“Quello di Santoro e Celentano è soltanto un escamotage per alzare gli ascolti della puntata di stasera della trasmissione Servizio Pubblico che avrà tra i suoi ospiti anche il Molleggiato”. Lo afferma Maurizio Caverzan, caporedattore Spettacoli de Il Giornale e in passato autore della trasmissione Rockpolitik di Adriano Celentano. All’origine del caso, le dichiarazioni di Sandro Parenzo, patron di Mediapason, la società che controlla Telelombardia, il quale ha fatto sapere: “Se non vedo il testo di Celentano, non lo mando in onda”. A stretto giro la replica di Michele Santoro: “L’intervento di Celentano sarà trasmesso regolarmente. Andrà in onda anche se Parenzo non avrà prima il testo” (clicca qui per vedere i siti che trasmetterannop in streaming Servizio Pubblico “Celentano c’è”).
Caverzan, che cosa ne pensa della diatriba Santoro-Parenzo sul caso Celentano?
In buona parte si tratta di un escamotage per alzare la tensione ai fini dell’attesa e dunque degli ascolti della puntata di stasera. Celentano, ovunque vada, prima di compiere un intervento o una performance importante punta su una situazione di attesa per creare l’evento mediatico. Tanto più ora dopo la sua discutibilissima e sgangherata esibizione al Festival di Sanremo. Anche Santoro punta a creare un’attesa notevole sulla presenza di Celentano a Servizio Pubblico, anche perché il conduttore aveva in mente di occuparsi delle sorti della Rai già prima della sentenza che la condanna a un risarcimento ultramilionario, 5 milioni di euro, per il servizio di Corrado Formigli ad Annozero sulla Fiat Mito.
Ora questa situazione aumenta ancora di più l’interesse per la puntata di stasera in un’ottica di scontro tra libertà d’informazione e censura, con alcuni poteri forti che stanno cercando di creare un clima intimidatorio nei confronti del giornalismo. Formigli non è certo un esperto di mercato automobilistico, ma una richiesta di risarcimento così esorbitante fa molto pensare. Se muore un familiare stretto il Tribunale di Milano risarcisce per 300mila euro, qui morti non ce ne sono stati ma si è arrivati a 5 milioni di euro.
Lei condivide la volontà di Celentano di non sottoporre a nessuno il suo intervento?
La partecipazione di Celentano, al centro delle diatribe di questi giorni, alza la temperatura della puntata di stasera. Celentano ha sempre richiesto in tutte le trasmissioni, di cui è stato ospite o protagonista, una totale autonomia autoriale ed editoriale dei suoi contenuti. A Rockpolitik per questo motivo Fabrizio Del Noce si autosospese da direttore di Raiuno. Difficile che Celentano e Santoro, entrambi paladini della libertà assoluta dell’informazione, facciano retromarcia su questo. La risposta di Santoro, quando afferma “Noi abbiamo responsabilità anche legale per i nostri contenuti”, fa intendere che il problema non si pone e che quindi la polemica è in prevalenza un’operazione promozionale.
Crede che sia giusto che gli editori pongano delle misure di controllo preventivo sull’operato dei giornalisti?
Il controllo deve essere esercitato dai direttori della testata. Se arriva una querela, in genere è la testata che si fa carico di pagare le spese. Per questo il direttore giornalistico controlla i contenuti dei suoi giornalisti. Gli editori al contrario non hanno questo compito. Possono interrompere il rapporto di lavoro con il direttore, se non sono soddisfatti di come esercita il suo ruolo. Ma se intervengono direttamente sui contenuti viene meno la libertà d’informazione, anche perché la stampa dovrebbe funzionare come controllo dei poteri forti.
Se la stampa viene messa al guinzaglio dagli editori che a loro volta sono parte dei poteri forti, questa funzione dell’informazione cessa di esistere. La stampa è il cane da guardia del potere. Una richiesta di risarcimento come quella della Fiat a Formigli ha come obiettivo proprio quello di spaventare il cane da guardia. Poi si scopre che gli estensori della perizia che ha portato a quella sentenza sono professori che lavorano in istituti universitari che ricevono parte dei loro finanziamenti proprio dalla Fiat.
Quella della Rai però è un caso a parte perché assolve a eventuali spese giudiziarie con denaro pubblico, cioè dei contribuenti …
Proprio per questo le sue trasmissioni andrebbero gestite con più oculatezza. Ricordo però che Report di Milena Gabanelli, a sua volta in onda sulla Rai, di querele ne ha prese parecchie ma è stato condannato una sola volta. Sta all’autorevolezza dei giornalisti e al rapporto dialettico con la direzione di testata gestire l’attività giornalistica.
Che cosa ne pensa del fatto che il rifiuto del controllo preventivo dell’editore fu il motivo che fece saltare il contratto tra Santoro e LA7?
Io non ho elementi certi per dire che al momento della stipula del contratto tra Santoro e LA7 siano avvenute pressioni dall’alto per fare intendere che un certo mondo non gradiva l’approdo di Santoro nella rete di Telecom Italia Media. Queste pressioni avrebbero utilizzato la clausola sul controllo dei contenuti, la gestione di eventuali cause e l’autonomia editoriale per mandare via il conduttore. Santoro e il Fatto Quotidiano hanno adombrato questa circostanza. Il rifiuto di sottostare a clausole, condizioni e pressioni, condizioni e condizionamenti, è stato del resto il motivo per cui Santoro se ne è andato dalla Rai in cerca di uno spazio di maggiore indipendenza.
Il fatto che un giornalista un po’ estremo come Santoro non abbia trovato spazio nelle emittenti tradizionali come Rai, Mediaset e LA7, significa che un equilibrio tra politica e informazione non è stato ancora trovato.
Questo non significa che sia solo la politica a doversi adeguare, anche Santoro in qualche occasione ha messo alla frusta i criteri di diritto di replica dei suoi bersagli e un rispetto dialettico rispetto ai politici che stanno dall’altra parte. Santoro è vissuto anche come giornalista molto politico, e ne è prova il fatto che molti ospiti hanno abbandonato gli studi televisivi delle sue trasmissioni: più di recente l’ex viceministro Roberto Castelli, in passato Daniela Santanché, Clemente Mastella e la stessa Lucia Annunziata.
(Pietro Vernizzi)