‘Cento giorni a Palermo’ ha segnato un’epoca: negli anni ’70 era quasi normale assistere a pellicole in cui polizia, carabinieri, stato e criminali, o terroristi, imbandivano sfide e inseguimenti, il cinema di Maurizio Merli, Fabio Testi, Tomas Milian etc. Il film diretto da Ferrara è invece un’accusa diretta allo Stato, ha fatto ragionare gli italiani, ha innescato reazioni a catena nell’opinione pubblica e, in quanto ottimo film, ha ricevuto un grande amore da parte del pubblico al cinema e nei passaggi televisivi.
Film biografico sul Generale Dalla Chiesa
Cento giorni a Palermo va in onda su Rai 3 nel pomeriggio di oggi, 3 settembre 2020, con inizio alle ore 15.05. Il film racconta i cento giorni vissuti nel capoluogo di Regione siciliano dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con il tragico epilogo che portò alla morte per attentato uno degli eroi della lotta antimafia. Biografico, per quanto sceneggiato, un lungometraggio coraggioso che ebbe il potere non solo di catturare l’attenzione degli amanti del cinema ma tutta la società civile in quello che fu forse il primo grande passo verso una coscienza collettiva di lotta ai poteri collusi e mafiosi. Non avrebbe avuto lo stesso valore (furono anche molti altri i film sul tema) se non ci fosse stato un intento consapevole di creare un film accattivante, legato alla realtà, ben diretto e interpretato ed alla regia incontriamo un grande cineasta, il toscano Giuseppe Ferrara.
Non fu un regista prolifico ma concreto: prima di ‘Cento giorni a Palermo’, amante di fatti di cronaca o legati comunque a vicende reali, nel 1980 diresse ‘Panagulis vive’, dedicato all’uomo di Oriana Fallaci, Alexandros Panagulis, che conquistò la grande giornalista e scrittrice perché uomo di libertà e ideali, un eroe moderno che si lanciò contro la Grecia dei Colonnelli mancando per un soffio l’attentato a Geōrgios Papadopoulos nel 1968. Capite quindi quale propensione per il cinema abbia da sempre ispirato Ferrara, quindi ‘Narcos’, ‘Giovanni Falcone’, ‘Segreto di stato’, ‘Guido che sfidò le Brigate Rosse’ dedicato alle vicende del sindacalista CGIL Gudo Rossi e della sua militanza comunista ma assolutamente contro il terrorismo armato.
In ‘Cento giorni a Palermo’ protagonista assoluto, una parte encomiabile da parte di un grande attore del cinema e del teatro internazionale, nel ruolo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa incontriamo Lino Ventura, tanto cinema tra la sua Italian antìa e la sua Francia adottiva. Ricordiamo ‘Lino, in ‘Le signore preferiscono il mambo (Ces dames préfèrent le mambo)’, ‘Il commissario Maigret’, ‘Morti sospette (Un papillon sur l’épaule)’ assieme a Claudine Auger e tanti altri film del filone drammatico italo-transalpino.
Cento giorni a Palermo, la trama del film
Ecco la trama di Cento giorni a Palermo. La Sicilia, alla fine degli anni ’70 e per tutti i primi anni ’80, fu macchiata del sangue di giornalisti, prefetti, politici di sinistra, poliziotti, sacerdoti, tutti esposti nella lotta al cancro mafioso. Tra di essi Piersante Mattarella, Poi La Torre, Boris Giulano e tanti altri e lo Stato scelse, dopo l’omicidio La Torre, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per riportare ordine a Palermo in quanto Generale dell’arma dei carabinieri e nuovo Prefetto della città. Da quel giorno trascorreranno cento giorni nei quali il Generale tenterà c on ogni mezzo a sua disposizione di portare legalità, lottando contro pregiudizi, poteri occulti, politici corrotti, consiglieri comunali messi in Consiglio dalla mafia stessa, industriali e omertà, ma, soprattutto, contro il più pericoloso dei nemici, quello stesso Stato che lo mise al potere.
Si toglierà molti sassolini dalla scarpa tre mesi dopo la sua nomina, in un’intervista storica con Giorgio Bocca, ma quello sarà il suo canto del cigno e la decisione che portò la mafia a firmare la sua condanna a morte assieme alla moglie e all’agente di scorta Russo.