Papa Leone XIV, che andrà a Nicea a fine novembre, ha invitato il patriarcato ortodosso a trovare una data comune per la celebrazione della Pasqua
Papa Leone XIV non tralascia nessuna occasione per riaffermare la sua intenzione di favorire l’unione di tutti i cristiani. Già nell’incontro col Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, in occasione dell’inaugurazione del suo pontificato, ha accolto positivamente l’invito ad una visita al Fanar (patriarcato di Costantinopoli) insieme ad un pellegrinaggio comune a Nicea. Si prospetta la data del 30 novembre, festa di sant’Andrea, patrono del patriarcato.
L’occasione del 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea stimola molto la sua apertura ecumenica. Sabato 7 giugno, incontrando i partecipanti al simposio sul tema Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità cattolico-ortodossa, ha affermato che la memoria di questo concilio è uno stimolo potente perché tutti i cristiani si muovano con rinnovata energia verso la piena comunione.
“Sono convinto – così Leone XIV – che ritornando al Concilio di Nicea e attingendo insieme a questa sorgente comune, saremo in grado di vedere in una luce diversa i punti che ancora ci separano. Attraverso il dialogo teologico e con l’aiuto di Dio, otterremo una migliore comprensione del mistero che ci unisce. Celebrando insieme questa fede nicena e proclamandola insieme, avanzeremo anche verso il ripristino della piena comunione tra noi”.
Tutte le iniziative e i convegni che a tutti i livelli in questi mesi sono realizzati dalle Chiese e dalle comunionalità cristiane fanno rivivere l’esperienza di una vita e di una professione comune della fede ed aumentano il desiderio di una comunionalità vissuta. Per questo papa Prevost ha invocato l’energia dello Spirito Santo con un tropario (strofa) molto caro alla tradizione liturgica bizantina:
“Re celeste, Consolatore, Spirito di Verità, che sei presente in ogni luogo ed ogni cosa riempi, arca di beni e datore di vita, vieni e abita in noi, purificaci da ogni macchia e salva, tu che sei buono, le nostre anime”. Questa preghiera appartiene originariamente al mattutino di Pentecoste, ma viene recitata all’inizio di ogni ufficiatura.
Con queste sue parole ha lasciato intuire che la luce diversa alla quale ha accennato spinge verso una più profonda esperienza reciproca delle diverse modalità con le quali nelle rispettive tradizioni è vissuta la fede cristiana.
Ne risulta che la commemorazione del Concilio di Nicea è uno stimolo prezioso per una maggiore riflessione sulla natura e sulla pratica della sinodalità che inevitabilmente comporta una più profonda ed attenta comprensione del primato del vescovo di Roma.
Il concilio a suo tempo riuscì a proporre una data comune per la celebrazione della Pasqua, rimanendo fedele alla commemorazione storica dell’evento. Oggi questa unità si è spezzata quando il calendario giuliano è stato sostituito da quello gregoriano (sec. XVI) perché si trovava in arretrato di dieci giorni nell’indicazione dell’equinozio di primavera. Oggi alcune Chiese ortodosse (non la Chiesa russa però) hanno recentemente accolto il nuovo calendario per le feste fisse dell’anno, ma vivono la quaresima ed il ciclo della Pasqua secondo la scansione temporale del vecchio calendario giuliano.
Certo non è la prima volta che viene constatato che la decisione presa produce una celebrazione diversificata della festa più importante della cristianità (tranne qualche rara coincidenza come quest’anno).
Sembra che la soluzione più semplice consista nel riuscire a convincere tutti a celebrare la Pasqua in un giorno fisso di aprile secondo il nuovo calendario. Gli ortodossi però, per accettare una qualsiasi soluzione, debbono convocare un sinodo pan-ortodosso che deve essere preparato in un congruo lasso di tempo. È certo però che gli attuali rapporti conflittuali tra la Chiesa russa ed il patriarcato di Costantinopoli rendono di difficile esecuzione questo progetto.
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