Chiara Petrolini, a Le Iene Inside il caso dei due figli trovati morti a Parma: dal tipo di omicidio alla premeditazione, rebus e scenari verso processo
Rispetto agli altri casi di “madri perdute” ricostruiti da Le Iene Inside nella puntata di oggi, quello di Chiara Petrolini è ancora aperto, perché le indagini sono state chiuse da poco e non è ancora iniziato il processo. La 22enne, accusata di aver ucciso i suoi due figli dopo averli partoriti e poi sepolti nel giardino di casa, a Traversetolo, al momento non è in carcere, ma agli arresti domiciliari e rischia l’ergastolo.
La procura di Parma, infatti, non l’accusa solo di duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere, ma contesta anche l’aggravante della premeditazione. Nell’avviso di conclusione dell’inchiesta, infatti, è indicato che Chiara Petrolini aveva progettato la morte dei figli, il primo nato nel maggio 2023 e l’altro dato alla luce nell’agosto scorso. Fu quest’ultimo a essere ritrovato per primo, poi lo scorso settembre si scoprì il secondo cadavere.
TIPO DI OMICIDIO E REBUS PREMEDITAZIONE
La premeditazione è legata ad alcuni comportamenti della 22enne durante la gravidanza, nascosta ad amici, parenti e fidanzato. Aveva uno stile di vita non compatibile con la gravidanza, non s era sottoposta a visite mediche, anzi aveva cercato in rete informazioni per nascondere la gravidanza, accelerare il parto, provocare l’aborto e per disfarsi dei corpi.
Le modalità degli omicidi sono simili: in entrambi i casi ha tagliato il cordone ombelicale senza chiamare i soccorsi, facendo morire dissanguati i due neonati. Rientrano tra i motivi per i quali Chiara Petrolini è accusata di omicidio volontario. Nel caso del primogenito, però, i medici legali non sono riusciti a stabilire se sia nato vivo, ma ritengono che sia probabile.
DALL’IMPIANTO ACCUSATORIO ALLA STRATEGIA DIFENSIVA
Per quanto concerne la linea difensiva, l’avvocato Nicola Tria la sta preparando in segreto. Ma la procura di Parma ha appreso che il legale ha presentato una consulenza tecnica psichiatrica dove si ravvisa una “condizione psicopatologica afferente ai disturbi della personalità che, per gravità, è fortemente suggestiva di un riverbero sull’imputabilità“. Non è da escludere che al processo possa esserci una battaglia per l’infermità mentale, anche se il gip ha concesso i domiciliari a Chiara Petrolini proprio perché ritiene il contrario.
Inoltre, la procura dovrà dimostrare che la ragazza, dopo aver fatto le ricerche, ha messo concretamente in atto le istruzioni raccolte e che fosse davvero consapevole che i figli erano vivi quando li ha partoriti. Domande che necessitano di una risposta, perché senza potrebbe indebolirsi l’accusa di omicidio volontario e prender quota quella di omicidio colposo.
IL LEGALE DI CHIARA PETROLINI
Comunque, dopo la decisione della Cassazione, che ha accolto il ricorso contro gli arresti in carcere per Chiara Petrolini, il suo legale ha espresso soddisfazione, avendo riscontrato “vizi” nell’ordinanza del tribunale del Riesame, che ora deve rifare la sua valutazione. L’avvocato Nicola Tria, intervistato da Repubblica nelle scorse settimane, ha spiegato che i domiciliari sono adeguati.
Se il problema era il rischio di recidiva, nella fattispecie non c’è, perché è legato alla maternità e alla gravidanza. “Interrompendo le sue relazioni esterne non c’è il rischio di reiterazione del reato“, ha spiegato il legale. Per quanto riguarda la questione della perizia psichiatrica, il legale ha parlato di un parere preliminare presentato al tribunale del Riesame in base al quale “in ambiente domiciliare quella situazione potesse essere contenuta“. Inoltre, ha precisato che sono stati avviati accertamenti medici. Infine, il merito al processo, il legale si è detto sicuro che si possa arrivare ad esso “in tempi assolutamente rapidi“.
