Caso Gianmarco Pozzi/ “E’ stato massacrato di botte, ma le indagini vanno a rilento”
A Storie Italiane si torna a parlare del caso di Gianmarco Pozzi, il giovane pugile trovato senza vita sull’isola di Ponza: le dichiarazioni dei famigliari

Resta un mistero da risolvere la morte di Gianmarco Pozzi, il pugile trovato senza vita sull’isola di Ponza la scorsa estate, in un’intercapedine. La mamma della vittima, la signora Paola, ospite in collegamento a Storie Italiane: “Vorrei dire di aiutarci, di non abbandonarci – racconta la donna – a trovare una strada per la verità, perchè Gianmarco non è caduto da solo e le carte parlano chiaro, la perizia del professore Fineschi parla chiaro, speriamo nelle indagini che stanno facendo e che certo ad oggi noi conosciamo poco perchè sono secretate. Da quello che viene fuori lui lavorava in questo locale molto frequentato, magari ha visto qualcosa o è stato coinvolto in qualcosa più grande di lui, non doveva prendere questa direzione quello che gli è successo. Se avesse sbagliato non doveva finire così, questo è stato un omicidio in piena regola”.
La sorella di Gianmarco Pozzi, Martina, aggiunge: “Credo ad oggi sia opportuno parlare di omicidio, i motivi sono palesi, le foto di mio fratello hanno parlato chiaro, credo ci sia poco da dire, è stato massacrato di botte come confermato da una perizia medico legale che ha smontato quella fatta dal tribunale. In settimana ci sono arrivate segnalazioni importanti che porteremo in tribunale mercoledì, ovvero, la presenza di moltissime telecamere in zona che non sono state acquisite e che riprendevano tutto il percorso fatto da mio fratello, tutta la zona dove è stata trovata mio fratello”
CASO GIANMARCO POZZI: “SIAMO IN ATTESA DELLO SBLOCCO DEL TELEFONO, UNA PRESA IN GIRO”
“Siamo in attesa dello sblocco del telefono di Gianmarco a distanza di 8 mesi – ha aggiunto Martina, la sorella – sul caso di un omicidio penso che sbloccare un telefono nel 2021 sia una cosa semplice. Ci siamo messi in moto noi e mi sembra una presa in giro, l’ennesima. Io ho chiesto di essere ricevuta dal procuratore capo di Cassino e pretendo risposte. Dopo 8 mesi vengo interrogata su cose che non hanno rilevanza, come ad esempio che tipo di documento poteva avere addosso mio fratello quel giorno. Mi aspetto risposte più importanti, chi è intervenuto quella mattina”. Così infine Paolo Pozzi, il papà della vittima: “Non c’è la volontà, sono lenti, non so, c’è sempre qualcosa che non va, magari è stato sottovalutato il caso, non so che intenzioni abbiano. Le attività investigative non sono state fatte dai carabinieri di Ponza, non è intervenuto il medico legale, non sapremo mai l’ora della morte di mio figlio, di cosa parliamo? Ci sono troppi problemi”.
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