La settimana scorsa lastronauta Samantha Cristoforetti è tornata allAccademia aeronautica di Pozzuoli, dove ha effettuato i suoi studi dal 2001 al 2005, laureandosi in Scienze aeronautiche, per parlare agli attuali allievi e raccontare i dettagli della sua missione spaziale Futura. una grande emozione per me essere di nuovo qui ha detto rivolgendosi agli studenti fino a pochi anni fa io ero seduta esattamente dove ora siete voi. Loperazione Futura durerà sei mesi e prevede diversi esperimenti in orbita, di cui molti sono seguiti anche da scienziati italiani. Tra gli esperimenti cè quello della maglietta hi-tech del progetto Wearable Monitoring (Fondazione Don Gnocchi), che lastronauta indosserà durante il sonno per controllare lattività cardiaca. Il Drian Brain di Paolo Zamboni del centro malattie vascolari dellUniversità di Ferrara, che serve a studiare la circolazione sanguigna nel cervello in microgravità e ancora il Bone-Muscle Check dellUniversità di Salerno che serve a monitorare la perdita di massa muscolare nello spazio.
Tra gli ospiti della puntata di Che tempo che fa in onda questa sera c’è anche Samantha Cristoforetti, la prima astronauta del nostro Paese nellequipaggio dellAgenzia Spaziale Europea. Nata a Milano nel 1977, ma cresciuta a Malè, un centro dell’hinterland trentino, Samantha Cristoforetti ha svolto gli studi nel capoluogo trentino per poi laurearsi in Ingegneria meccanica presso l’Università di Monaco, in Baviera. Nel corso del 2001 è stata quindi ammessa all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, dalla quale è uscita quattro anni più tardi con una laurea in Scienze aeronautiche. Nel periodo immediatamente successivo si è invece specializzata a Wichita Falls, presso una struttura congiunta della Nato in qualità di pilota di Jet. Proprio in questa veste ha quindi operato a Lecce, presso il 61 Stormo, per poi spostarsi in seguito prima ad Amendola e poi a Istrana.
Nel maggio del 2009 ha avuto l’onore di essere scelta in qualità di astronauta da parte della Agenzia Spaziale Europea, la struttura delegata al coordinameno dei programmi aerospaziali continentali. Un ruolo ricoperto in precedenza solo da due donne europee, la britannica Helen Sharman e Claudie Haignere, francese. Per poter godere di questo onore ha dovuto superare un impegnativo concorso che l’ha vista contrapposta a migliaia di candidate, poi ridotte a sei dalle successive fasi della selezione. La missione cui dovrebbe prendere parte, la “ISS Expedition 42/43 Futura”, è ormai in fase di decollo e avrà una durata di sei o sette mesi. Alla fine di novembre raggiungerà la stazione ospitata dalla Sojuz e di conseguenza la Cristofoletti sarà la prima donna italiana a volare nello spazio. Un onore già toccato a sei colleghi italiani, tra cui Luca Parmitano, che è stato già ospite di Fabio Fazio nell’aprile di quest’anno. A favorire la sua scelta anche il fatto di parlare lingue come il tedesco, il francese, l’inglese e il russo, quelle abitualmente usate nelle comunicazioni tra lo spazio e la struttura di Baikonur.
Il denso programma che si svolgerà nei lunghi mesi della missione vedrà una serie di test, tra i quali quelli che vedranno la stampa di pezzi di ricambio che metterebbero la stazione stessa in condizioni di non dover dipendere strettamente dai rifornimenti provenienti dal nostro pianeta. Nel corso di unintervista rilasciata a Tom’s Hardware Italia, la stessa Cristofoletti ha voluto ricordare la durezza dell’addestramento necessario per diventare astronauti. Con un certo spirito ha anche voluto puntualizzare che per svolgere un ruolo come il suo occorre anche una buona dose di fortuna, in quanto le opportunità di diventare astronauta sono effettivamente rare e vanno di conseguenza colte al volo. Allo stesso tempo ha però puntualizzato come il periodo di preparazione alle missioni possa arrivare anche a superare i tre anni, frutto di una serie di adempimenti estremamente impegnativi. Ha infine voluto ricordare con particolare forza come il suo sogno sia stato reso possibile dai contribuenti del nostro Paese, per cui al suo ritorno le piacerebbe riuscire a dedicarsi a qualcosa in grado di ripagare lo sforzo in tal senso della comunità nazionale e perciò in grado di essere utile per tutti.