Il celebre psicologo della Tv Alessandro Meluzzi commenta a ilsussidiario.net il successo di Uomini e Donne, che oggi si è concluso con una puntata da ascolti record (oltre 4 milioni)
Professor Meluzzi, perché i giovani vanno in televisione a manifestare i propri affetti in un epoca che consentirebbe loro di utilizzare numerosi altri mezzi di comunicazione come Facebook o il web?
Il format di Uomini e Donne è impostato in modo tale per cui l’esibizione dei sentimenti diviene una sorta di esibizione di sé. Quindi è qualche cosa che si presenta a mo’ di ponte tra il talent show e il reality show. In questo modo se da una parte è vero che la piattaforma offre la possibilità di instaurare relazioni che magari sono sinceramente affettive, inevitabilmente è altrettanto vero che ognuno partecipi al programma nel tentativo di manifestare il volto migliore possibile di sé. È un po’ l’effetto paradossale di chi recitando una parte, scopra che il protagonista della sceneggiatura è se stesso. Questo è un meccanismo mediatico che può apparire un po’ ambiguo, ma resta pure il fatto che ogniqualvolta l’apparire dei partecipanti si combini con il loro essere autentico questi ottengano un immediato successo. Perché nella recitazione di sé c’è qualcosa che va al di là e che gli spettatori riescono ad avvertire.
A proposito di telespettatori. A cosa attribuisce questo incredibile successo di pubblico? Considerando anche il fatto che si tratta di un programma che va in onda durante una fascia oraria meridiana ottenendo il 30% di share e oltre 3 milioni e mezzo di spettatori
C’è un effetto di rispecchiamento. Io credo che questi successi si raggiungano soprattutto quando le persone che guardano hanno un meccanismo di affezione alla situazione, quindi un legame di riconoscimento nei confronti dei volti delle persone. D’altra parte c’è anche un’affezione a determinati schemi e dei modi di essere, un po’ come avviene per la commedia dell’arte.
Quindi è rilevante e insostituibile anche la figura di Maria De Filippi?
Certamente. La televisione è la “ripetizione” per eccellenza. Non conosco nessun format vincente che sia finito per “eccessi di prolungamento”. La televisione è ripetizione perché nel suo riaccadere quotidiano assume i tratti di una sorta di arredamento del tinello in cui le cose appaiono più o meno consuete più ci consolano dai cambiamenti. La televisione è nemica dell’innovazione, è un mezzo conservativo in quanto è uno strumento riassicurante. Non è un caso infatti che i nuovi format debbano compiere enormi sforzi per affermarsi.