La puntata di Presadiretta è dedicata a Telecom Italia, la grande azienda italiana che dà da lavorare a 500 mila persone. Telecom è anche il frutto della privatizzazione, di come Prodi l’ha messa sul mercato e di come gli imprenditori privati l’hanno gestita, ed è importante quindi fare un confronto tra il prima e il dopo la privatizzazione. Prima Telecom aveva 120 mila dipendenti, passati ora a 500 mila, prima aveva 8 miliardi di debito, ora invece ne ha quasi 27 miliardi. Lo Stato era l’azionista di riferimento di Telecom, l’azienda era stata sempre quotata in borsa quindi aveva degli obblighi nei confronti di azionisti privati. Telecom era il quinto gruppo mondiale. Intanto lo scenario politico era così composto: D’Alema presidente del consiglio, Carlo Azelio Ciampi, ministro del tesoro e Mario Draghi, direttore generale del tesoro, sono al comando quando Olivetti e Colaninno lanciano l’offerta pubblica di acquisto su Telecom. Intanto Bernabè, amministratore delegato Telecom, prapara una controfferta legata a un piano industriale, ovvero la fusione di Telecom con Tim, un’azione che manderebbe alle stelle il prezzo delle azioni interne e costringerebbe Olivetti a tirare fuori più soldi. E nel 1999 Bernabè convoca gli azionisti per fare approvare la sua idea, ma la maggior parte degli azionisti non si sono presentati e quella notte è passata alla storia come la “Notte dei lunghi coltelli”. Iacona incontra D’Alema nella nuova sede di Italiani europei, la fondazione di cultura politica voluta da Massimo D’Alema e intorno alla quale si è riunito un gruppo di personalità del riformismo italiano. In merito alla questione Telecom, D’Alema mette subito le mani avanti, era sì nel governo Prodi ma di questa faccenda se ne occupò Guido Rossi, ma ne riconosce la fragilità dell’azione di mercato e dichiara di essere stato l’unico e fiero oppositore dei poteri economici forti. Massimo Mucchetti, giornalista e senatore della Repubblica, svolge l’importante compito di presidente di commissione di industria, commercio e turismo nel Senato, e ha in mano dossier molto importanti e difficili, il caso Ilva, Alitalia e Telecom, sul quale nella fattispecie, si è speso moltissimo. Secondo Mucchetti la privatizzazione nasce da un accordo sbagliato fatto con l’Unione Europea nel 1993 che ha determinato lo smantellamento a tappe forzate dell’Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale), fatta senza domandarsi che cosa sarebbe accaduto dopo alle imprese.
In studio Marco Tronchetti Provera, uno dei protagonisti dell’accidentata storia di Telecom, del quale è stato presidente dal 2001 al 2006 dopo Colaninno. Tronchetti Provera, che guida tuttora la Pirelli, è uno dei più grandi imprenditori, protagonista del capitalismo italiano. Secondo l’imprenditore italiano il tema principale è stato quello di non cogliere il cambiamento epocale che stava avvenendo a partire dal 1997 nel campo delle telecomunicazioni, le tecnologie erano esplose e bisognava trovare un punto di equilibrio fra la liberalizzazione del mercato e sviluppo delle tecnologie. Tronchetti Provera veniva da un’azienda che lavorava per l’80% all’estero e in questo nuovo percorso aveva focalizzato l’attenzione per le telecomunicazioni e il passaggio alla fibra ottica. Sapeva che la sua gestione sarebbe stata in salita con 4 miliardi di liquidità, si cercava un investimento, ed era soprattutto un’operazione industriale. Secondo alcuni studiosi, Tronchetti Provera e Colaninno sono praticamente saltati per spolpare l’azienda e non perché avevano un piano industriale, ma semplicemente per trarre degli utili e hanno venduto immobili della Telecom di un valore di 10 miliardi di euro e più della metà sono stati venduti da Colaninno in soli due anni, mentre la restante parte è stata venduta da Tronchetti Provera.Il servizio realizzato tra Roma, Palermo e Mestre mostra tutte quelle che sono state le dimissioni attuate dall’amministrazione di Telecom di quegli anni. Ma qual era la ratio di queste vendite? La risposta di Tronchetti Provera: nel 2003 questi immobili, del valore di un 1,5 miliardi,sono stati ceduti a una società che era al 47% era di Telecom stessa, al 47% era di Morgan Stanley, Pirelli in 4%. L’obiettivo era quello di vendere per investire nella stessa società ed è stato il bene dell’azienda. Dal 2006 sono cominciate le cessioni di rami d’azienda, vi è stato un ridimensionamento dell’organico con una conseguente formazione dei lavoratori. Telecom era un monopolio, che è diventato oligopolio, per poi approdare a una pluralità di aziende. Intanto il mondo di telecomunazioni si era allargato e bisognava mettersi al passo con i tempi, così sono stati investiti 5 miliardi all’anno per permettere a Telecom di assumere un ruolo da leader nella telefonia mobile.
Dopo l’inervista a Marco Tronchetti Provera si cambia argomento e si passa a Telefonica, la mutlinazionale spagnola che vuole assumere il controllo di Telecom. César Alierta guida la società spagnola dal 2000 senza nessuna interruzione, la sede principale è a Madrid e la società ha filiali in 24 paesi, crescendo soprattutto in Europa e in Sud America. Secondo il giornalista spagnolo Ramón Muñoz, Alierta, il quale non concede mai interviste, forse per via delle sue origini aragonesi, vuole conquistare l’Europa ma ha bisogno di liquidità. Ma perché Telefonica vuole acquisire Telecom? L’obiettivo principale di Telefonica sarebbe quello di acquisire la parte che Telecom ha in Sud America, il particolare in Brasile, che è diventato il primo mercato in termini di clienti. In chiusura viene mostrato un servizio realizzato in Estonia, uno dei paesi più connessi al mondo, dove la banda larga arriva anche nelle zone più lontane e prettamente disabitate, come nelle zone agricole. Inoltre il wifi è garantito e gratuito in molte zone comuni e tutte le scuole hanno una connessione con fibra ottica. Ciò mostra come in Estonia si sia investito molto nella Information technology che ha reso possibile una completa digitalizzazione come avviene anche nello stesso Governo, dove è tutto snellito e basta avera la carta di identità per essere aggiornato di tutte le novità. A Roma invece lo scenario è completamente diverso, ci sono zone in cui non c’è nemmeno l’Adsl e anche nelle scuole c’è qualche problema con la connessione. Le piccole e medie aziende sono costrette a pagare tanto per avere una connessione non sicura, che molte volte salti mettendo a rischio il lavoro. Negli uffici, dove tutto dovrebbe essere digitalizzato, gli impiegati sono sommersi dalle carte e da una burocrazia sempre più pesante.
Di Telecom Italia si è parlato ultimamente per via della presa di controllo di Telco da parte di Telefonica e della paventata cessione di Tim Brasil. Inoltre, il miliardario egiziano Sawiris ha detto che sarebbe pronto a farsi avanti qualora gli spagnoli lasciassero l’azienda. In ogni caso questa società è molto importante per il Paese ed è stata al centro di molti eventi, a partire dalla discussa privatizzazione degli anni ’90. La puntata di questa sera di Presadiretta, che si può seguire anche in diretta streaming cliccando qui, sarà quindi molto interessante dato che sarà appunta in gran parte dedicata al colosso delle telecomunicazioni italiane.
Questa sera, lunedì 27 gennaio 2014, Rai Tre presenta una nuova puntata di Presadiretta, condatta come sempre da Riccardo Iacona. Presadiretta ha realizzato un viaggio attraverso la storia della madre di tutte le privatizzazioni con una puntata dedicata a Telecom Italia. Quale sarà il destino della più grande azienda di telecomunicazioni del Paese? Presadiretta ha seguito questi ultimi mesi di vita di Telecom Italia, le strategie degli spagnoli di Telefonica, lintervento della politica, le scelte del management, le sorti dei lavoratori e la complessa situazione degli interessi di Telecom in Sud America. Inoltre, si parlerà anche della crescita economica dell’Estonia, un Paese che ha creduto e investito nello sviluppo tecnologico. La puntata dedicata a Telecom Italia è un racconto di Riccardo Iacona con Sabrina Carreras e Rebecca Samonà.