Violetta Bellocchio, scrittrice già nota al grande pubblico per il suo romanzo desordio Sono io che me ne vado, uscito nel 2009, e autrice del recente Il corpo non dimentica, sarà ospite questa sera a Le invasioni barbariche. Nata nel 1977, Violetta Bellocchio ha iniziato a scrivere subito dopo gli studi universitari e si è segnalata nel corso degli ultimi anni per una serie di blog estremamente brillanti, tra i quali Rimozione da Tiffany. Ha lavorato anche per riviste come Link, Wired e Marie Claire, oltre a curare la rubrica Donne e Web per Grazia e quella per E, il mensile di Emergency. Oltre a Sono io che me ne vado, ha scritto una serie di racconti che sono stati riversati in alcune antologie, tra cui I confini della realtà e Ho visto cose….
figlia di Lella Ravasi Bellocchio, famosa analista junghiana, con la quale ha rilasciato uninteressante intervista congiunta al Corriere della Sera nel 2011. Unintervista a opera di Camilla Beresani nella quale madre e figlia hanno parlato a lungo della situazione della donna nella società contemporanea, dando vita a uninteressante riflessione su quote rosa e assenza di politiche familiari nel nostro Paese.
Ha anche ideato Abbiamoleprove.com definita come una sorta di rivista nonfiction rigorosamente femminile, che pubblica storie di autrici italiane le quali vogliano raccontare la loro storia, vera, senza rifugiarsi dietro lanonimato a meno che una precauzione di questo genere non sia resa obbligatoria dalla necessità di tutelare lautrice da una minaccia incombente. Un sito che è presto stato premiato da grande successo proprio per il suo essere una sorta di finestra su un mondo femminile problematico, sorprendente, ma spesso estremamente vitale.
Ora arriva nelle librerie la sua ultima fatica letteraria, Il corpo non dimentica, un libro autobiografico del tutto particolare nel quale la scrittrice racconta con dovizia di particolari un periodo della sua vita, quello tra i venticinque e i ventotto anni, nel quale è stata letteralmente risucchiata nella spirale dellalcoolismo. Un triennio terribile, pieno di problemi e a lungo rimosso, salvo riaffiorare nella mente di Violetta Bellocchio con una serie di flash che lhanno infine consigliata a raccontarlo alla stregua di una terapia. Un racconto duro, senza eccessivi schermi, ma allo stesso tempo venato di autoironia, sincerità e forza emotiva che ne fanno un documento straordinario. Un libro totalmente diverso da Sono io che me ne vado, nel quale lautrice narrava la storia di una ventottenne, Layla Nistri, e la sua indifferenza allambiente esterno. Testi molto differenti, che sono però la conferma di una voce estremamente originale della nostra letteratura.
Nel corso di unintervista la stessa Bellocchio ha delineato il suo rapporto con la scrittura, ricordando con divertimento che lei, a differenza di molti autori che sembrano godere nel descrivere il loro percorso professionale come una sorta di Via Crucis, si diverte molto nel buttare su carta le idee che le affollano la mente e narrare gli sviluppi delle stesse. Una passione che del resto le ha permesso non solo di realizzarsi da un punto di vista puramente economico, senza peraltro arricchirsi, ma anche di riscattare uninfanzia ricordata in maniera non molto lusinghiera.
Va infine ricordata lintervista concessa a Wired nella quale la scrittrice ha puntualizzato il suo rapporto con Internet, con toni divertenti e spesso paradossali. Come quelli usati per ricordare la prima volta in cui ha cercato notizie su sé stessa tramite il motore di ricerca Google, trovando come risultato persone che raccontavano come avrebbero tratto piacere dallabusare di lei davanti ai loro amici. Una ricerca da lei definita istruttiva e tale da spingerla a concludere che googlarsi, ovvero cercarsi online, rappresenta il Male.