La 12enne cinese Yu Zidi ha riaperto uno storico dibattito sull'età minima degli atleti per partecipare ai campionati mondiali: cosa sta succedendo
Quella di Yu Zidi è una storia destinata (probabilmente) a cambiare profondamente e drasticamente un settore che da decenni ruota attorno a una serie di regole chiare e precise, fissate – come nel caso che la riguarda – con il preciso intento di limitare aspetti che si pensava fossero impossibili da superare: apparsa per la prima volta ai Campionati mondiali di nuoto a Singapore, infatti, ha solamente 12 anni e davanti una carriera che potrebbe portarla alle vette della storia della disciplina che rappresenta.
Partendo proprio dai successi ottenuti in appena un paio di gare da Yu Zidi, è utile ricordare che ai Campionati di nuoto di Singapore è apparsa al fianco di atleti di caratura mondiale che – in alcuni casi – hanno anche il doppio della sua età: nella prima gara nel 200 misti individuali si è classificata quarta con solo 6 centesimi di secondo di stacco dalla terza classificata; mentre nei 200 a farfalla ha replicato il successo con uno stacco di appena 31 centesimi dalla 21enne australiana Elizabeth Dekkers.
Non solo, perché nella giornata di oggi – scesa di nuovo in acqua per i Mondiali – Yu Zidi ha ottenuto nuovamente un prestigioso (specialmente per la sua tenerissima età) quarto posto e pur non avendo poggiati i piedi su alcun vero e proprio podio, grazie al regolamento della competizione è riuscita a ottenere la prima medaglia di bronzo della sua storia sportiva dato che il suo ottimo tempo nelle gare precedenti ha permesso alla squadra cinese di arrivare terza nella staffetta 4×200 in stile libero, pur – in questa finale – senza che la stessa Yu Zidi sia entrata in acqua.
Il caso di Yu Zidi apre il dibattito sulle regole di nuoto: il nodo tra i successi sportivi e gli effetti mentali delle competizioni mondiali
Insomma, quella di Yu Zidi è una di quelle storie che raramente si vedono nelle discipline sportive pur non essendo la più giovane nuotatrice a ottenere successi internazionali: qualcuno – forse pochi – ricorderà, infatti, il successo della danese Inge Sørensen che a 12 anni appena compiuti vinse un bronzo alle Olimpiadi di Berlino del 1936; salvo poi non poter mai più gareggiare per i 2 anni successi a causa della guerra.
Anche nel caso di Inge Sørensen si aprì un ampio dibattito che ora – con Yu Zidi – torna in auge in tutta la sua potenza: infatti, il regolamento della Federazione mondiale di nuoto permette di gareggiare con gli adulti solamente a 14 anni compiuti, oppure nel caso in cui un atleta più giovane ottenga tempi eccellenti nella disciplina; mentre dopo i successi di Yu Zidi ci si interroga se sia il caso di eliminare questa seconda concessione, fissando definitivamente l’età minima per i campionati mondiali a 14 anni.
Il tema non è affatto scontato, perché al di là del successo sportivo e della dedizione di un atleta – e sicuramente Yu Zidi avrà una lunghissima carriera di successi davanti -, non si può ignorare l’elefante nella stanza che parla della loro salute mentale e psicologica: le competizioni sportive, infatti, non sono un mondo privo di rischi neppure per gli adulti, sottoposti a una pressione mentale che molti – purtroppo – non riescono a reggere e nel caso di una bambina gli effetti di quella stessa pressione potrebbero (a dir poco) diventare devastanti.