CLICCA QUI PER LE ANTICIPAZIONI DE LE MANI DENTRO LA CITTÀ – Questa sera va in onda la quinta e penultima puntata de Le mani dentro la città. La scorsa settimana abbiamo visto Pinuccio vittima di un agguato organizzato da Nuzzo, desideroso di vendicare suo figlio Nico. Per la famiglia Marruso, nonostante la nascita del figlio di Maria, non è un momento facile. Nell’attesa dell’appuntamento con la fiction di Canale 5 abbiamo quindi intervistato Andrea Tidona, che interpreta Carmine, il capofamiglia dei Marruso. Non ha avuto bisogno di documentarsi in modo particolare per il suo ruolo: «Di personaggi simili – ci racconta – ne ho visti tanti, anche per via delle mie origini siciliane. Conosco bene quella tipologia di uomini che si ritengono superiori a tutti, in guerra contro uno Stato che secondo loro li opprime, dei superuomini convinti di essere dalla parte del giusto».
Come si è preparato per interpretare Carmine Marruso, questo boss “all’antica”?
Data la mia età e la mia ormai lunga carriera, di boss e delinquenti vari ne ho interpretati molti. Le mie origini poi sono siciliane e ho conosciuto molto bene certi ambienti e una certa mentalità. Il malinteso senso dell’onore, questi signori che pensano che l’importante sia non farsi mettere i piedi in testa e che non vivono la società come espressione di tutti, ma come una guerra personale. Sono quelli che si ergono contro uno Stato definito infame, che li vuole opprimere: sono convinti di essere dalla parte del giusto e di non poter essere messi sotto da nessuno.
Una realtà che ci tocca tutti in un modo o nell’altro…
Il guaio del Sud, ma anche di tutta Italia, è che di cittadini ce ne sono pochi: siamo tutti sudditi e quindi c’è qualcuno che si alza in piedi e dice “faccio io la legge”, non capendo che la libertà è altro. Naturalmente leggo e mi documento sulle realtà contingenti, nel caso di questa fiction i mafiosi arrivati al Nord dove c’è ricchezza e che hanno infettato anche queste terre.
Il pubblico la conosce per tanti ruoli nelle fiction e al cinema. L’abbiamo vista poche settimane fa nei panni di un medico abile e dai modi gentili nella fiction Braccialetti rossi: un personaggio agli antipodi di Marruso. Le piace così tanto variare le interpretazioni?
Non solo mi piace, ma è importante per un attore. È fondamentale come divertimento e anche come esperienza. In realtà, io non ho mai capito bene perché faccio l’attore, mettersi cioè nella posizione di un altro. Se uno ci ragiona lucidamente, non può che dire: perché devo mettermi nei panni di un altro? C’è qualcosa di strano. Ma c’è il fascino del travestimento continuo e provare a vedere cosa significa essere povero o ricco, essere un delinquente o una brava persona. Ho avuto la fortuna nella mia carriera di incontrare maestri come Strehler e altri.
E cosa può dirci di quel periodo?
Allora si lavorava nelle compagnie dove c’era un repertorio continuamente diverso: tragedie, commedie e farse. Si dovevano quindi affrontare i ruoli più disparati, passare in ruoli diversissimi. Anche l’atteggiamento del corpo cambia a seconda del personaggi che si interpreta. Luis Bunuel divideva il teatro in due categorie: gli attori che portano in scena sempre se stessi e dove il personaggio diventa accessorio, e i commedianti (categoria a cui ritengo di appartenere) che mandano avanti il personaggio nascondendosi dietro di esso.
Le mani dentro la città sembra essere una fiction molto vicina alla realtà. È una impressione o c’è stato tanto lavoro in questo senso?
Spetta naturalmente agli sceneggiatori rispondere, noi entriamo in contatto con la sceneggiatura e ne vediamo le pieghe. Una delle cose più belle del mio lavoro è che mi costringe a studiare per la necessità di prepararmi ai personaggi e alle vicende e così ho potuto notare che ne Le mani dentro la città ci sono cose pari pari a quanto successo davvero. La ‘Ndrangheta a Milano non è una novità: una regione ricca come questa vuoi che non abbia attratto gli interessi della criminalità per metterci le mani e le radici?
Passando alla trama, Carmine sembra vivere un momento difficile: la sua famiglia sembra andare in pezzi, senza dimenticare che il figlio Pinuccio ha appena subito un agguato. Riuscirà a tener insieme i Marruso?
Purtroppo non posso sbilanciarmi, la fiction dovrà continuare e manca poco alla conclusione. Non voglio quindi rovinare la sorpresa ai telespettatori. Posso solo dire che la sua famiglia ne uscirà piuttosto malconcia.
Dove la vedremo dopo questa fiction?
Ho appena finito il doppiaggio di una miniserie per la Rai dal titolo provvisorio “Ragion di Stato”. Non so ancora quando verrà trasmessa. Interpreto il ruolo del comandante dei servizi segreti italiani in Afghanistan alle prese con i contrasti con gli americani della Cia, che da americani tendono sempre a menare le mani, mentre noi cerchiamo di costruir emendazioni con i capi tribù per creare un clima di pacificazione e salvare l’esercito da attentati.