Sarà ospite di Che fuori tempo che fa la Jeans Symphony Orchestra, che debutta a Milano al teatro Elfo Puccini. A caratterizzarla è la sua impronta giovane, palese sia nell’età dei componenti che nel modo in cui si presenta. A dirigerla è il maestro Matthieu Mantanus. Il giovane direttore d’orchestra è nato nel 1978 e ha origine svizzero-belga, ma d’adozione è milanese. La Jeans Symphony Orchestra, invece, si compone di elementi con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. Il progetto, nato da un’idea dello stesso Matthieu Mantanus, va sotto il nome di Revolution! e si basa su quattro cardini fondamentali: niente abito scuro ed elegante; jeans obbligatorio da abbinare a camicie o t-shirt, preferibilmente colorate; arricchire la scena con giochi di luce che seguono i movimenti della sinfonia che si sta eseguendo; ampio spazio al direttore d’orchestra che spiega le scelte dell’esecuzione agli spettatori.
Dunque il progetto Revolution! porta sul palco un’orchestra dall’aspetto informale e del tutto nuovo, priva dei rigidi schemi tipici dei concerti di musica classica, ma flessibile e più comunicativa. Dal punto di vista tecnico, però, la Jeans Symphony Orchestra non si discosta dalle tradizionali orchestre sinfoniche. I concertisti, infatti, sono stati selezionati in primo luogo in base a una valutazione delle proprie conoscenze tecniche e abilità artistiche. La flessibilità e la disponibilità a far parte di un’orchestra in tal senso rivoluzionaria sono caratteristiche secondarie. L’esecuzione dei vari brani di musica classica non risente, dunque, di alcuna differenza.
A cambiare, però, è la percezione che gli spettatori hanno dell’esecuzione stessa. Le spiegazioni del maestro Matthieu Mantanus che precedono il brano danno indicazioni al pubblico sugli intenti dell’esecuzione, sul messaggio che si vuole comunicare e sul giusto approccio da adottare. In questo modo, lo spettatore si predispone a un ascolto e una visione meno distaccati e più partecipe. L’abbigliamento casual, inoltre, aiuta a dare un’immagine dell’orchestra più vicina al pubblico e, in un certo senso, più umana. L’abito elegante dà un’idea aristocratica e autoritaria e crea un certo distacco tra chi è sul palco e chi è seduto ad ascoltare. Scegliere di indossare un jeans, invece, cancella questo divario ed è anche più rappresentativo dell’identità dei vari componenti dell’orchestra.
Le coreografie luminose rappresentano un’aggiunta considerevole allo spettacolo. Si tratta di coinvolgere ulteriormente il pubblico, legando all’esperienza uditiva quella visiva. Il progetto “Revolution!” e la Jeans Symphony Orchestra rappresentano un forte cambiamento nel mondo della musica classica che si può definire, senza esagerazioni, piuttosto statico nell’aspetto. Si tratta dunque di un azzardo che però ha visto presto i suoi frutti.