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Home » Esteri » Europa » CAOS ROMANIA/ Dalla Cedu al “cordone sanitario”, tutti i tentativi per fermare Georgescu (e la democrazia)

  • Europa
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CAOS ROMANIA/ Dalla Cedu al “cordone sanitario”, tutti i tentativi per fermare Georgescu (e la democrazia)

Marco Zacchera
Pubblicato 10 Marzo 2025
Romania, Georgescu

Calin Georgescu (ANSA-EPA 2025)

I tentativi giudiziari e politici per fermare Calin Georgescu ne stanno aumentando verticalmente la popolarità e il consenso

Calin Georgescu, già vincitore al primo turno delle elezioni presidenziali romene (voto poi annullato dalla Corte Costituzionale), ha annunciato che si ricandiderà ed ha depositato oltre 350mila firme di appoggio in vista del nuovo voto presidenziale previsto per il 4 maggio, ma ancora non si sa se la sua candidatura sarà ammessa, viste le indagini che stanno moltiplicandosi a suo carico.


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Intanto Georgescu si era rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (CEDU) per ottenere il ripristino del risultato elettorale di novembre, ma il suo ricorso è stato respinto.

Creando giurisprudenza, perché il caso non si era mai posto, la Corte – composta da tre giudici di cui uno olandese, l’altro bosniaco ed il terzo di Malta – ha stabilito che gli obblighi imposti agli Stati contraenti “a tenere libere elezioni … in condizioni che garantiscano la libera espressione dell’opinione del popolo nella scelta del corpo legislativo”, non si applicano all’elezione di un Capo di Stato perché tale elezione non è, appunto, di un “corpo legislativo”.


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Un’interpretazione letterale dei trattati, forse, ma dimenticando la sostanza del problema, ovvero che così si annulla la volontà della maggioranza degli elettori.

Inoltre, visto che Georgescu aveva anche sostenuto che il turno elettorale era stato annullato per interferenze politiche, la Corte ha ritenuto che questa parte dell’istanza fosse “manifestamente infondata” perché frutto di una autonoma decisione della Corte Costituzionale romena.

La CEDU non ha evidentemente voluto considerare che la Corte Costituzionale romena è composta solo da persone nominate direttamente dai presidenti di Camera e Senato (i cui partiti avevano perso anche le elezioni di novembre, oltre che le presidenziali) e quindi di fatto è un consesso “politico” che – come nel caso di specie – si è affrettato ad aiutare chi l’aveva nominata.


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A buon senso parrebbe che l’annullamento delle elezioni fosse una chiara opzione politica, ma per gli illustri giudici europei evidentemente non è così, lasciando però la netta impressione di aver anche loro scelto una strada “politica”.

Nel Paese balcanico c’è però molta tensione e in Italia si parla molto poco delle dimostrazioni in atto in Romania contro queste decisioni, mentre la scorsa settimana Georgescu è stato arrestato (e successivamente rilasciato) con l’accusa – non si sa se veritiera – di una serie di reati compiuti insieme al suo staff che lo vedrebbero imputato di azioni contro l’ordine costituzionale, il mancato rispetto del regime della detenzione di armi e munizioni, incitamento all’odio pubblico, costituzione di organizzazioni fasciste, razziste, xenofobe e antisemite, nonché falsificazione della dichiarazione sui finanziamenti elettorali. Verità documentate o un aperto tentativo del governo di sbarrargli la strada in vista di una nuova candidatura?

Intanto nei giorni scorsi sono scesi in piazza oltre 100mila dimostranti a Bucarest sfilando “pro Georgescu” mentre appunto non si sa, almeno al momento, se gli sarà concesso di candidarsi il mese prossimo, mentre si moltiplicano gli accordi tra i diversi partiti per opporgli un candidato ”unitario” che potrebbe essere l’attuale sindaco di Bucarest.

Confusione e tensioni crescono con la presunta scoperta di tutta una serie di potenziali tentativi di golpe più o meno sovvenzionati da Mosca (ricordano molto le “trame nere” italiane degli anni 70) dove presunte verità e depistaggi si incrociano ad ogni passo.

Per esempio la scorsa settimana le autorità rumene hanno dichiarato di aver condotto 47 perquisizioni in 5 contee che, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa statali, erano collegate ad alcuni collaboratori di Georgescu e che avrebbero portato alla luce un grande nascondiglio di armi e diversi milioni di dollari in contanti oltre che di varie valute. Tra gli altri è stato arrestato come “potenziale golpista” anche un ex generale dell’esercito in pensione di 101 (!) anni.

I sostenitori di Georgescu temono che si stiano creando tutte le condizioni per impedirgli di partecipare al voto, soprattutto perché i sondaggi lo danno ulteriormente in ascesa nell’opinione pubblica, e dal 25% di novembre Georgescu sarebbe salito al 37-38% di gradimento e, secondo altre fonti, addirittura al 44%, con comunque la necessità di ricorrere ad un secondo turno elettorale di ballottaggio, dove le forze di centro e di sinistra (oltre alle le minoranze etniche locali, che in Romania hanno politicamente molta importanza) se si unissero sotto un solo candidato potrebbero prevalere.

Facile prevedere che le prossime settimane saranno di estrema tensione.

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