E andata in onda ieri sera, martedì 25 febbraio, una nuova puntata di Non è mai troppo tardi con Claudio Santamaria. Sono trascorsi degli anni e ritroviamo Alberto Manzi mentre gioca con i suoi tre bambini. Un amico di vecchia data, che aveva ricevuto un prestito mai restituito, regala ad Alberto un televisore, ultima novità di un mondo che si sta velocemente trasformando. Alberto è raggiunto da Felice, un ex alunno del carcere minorile. Il ragazzo lo aveva invano cercato al Magistero venendo a sapere che il maestro aveva abbandonato lincarico già nel 1954 per tornare ad insegnare nelle scuole elementari, dove poi avviene lincontro. Felice parla al suo vecchio maestro di Ricotta che è finito in carcere. Alberto lo va a trovare e lo invita a cambiare vita: per aiutarlo, inoltre, gli offre il suo aiuto indirizzandolo presso una fabbrica dove cercano degli operai. Per fortuna di Ricotta, la sua permanenza in carcere è breve e quindi, accompagnato dallamico Felice, si reca alla fabbrica dove viene assunto. Nel frattempo continua la vita professionale di Manzi che insegna sempre seguendo il suo metodo, contestando invece gli ottusi regolamenti che puntualmente non rispetta per il disappunto della sua direttrice. Questultima, stanca dei sistemi del maestro, sollecita una verifica da parte del Ministero che constaterà la poca osservanza delle regole che Manzi osteggia, considerandole poco vicine al vero obiettivo che deve avere la scuola, ossia quello di insegnare con sensibilità per agevolare listruzione in tutti gli alunni. I problemi per Ricotta paiono non dover mai finire: litiga con un suo superiore e viene licenziato dalla fabbrica tornando a frequentare il cattivo giro di sempre per tornare a rubare. Dopo la sospensione che intanto il maestro Manzi ha dovuto subire per la sua insubordinazione, la direttrice lo propone come maestro alla Rai dove, attraverso una circolare ministeriale, ogni scuola elementare deve indicare un proprio candidato per la conduzione di una nuova trasmissione che andrà presto in onda e che avrà lo scopo di istruire gli oltre due milioni di analfabeti ancora presenti in Italia. Sarà un buon mezzo per la direttrice di togliersi da torno la scomoda figura di Manzi. Felice va a trovare il suo vecchio maestro per dirgli ancora di Ricotta e sollecitare un suo intervento. Azione che Alberto Manzi compie, lasciandosi accompagnare al bar dove il ragazzo ribelle perde il suo tempo. Lincontro è piuttosto crudo: da una parte la dolcezza di Manzi e dallaltra latteggiamento scorbutico di Ricotta che non ne vuole più sapere di ritornare sulla retta via, convinto comè che il suo destino sia oramai segnato. Ma le parole del maestro colpiscono il suo cuore e si convincerà a rimettersi a lottare imboccando la strada dellonestà, così trova lavoro presso il bar dove farà assumere anche linseparabile Felice. E arrivato il giorno dei provini alla Rai e moltissimi maestri si trovano radunati in una grande sala in attesa del proprio turno. Nella confusione generale, Manzi che ha assistito casualmente ad un provino reputandolo poco consono ad attirare lattenzione delle persone- progetta un suo metodo che, quando sarà il suo turno, proporrà. E se da una parte cè diffidenza da parte di funzionari ligi a sistemi antiquati, dallaltra cè lentusiasmo di altri funzionari della Pubblica Istruzione che vedono un nuovo modo di insegnare. Arriva finalmente il giorno della prima trasmissione di Non è mai troppo tardi e, dopo un iniziale momento di impaccio, Alberto Manzi riesce nellintento di creare qualcosa di diverso che crei interesse ed appassioni tutti coloro che sono ancora analfabeti: non più barbose lezioni ma divertenti passaggi per iniziare a scrivere e a leggere. La trasmissione è un successo, ma i guai per il maestro non sono finiti. Deve infatti sottoporsi alla Commissione Disciplinare del Ministero della Pubblica istruzione perché in passato si è rifiutato di mettere i voti sulle pagelle, una pratica che lui considera inadeguata e severamente selettiva. Dopo aver confutato la sua tesi, Manzi riuscirà a spuntarla e potrà continuare ad insegnare sia allinterno della sua scuola che negli studi della Rai. Saranno migliaia le lettere scritte da ex analfabeti che hanno seguito il suo corso dentro ai circoli, alle sedi di partito, nei bar. Manzi è divenuto popolare e tutti lo considerano il loro maestro. Alla fine saranno oltre un milione e mezzo gli ex analfabeti che conseguiranno la licenza elementare attraverso la trasmissione da lui condotta. Non è mai troppo tardi sarà venduta dalla Rai in 72 paesi del mondo e continuerà ad andare in onda in Italia fino al 1968.
La fiction Rai Non è mai troppo tardi riporta in televisione la figura del maestro Alberto Manzi. Nato a Roma il 3 novembre del 1924, è deceduto a Pitigliano (GR) il 4 dicembre del 1997 a soli 73 anni. stato non solo un bravo insegnante, ma anche un ottimo scrittore italiano e si ricorda soprattutto per essere stato un singolare personaggio televisivo, conduttore costante, per quasi 10 anni, della trasmissione Non è mai troppo tardi, andata in onda dal 1960 al 1968, che ha insegnato a leggere e a scrivere a tantissimi italiani. Alberto Manzi proveniva da studi per qualche verso eclettici ed era stato un educatore al carcere minorile di Roma, il San Michele, dove altri bravi insegnanti, prima di Alberto, avevano rinunciato a quelloneroso e impegnativo incarico. Successivamente si è dedicato allinsegnamento nelle scuole elementari come maestro.
Fu scelto dalla Rai per presentare il famoso programma che era stato concepito come uno strumento di supporto per la lotta contro lanalfabetismo in Italia. E questo programma, perfettamente riuscito, con ascolti notevoli, lo rese famoso al grande pubblico: Alberto riportava nella televisione esattamente le sue lezioni della scuola primaria, adottando delle metodologie di didattica per quel tempo innovative. Infatti Alberto Manzi durante il suo provino criticò e strappò il copione che gli avevano dato e riuscì a improvvisare una vera lezione proprio alla sua maniera, come se fosse davanti a delle vere classi composte da adulti quasi o del tutto analfabeti.
Il programma fu trasmesso per circa un decennio e suscitò grande interesse e una notevole rilevanza sociale: si è stimato che circa un milione e mezzo di italiani sia riuscito a conseguire la licenza elementare proprio grazie alle lezioni della trasmissione a distanza, che in effetti erano svolte secondo un corso vero e proprio di una scuola serale.
Queste trasmissioni andavano in onda verso la fine del pomeriggio, prima della cena. Alberto Manzi usava un grande blocco cartaceo, che era montato su un cavalletto, su cui scriveva, mediante un carboncino, delle lettere o delle semplici parole, insieme a un simpatico disegno di riferimento per la parola. Alberto utilizzava anche una innovativa lavagna luminosa, a quei tempi suggestiva e inedita. La casa editrice ERI della RAI pubblicava il materiale di supporto alle lezioni, come quaderni o brevi testi.
Quando terminarono le trasmissioni Alberto fece alcune sporadiche apparizioni radiotelevisive sui temi che riguardavano listruzione e poi tornò al suo insegnamento scolastico, interrotto solo ogni tanto per fare campagne per lalfabetizzazione di lavoratori italiani allestero. Infatti, andò in America Latina allo scopo di collaborare per la promozione sociale di contadini poveri. Tornò famoso nel 1981, quando si rifiutò di riempire le schede di valutazione, che aveva introdotto la riforma scolastica in luogo della vecchia pagella. Manzi motivò il suo rifiuto dicendo non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato questanno, labbiamo bollato per i prossimi anni.
Questa “disobbedienza” alla riforma gli procurò una sospensione dal ruolo di insegnante e anche del relativo stipendio. L’anno successivo l’allora Ministro della “Pubblica Istruzione” cercò di convincerlo a compilare quelle valutazioni. All’invito Manzi si mostrò convinto di non aver cambiato idea e fu disponibile a scrivere una valutazione di tipo riepilogativo che era uguale per tutti, con l’apposizione di un timbro. Il suo giudizio era: “fa quel che può, quel che non può non fa”. Il Ministero fu contrario a questa valutazione timbrata ma Manzi disse ironicamente: “Non c’è problema, posso scriverlo anche a penna”.
Alberto, durante la sua carriera, scrisse anche alcuni libri, tra cui il famoso “Orzowei” del 1955, dal quale fu tratta una serie televisiva con lo stesso nome, che ebbe un grande successo nello spazio dell’allora “Tv dei ragazzi”. Molte scuole italiane sono state intitolate al maestro Alberto Manzi che fece anche un po’ di politica, come sindaco eletto a Pitigliano, dai Democratici di Sinistra (1995-1997).