Nella consueta puntata settimanale del talk show di La7, Servizio Pubblico di ieri, 24 gennaio 2013, condotto da Michele Santoro con la collaborazione di Luisella Costamagna, Marco Travaglio e Giulia Innocenzi, si è entrati nei dettagli delle ultime vicende politiche, in particolar modo dei buchi di bilancio della Monte Paschi di Siena e degli impresentabili, vale a dire quei candidati che risultano indagati o addirittura condannati in processi penali e che, per ragioni etiche, i diversi partiti hanno deciso di non inserire nelle liste per le prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Gli ospiti presenti in studio sono Antonio Ingroia, leader e candidato Premier del neonato partito Rivoluzione Civile, Lara Comi, europarlamentare del Popolo della Libertà e Mara Carfagna, ex Ministro delle Pari Opportunità nellultimo Governo Berlusconi e onorevole eletta nelle liste del Popolo della Libertà.
Prima di entrare nel vivo della puntata dal titolo incandidabili, Michele Santoro analizza la lista di Mario Monti e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo: i due schieramenti sono di difficile collocazione, politicamente parlando, e presentano tipologie di candidati agli antipodi. In particolare, i candidati del M5S di Grillo non hanno alcuna esperienza di governo o di gestione di importanti società, mentre quelli della Lista Civica di Monti vengono definiti dal padrone di casa dei tecnici illuminati. Santoro torna ancora sulla polemica scaturita dalla partecipazione di Silvio Berlusconi a Servizio Pubblico qualche settimana fa. Si lamenta della stampa e dei politici che si concentrano su quanto successo durante quella puntata di Servizio Pubblico e su chi dei due abbia vinto il confronto, invece di preoccuparsi della legge elettorale, il cosiddetto Porcellum, una legge iniqua, che nonostante una decisa maggioranza di consensi per un determinato partito, rischia di rendere ingovernabile il Paese per via di un meccanismo diabolico. Santoro risponde anche per le rime a chi ha paragonato alcune parti di quella puntata ai migliori sketch di Totò e Peppino De Filippo oppure tra Totò e Nino Taranto.
Il primo servizio mandato in onda ci introduce al tema della puntata e si concentra sugli incandidabili problema emerso soprattutto nelle liste del Popolo della Libertà a causa di persone come Cosentino, DellUtri e altri; il servizio prosegue con uno stralcio di un comizio di Beppe Grillo che paragona Antonio Ingroia a un bidone aspiratutto. Nonostante la definizione tuttaltro che amichevole fatta da Beppe Grillo nei suoi confronti, Antonio Ingroia interviene riportandoci allattualità affrontando la notizia del giorno: il Governo aiuterà la banca Monte Paschi di Siena con lacquisto di 4 miliardi di euro in obbligazioni. Una decisione che lo stesso Ingroia ritiene incredibile e inaccettabile perché questi sono soldi che gli italiani sono stati costretti a pagare nello scorso mese di dicembre attraverso lodiatissima Imu. Ingroia rincara la dose, facendo notare come in Italia i controlli non funzionino più soprattutto dal momento che spesso controllore e controllato curano gli stessi interessi, è assolutamente necessario fermare questi rapporti tra alta finanza e politica. Per Lara Comi è preoccupante il fatto che un organo di controllo come la Banca DItalia non si sia accorta prima di questo buco enorme che si stava creando. Interviene nella discussione anche Gianni Dragoni, giornalista de Il Sole 24 Ore, che collabora spesso con la trasmissione, che pone laccento su come la dirigenza della Banca senese sia riuscita a mascherare il buco stringendo un accordo con una banca giapponese (in ultima pagina il video dellintervento dellesperto giornalista economico).
La discussione prosegue e finalmente Ingroia risponde a Grillo ammettendo che in campagna elettorale i toni si alzano, ma è molto irritato dalle parole del leader del M5S secondo cui all’interno di Rivoluzione Civile siano state inserite personalità di qualsiasi estrazione sociale ed ideologica. Ingroia è attaccato anche da Mara Carfagna che dubita che Ingroia possa essere foriero di un rinnovamento, quando del suo partito fanno parte persone come Diliberto, Ferrero e Di Pietro che sono in politica da tantissimi anni. L’ex ministro si chiede, soprattutto, se Di Pietro non stia cercando di coprire gli scandali che coinvolgono il suo partito, l’Italia dei Valori, trincerandosi dietro il nome di Ingroia. Immediata la replica di quest’ultimo, che ricorda che chiunque fosse immischiato in scandali è stato escluso dalle liste. L’ex procuratore sfida i presenti a trovare nelle liste del suo partito anche un solo candidato che possa essere indagato o condannato in qualsiasi procedimento giudiziario, ricorda anche alla Comi che chiunque ha diritto a candidarsi e sicuramente lui avrebbe preferito rimanere in Guatemala, dove stava ricoprendo un importante incarico per le Nazioni Unite. Santoro coglie l’occasione per una battuta e chiedergli se sia tornato per far perdere le elezioni al Partito democratico e quindi a Bersani. Ingroia glissa sulla frecciatina di Santoro, ma dichiara che evitare un accordo Bersani-Monti sarebbe già di per sé una vittoria per il Paese.
Arriva il momento di Marco Travaglio, che nel proprio intervento attacca duramente il Pdl per la vicenda degli impresentabili, ritenendo che abbia fatto fuori i casi più famosi, ad eccezione dello stesso Berlusconi, ma che ne rimangano ancora moltissimi, almeno una cinquantina. Sulla questione degli impresentabili affonda il colpo Ingroia, secondo il quale il Governo Berlusconi ha fatto di tutto per rendere i parlamentari immuni dalla legge. La Carfagna controbatte richiamando la Costituzione, ma Ingroia le dice di non aver certo bisogno di lezioni su questo argomento.
L’ultima parte della puntata è incentrata su un botta e risposta sul presunto conflitto di interessi della discesa in campo di Ingroia, che lo stesso pm smentisce ribadendo che non tornerà mai più ad occuparsi di mafia e indagini sui politici. Alla pagina successiva il video di Gianni Dragoni.