Impossibile dare inizio a questa puntata senza parlare di Berlusconi. Così si vede subito Crozza nei panni del Cavaliere. Sullo sfondo di una Roma notturna intona una canzone ironica e riassuntiva, mentre la grafica lo porta al Senato, dove a impedirgli di entrare ci sono due carabinieri. Silvio le prova davvero tutte per entrare, spacciandosi prima per il ragazzo delle pizze e poi per un tecnico di Fastweb. Per lui però non cè niente da fare, e così inizia il primo monologo della serata (clicca qui per il video).
Berlusconi, dice Crozza, in fondo non si preoccupa di non poter entrare in Senato, del resto non ci ha mai trascorso poi molto tempo. Sarebbe un po come impedire al conduttore di infilarsi in una cisterna etrusca, di certo non una gran sofferenza. Si passa poi a parlare del suo comizio, atto a distogliere lattenzione dal voto, dove pare Berlusconi si sia presentato indossando, sotto labito, un giubbotto antiproiettile. Per molte volte ha ripetuto la parola club, pronunciata però clob, e Crozza prende spunto da ciò per sottolineare come non riesca a dire neanche la parola colpevole, usando sempre al suo posto lespressione colpo di stato. Non solo Berlusconi però soffre per la fine (temporanea?) del suo ruolo politico, che mette a rischio le sue numerose aziende, ma anche la Pascale, che ora è disoccupata e ha un fidanzato cui è stato tolto il lavoro (al quale hanno anche tolto il passaporto). Inoltre, lo Stato non li aiuta e così lei si è rivolta prima a Napolitano e poi al Papa, con scarsi risultati però.
Vengono poi mostrate alcune immagini di parlamentari pro-Silvio, tra cui molte donne, che il giorno del voto si sono presentate con abiti neri a lutto. Lunica, per assurdo, a non indossare la camicia nera quel giorno è stata proprio la Mussolini, e Crozza si interroga, ma non poteva aprire larmadio e tirarne fuori una delle varie? Passa poi a parlare dello scontro tra la Santanché e Formigoni che, se prima si difendevano a spada tratta, ora che si ritrovano privi dei fili del burattinaio Silvio, non fanno altro che bastonarsi a vicenda.
Si passa poi a Renzi, uno dei cavalli di battaglia di Crozza, che di recente in uno dei suoi incontro-spettacolo con gli elettori ha mostrato tre spot, uno della Coca Cola, uno della Guinnes e uno della Nutella. Crozza quasi non può crederci e lo paragona a Cairo, per passare poi alla solita imitazione esilarante. Come sempre a intervistare Renzi cè Andrea Zalone, che non riesce in nessun caso a ricevere una chiara ma soprattutto comprensibile risposta. Renzi risponde con continui verbi allinfinito, il suo solito fluire di parole e tantissimi slogan di spot noti. Dinanzi al dramma di una famiglia in emergenza economica lui consiglia di prendersi a cuscinate, così da rafforzare lunità famigliare.
Una dichiarazione del ministro Terzi sul marchio made in Italy (terzo al mondo dietro Coca Cola e Visa) fa da aggancio per un breve discorso sul modo in cui in Italia abbiamo così tante risorse che non riusciamo a gestire. Allestero ci adorano e copiano, ma spesso restano indignati dal nostro comportamento privo di senso. Per esempio abbiamo inventato la mozzarella di bufala, eppure la produciamo nella terra dei fuochi, abbiamo Pompei ma la lasciamo in condizioni davvero pietose. Infine siamo la patria di grandi artisti musicali come Verdi, eppure moltissimi dei nostri teatri rischiano seriamente il collasso.
Se si parla però di made in Italy è impossibile non chiamare in causa Montezemolo, che puntuale si presenta e si lascia intervistare da Zalone. Il giornalista gli chiede subito se prima o poi si deciderà a scendere in politica, ma lo stralunato Montezemolo risponde che magari ci penserà quando arriverà la primavera, paragonando la domanda alla classica scendi in spiaggia?. Inizia poi a lamentarsi di come in Italia gli operai bistrattino la Ferrari, dal momento che nei garage non ne vede neanche una. Questo gli fa pensare che preferiscano aiutare i tedeschi con la loro Porsche. Zalone poi gli spiega che nel terzo mondo servirebbe mandare il pane e non le Ferrari, e così Montezemolo spedisce migliaia di baguette ma al solito sbaglia numero, mandandole a Maranello, chiedendo poi di ridisegnarle per farci entrare Alonso.
Si entra nella parte finale del programma, con l’ormai amatissimo Razzi, che Crozza descrive alla pari delle opere neorealiste, che raccontavano di un’Italia un po’ arretrata, anche culturalmente, così come fa Razzi in un’Italia che dovrebbe essere un po’ più evoluta. Viene poi mostrato un video riassuntivo di alcune sue perle, come il fatto che in Italia tutti hanno commesso frode fiscale e l’ignoranza in merito alla condanna di Berlusconi, che lui a prescindere reputa innocente.
Breve stacco musicale e poi Crozza indossa la solita parrucca con baffi e paio di occhiali. Alla prima domanda però sulla decadenza di Berlusconi Razzi risponde ancora con il suo solito “Io non credo”. Crede che decadenza faccia riferimento a una caduta di Berlusconi, e così dice che è impossibile, perché lui prende le supradin. Mette poi una mano sulla telecamera e parla in privato con Zalone, chiedendogli di farsi i fatti suoi. D’altronde tutti hanno guadagnato dalla decadenza di Silvio, anche lui che ora ha il suo posto auto. Cambiando argomento è in grado di confondere Cameron con Camerun, il Welfare con il Wafer, il Commonwealth con il Commodore 64 e Teheran con Teramo.
Siamo ormai ai saluti e la puntata non si poteva che chiudere con le assurdità di Kazzenger come: “Ma se nella grotta di Betlemme faceva così freddo e Giuseppe era un falegname, ma perché non ci ha messo una porta?”.