Sembra far notizia un annuncio di lavoro apparso su una saracinesca di Oderzo, cittadina in provincia di Treviso

Uno dei principi fondamentali del giornalismo dice che “fa più notizia un uomo che morde un cane, di un cane che morde un uomo”. Lapalissiano, certo, per cui si comprende poco la “notizia” di un piccolo imprenditore che, in procinto di aprire un’attività ad Oderzo, cittadina di 20mila abitanti fra Treviso e Pordenone, ha affisso su una vecchia saracinesca di un garage in disuso (scelta di bassissimo profilo che non può non suscitare qualche sospetto circa l’acume commerciale dell’uomo) un volantino con la scritta “Cercasi cameriera carina, con esperienza per bar”.



Non c’è come l’atmosfera ferragostana che si respira in un paesone qualsiasi di provincia, dove le novità con la maiuscola sono rare come le mosche bianche e l’aria ristagna insieme alle idee, per scatenare la fantasia della gente. La quale pare non vedesse l’ora nella fattispecie di dividersi in “bianchi” e “neri”, “pro” e “contro” e, dato che siamo in Veneto, “montecchi” e “capuleti”.



Eppure la notizia non c’è per un semplice motivo: da che mondo è mondo e da che bar è bar, una cameriera “così così” fisicamente parte già con le armi spuntate nei confronti di una collega quantomeno carina e magari più giovane. Quindi più che “sessista”, epiteto subito affibbiato al malcapitato titolare (presunto: il locale ancora non c’è) e che ormai è un mantra regalato nelle occasioni più diverse, bisognerebbe parlare di “ingenuo” per non aver previsto di suscitare in tal modo la prevedibile reazione degli opitergini (si chiamano proprio così in quanto il nome originario latino del posto è Opitergium).



Il bancone di un Bar italiano (Foto: CHATGPT)

Che poi è probabile che a offendersi sia stata soprattutto la componente femminile, ma questo è un altro discorso: se pubblicità di ogni genere e tanti programmi televisivi sfruttano a iosa le curve sinuose di una donna senza scatenare ire femministe, perché prendersela con un barista la cui clientela potrà arrivare al massimo (lo scriviamo con rispetto) fino a San Donà del Piave?

Entrare nel merito della diatriba sarebbe un po’ come occuparsi di lana caprina non fosse che, al di là della cattiva figura del personaggio, per lavorare in un esercizio pubblico dovrebbero servire anzitutto la competenza, la professionalità, l’empatia, la gentilezza e magari anche un pizzico di buon umore quando ci vuole.

“Sembra facile fare il caffè” era lo slogan di una vecchia pubblicità che potrebbe venire cambiato in “Sembra facile offrire un caffè”. Se poi, onestamente, c’è la bella presenza questo non guasta in un bar come in nessun altro posto. Detto tutto questo, siamo certi che se davvero il negozio venisse aperto, almeno nei primi giorni ci sarebbe la coda per verificare che il requisito della bellezza (non serve esagerare, basta che la neoassunta sia “carina”) sia stato ottemperato come da richiesta. In tal caso, altro che ingenuità: si sarebbe trattato di azzeccata operazione di marketing, per di più a buon mercato.

Nell’attesa e per tornare al famoso “uomo che ha morso un cane” ci piacerebbe un giorno o l’altro scrivere un pezzo su un’offerta di lavoro siffatta: “Cameriera cerca imprenditore carino, con esperienza per bar”. Allora gli opitergini (e non solo) avrebbero materia su cui dividersi fino alla terza generazione.

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