Charlie Hebdo, polemica per vignetta su terremoto Turchia/ “Carri armati non servono”
Charlie Hebdo torna nell’occhio del ciclone dopo una vignetta sul terremoto in Turchia: condanna unanime di Ankara dopo la pubblicazione dell’immagine

Charlie Hebdo, settimanale satirico francese, torna a pubblicare una vignetta provocatoria, questa volta prendendo a tema il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria, e che ha causato quasi 8mila morti e decine di migliaia di feriti e sfollati. Nella copertina si nota la vignetta di un territorio devastato appunto dal sisma, con tanto di scritta “Même pas besoin d’envoyer de chars!” (“Non serve nemmeno inviare carri armati!”). La frase, probabilmente, voleva essere un riferimento indiretto alla guerra in Ucraina che sta per giungere ormai al suo primo triste anniversario, ma evidentemente non ha ottenuto i risultati sperati.
L’intento di dire “serve la guerra oltre alle morti legate alle calamità?” non è affatto piaciuto al governo turco che ha condannato la vignetta di Charle Hebdo “Charlie Hebdo rappresenta una moderna barbarie! Che affoghino nel loro odio!”, la reazione, e lo sdegno è stato espresso anche da numerosi giornali e testate dello stesso Paese, a cominciare da Hurriyet, fra i principali quotidiani nazionali, che ha parlato di “scandaloso disegno”.
CHARLIE HEBDO, POLEMICA VIGNETTA TERREMOTO: IL CASO DEL 2016
Diverse e rabbiose anche le proteste sui social, dove le manifestazioni d’ira nei confronti del settimanale parigino sono state numerose, anche perchè già in passato si era registrata una frizione fra la Turchia e Charlie Hebdo quando era stato preso di pira Erdogan e il profeta Maometto.
In ogni caso, come ricorda anche RaiNews, il giornale transalpino non è di certo nuovo a vignette discutibili, e anche in occasione del terremoto che colpì l’Italia nel 2016, il tristemente noto sisma di Amatrice che provocò 303 morti, 388 feriti e 41mila sfollati, venne realizzato un disegno che irrideva la situazione del nostro Paese. Vennero infatti mostrate delle vittime insanguinate con le scritte “penne al pomodoro” e “penne gratinate”, ma anche “lasagne”: anche in quel caso erano stati molti coloro che avevano condannato il gesto, ma evidentemente le dure critiche non sono bastate.
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