Caner Erkin (di Senad Lulic il vantaggio laziale). La squadra italiana ha costruito una notevole mole di gioco, arrivando alla conclusione per ben 20 volte, di cui 9 nello specchio della porta ed 11 fuori misura. Spesso però la Lazio è andata al tiro da fuori area o comunque da posizioni semi proibitive, anche per i grandi tiratori come Candreva, Hernanes ed Ederson. Proprio il brasiliano ha avuto sul destro la più nitida palla gol del primo tempo, un diagonale da dentro l’area ben respinto col piede dal portiere turco Volkan Demirel, pittoresco in alcune uscite ma quasi sempre efficace quando chiamato all’intervento. Nel secondo tempo il Fenerbahçe ha dato lezione di concretezza, realizzando al termine di un’azione veloce quanto precisa sviluppatasi nell’area di rigore laziale. Per i turchi si contano 3 conclusioni fuori ed una sola, ma decisiva, nella specchio dal porta difesa da Marchetti. La partita è stata gradevole in quasi tutto il suo sviluppo: anche i 0 fuorigioco rilevati dimostrano come le due squadre abbiano giocato corte, l’una rapida all’attacco (la Lazio) e l’altra compatta in difesa (Fenerbahçe). Gara agonistica ma sostanzialmente corretta: l’arbitro Kralovec ha sanzionato 14 falli contro la Lazio e 18 contro i turchi di Istanbul, estraendo 6 cartellini gialli, 3 per parte. 12-4 il computo dei calci d’angolo a favore della Lazio, che ha attaccato spesso coinvolgendo le fasce dove Candreva (destra) e Lulic (sinistra) hanno imperversato più volte. Alla fine però, l’unica casella statistica che conta è la prima, quella dei gol: la parità a quota 1 inchioda la Lazio, sancdendone l’eliminazione, e lancia il Fenerbahçe in semifinale di Europa League, dove incontrerà una tra Chelsea, Benfica e Basilea. Complimenti ai turchi, per la prima volta nella loro storia al penultimo atto della coppa.
Ennesima sgroppata di Candreva sulla fascia destra: il centrocampista avanza e all’altezza dello spigolo dell’area centra un bel cross sul secondo palo, dove Lulic incorca alla perfezione sotto la traversa, sovrastando il terzino Gokhan ed anticipando il ripiegamento di Kuyt. 1-1 al 74′: azione del Fenerbahçe che porta la palla in area dalla fascia destra: Kuyt tocca per Webo che spalle alla porta ha spazio per smistare a sinistra, per l’accorrente Caner Erkiun; l’ala finta il tiro mandando a vuoto il disperato recupero di Ciani e poi calcia di potenza col sinistro, battendo l’incolpevole Marchetti a fil di palo.
Queste alcune delle dichiarazioni di Vladimir Petkovic, allenatore della Lazio, ai microfoni di Mediaset Premium dopo la partita: “I miei ragazzi hanno dato tutto, non posso rimproverargli nulla. Non abbiamo perso la qualificazione stasera. abbiamo visto una bella Lazio che ha tirato 15 volte in porta. Purtroppo certi tiri devono essere indirizzati un po’ meglio. Ora dobbiamo tirare il fiato e cercare di vincere lunedì sera contro la Juventus“. Questa invece la sintesi di Aykut Kocaman, mister del Fenerbahçe, all’inizio della conferenza stampa post partita: “Entrambe le squadre hanno cercato di fare la partita come l’avevano programmata, la Lazio dopo l’andata ha giocato all’attacco trovando il primo gol e cercando il raddoppio. Noi volevamo invece difendere il risultato, la nostra volontà di passare il turno ci ha aiutato ad emergere dal momento di sofferenza“.