Una pellicola esistenzial-fantasy, ben due politiche, una sul tema caro e “fortunato” ad Hollywood dell’Olocausto e l’immancabile indipendente. Questa la cinquina dei film che domenica 22 febbraio si contenderanno l’ambita statuetta di miglior lungometraggio durante la notte degli Oscar targata 2009 (condotta per la prima volta dall’australiano Hugh Jackman).
Cinque pezzi forti che non ammettono distrazioni e tra i quali non vi è un facile vincitore. Quest’anno infatti il “super-favorito” non c’è, se è vero che i Golden Globes, i premi assegnati dalla stampa internazionale poco prima dell’Oscar e che ne costituiscono una sorta di anticamera, hanno visto trionfatore a sorpresa il piccolo The Millionaire, diretto da Danny Boyle (quello di Trainspotting e The beach), su un giovane indiano e la sua straordinaria avventura al popolare quiz tv Chi vuol essere milionario, interpretato da attori sconosciuti. Quando le premesse sono queste, alla ben più popolare, fatidica notte ci si può aspettare di tutto. E il gioco si fa interessante.
Il curioso caso di Benjamin Button ha già attirato l’attenzione per più di un motivo. Tutti legati in qualche modo al suo principale interprete. I “curiosi casi di Brad Pitt” infatti comprendono: la sua prima candidatura come miglior attore protagonista (ne ottenne una come miglior non protagonista per L’esercito delle dodici scimmie, nel ’97); la sua più notevole trasformazione fisica per un ruolo (magia degli effetti speciali e del make up, entrambi nominati ovviamente; nel film è un uomo che mano a mano che invecchia ringiovanisce fisicamente); il fatto, non unico ma raro sì, che anche Angelina Jolie, sua compagna nonché madre dei suoi sei figli, sia candidata come migliore attrice protagonista (per Changeling di Clint Eastwood). Si segnala anche la pioggia di nomination (13) del film (secondo solo ad Eva contro Eva, del ’50, che ne ottenne 14).
L’America degli scandali e delle lotte, ovvero l’America impegnata, è quella raccontata dai politici Milk e Frost/Nixon – Il duello. Il primo diretto da Gus Van Sant (nominato) e tratto dalla storia vera del primo uomo politico americano dichiaratamente omosessuale, Harvey Milk (Sean Penn, nominato). Il secondo diretto dal già premio Oscar Ron Howard (anche questa volta nominato) su una serie di interviste condotte dal giornalista televisivo David Frost a un Richard Nixon post-scandalo Watergate (il nominato Frank Langella).
Il dramma storico s’intreccia con la passione privata in The Reader: uno studente di legge che segue i processi per crimini di guerra dopo il secondo conflitto mondiale, vede tornare nella sua vita in modo assolutamente inaspettato e sconvolgente la donna, che ha il doppio della sua età, che otto anni prima l’aveva curato come infermiera e con cui aveva avuto una travolgente storia d’amore. Oltre alla nomination come miglior film, la pellicola ha ottenuto anche quelle per regia (Stephen Daldry), attrice protagonista (Kate Winslet), sceneggiatura non originale (David Hare) e fotografia.
Fiorisce invece la speranza con il già citato The Millionaire, la vera sorpresa della stagione. La tensione del protagonista a vincere il montepremi del famoso quiz si fa collettiva quando il ragazzo prima di rispondere all’ultima domanda viene arrestato perché creduto un imbroglione.
Se si sbircia tra i nominati come migliori attori, si scopre il 61enne Richard Jenkins, che dopo un’intera carriera in secondo piano, al suo primo ruolo da protagonista (ne L’ospite inatteso) centra la nomination. Della serie: meglio tardi che mai. Frank Langella aveva interpretato Nixon anche nella versione teatrale del film (da cui la pellicola è tratta) e per quel ruolo aveva meritato il massimo riconoscimento in ambito teatrale, il Tony Award: di buon augurio per ottenere anche il “cugino” più famoso Oscar? Sean Penn è alla sua quinta candidatura (una statuetta l’ha anche portata a casa nel 2004 grazie a Mystic River). In uno dei suoi film da regista, La promessa, l’attore ha diretto la vera scommessa di questa cinquina (manca solo Pitt, di cui si è già detto): Mickey Rourke, candidato per la migliore interpretazione della sua vita, in The Wrestler, meritato Leone d’Oro all’ultima Mostra di Venezia. Il wrestler del film si sente vivo solo sul ring: fuori da quello combina guai, e la vita spesso non gli sorride. Un ruolo che sembra essere stato scritto appositamente per l’attore di Nove settimane e mezzo e che forse solo lui poteva interpretare con quella intensità e al tempo stesso con la misura di chi è risalito da certi abissi. Come non pensare al suo momento d’oro (gli anni ’80), al suo inesorabile declino professional-esistenziale (l’amore finito male con la collega Carré Otis), allo smarrimento con i sette anni di pugilato professionistico nel bel mezzo della sua carriera d’attore, a quel viso una volta bellissimo (da sex symbol) poi divenuto maschera drammatica (per i pugni presi e gli interventi chirurgici spropositati), e poi alla lenta risalita che l’ha portato a vincere un Golden Globe e un Bafta proprio per The Wrestler?
Tra le donne si segnala l’onnipresente Meryl Streep (per Il dubbio), che con questa candidatura segna un record assoluto raggiungendo quota quindici, accanto a una drammatica e brava Anne Hathaway (per Rachel sta per sposarsi), con cui aveva diviso il set del bel Il Diavolo veste Prada (la Streep era stata nominata anche per quello!); la semisconosciuta 48enne Melissa Leo per il piccolo Frozen River; Angelina Jolie alla sua prima candidatura come miglior attrice (ha vinto la statuetta nel 2000 come non protagonista per Ragazze interrotte) e Kate Winslet, invece alla sua sesta (che questo sia l’anno buono? Lei, con molta franchezza, in più interviste ha dichiarato di augurarselo proprio… e forse anche di aspettarselo).
Due inglesi e un americano si contendono la statuetta nel reparto regia: i britannici Stephen Daldry e Danny Boyle e gli “yankees” David Fincher (Benjamin Button), Ron Howard e Gus Van Sant.
Grandi esclusi il nostro Gomorra nella cinquina della categoria Miglior film straniero (lascia così il posto di favorito all’israeliano d’animazione Valzer con Bashir); Bruce Springsteen e la sua bella canzone “The Wrestler” per l’omonimo film; e Leonardo DiCaprio (ma cos’ha Hollywood contro di lui?) per la bella interpretazione in Revolutionary Road.
Qualche curiosità? La nomination post-mortem a Heath Ledger (come miglior attore non protagonista ne Il cavaliere oscuro), scomparso nel gennaio 2008 a 28 anni, e il gioiello di casa Pixar WALL•E che fa aggiudicare per la prima volta a un film d’animazione la candidatura per la miglior sceneggiatura originale.
Che vinca il migliore!