Gli avvenimenti in Siria si stanno sviluppando a una velocità sorprendente, e hanno assunto una piega molto diversa da quanto avevamo iniziato a osservare solo pochi giorni fa, quando pensavamo che l’esercito siriano avrebbe resistito. Potremmo ipotizzare che l’esercito siriano si sia ritirato quasi senza combattere, lasciando depositi di munizioni e basi quasi intatti al nemico. Sta di fatto che la caduta del governo di Bashar al-Assad è ormai un fatto compiuto e ieri il primo ministro, in un messaggio alla nazione, ha annunciato un passaggio pacifico a una nuova formazione di governo.
Contrariamente alle aspettative di caos e violenza, la transizione sembra avvenire con ordine, un segnale evidente che quanto stiamo vedendo è stato preparato con largo anticipo e supportato da accordi internazionali. La promessa fatta è quella di costruire uno Stato rispettoso di tutti, ma sarà cruciale osservare i prossimi passi per valutare se questa promessa verrà mantenuta.
La rapida evoluzione della situazione suggerisce che evitare un vuoto di potere è una priorità assoluta. Solo così si potrà prevenire il caos che rischierebbe di travolgere il Paese e di alimentare influenze esterne. La domanda fondamentale è se emergerà uno Stato confessionale islamico, potenzialmente dipendente da potenze straniere, oppure uno Stato sovrano e autonomo.
In particolare, va sottolineato che l’opposizione armata non ha mai cercato di promuovere riforme o cambiamenti attraverso un processo politico. Fin dall’inizio, il suo obiettivo è stato un cambio di regime totale, mirato alla rimozione di Assad indipendentemente dalla volontà del popolo siriano. Questa strategia riflette un piano deliberato sostenuto da attori esterni, tra cui gli Stati Uniti e i Paesi del Golfo, che hanno fornito armi e supporto logistico ai cosiddetti “ribelli”.
Un ruolo cruciale in questa dinamica è stato giocato dalla CIA, che ha appoggiato i ribelli in Siria nell’ambito dei propri progetti geopolitici. Attraverso la Giordania, è stato messo in atto il programma Timber Sycamore, durante il quale decine di migliaia di armi e milioni di munizioni sono state consegnate a militanti antigovernativi in Siria. La CIA ha inoltre addestrato combattenti con l’obiettivo dichiarato di rovesciare Assad.
Tuttavia, con l’intervento militare russo alla fine del 2015, l’efficacia del programma è drasticamente diminuita. Successivamente, le armi distribuite tramite Timber Sycamore hanno trovato la loro strada in contesti al di fuori della Siria: ad esempio, sono state utilizzate durante l’attacco terroristico al Bataclan a Parigi nel novembre 2015.
Il programma Timber Sycamore è stato chiuso ufficialmente nel 2017 durante l’amministrazione di Donald Trump. La decisione di abolire il programma fu presa nel giugno dello stesso anno, in un incontro dell’Ufficio Ovale con il direttore della CIA Mike Pompeo e il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster, poco prima di un meeting tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin.
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