Quando si pensa al Trono Over di Uomini e Donne, spesso vengono in mente signore e signori di mezza età in cerca di attenzioni e di notorietà che li facciano sentire ancora giovani, belli e desiderati. Non è questo il caso di Elisabetta Fantini, dama della trasmissione condotta da Maria De Filippi, che in questi giorni ha pubblicato il suo primo libro, dal titolo “Cosa ne pensi?”, un testo per condividere con le altre donne riflessioni su momenti che ognuna di noi ha attraversato o attraverserà. Ilsussidiario.net ha incontrato Elisabetta insieme al suo fidanzato Luigi Battaglia: anche lui ha partecipato a un’edizione di Uomini e Donne, ma la coppia si è incontrata e innamorata lontano dalle telecamere. Luigi racconta: «Guardando la tv mi ha colpito la sua postura, il modo in cui stava seduta, perché era simile al mio quando parlo con una persona. A quel punto l’ho cercata su Google e l’ho aggiunta alle mie amicizie su Facebook. Già mi intrigava come persona. Dopo una settimana mi ha risposto e abbiamo iniziato a conversare. Poi me la sono un po’ giocata da buon napoletano: nonostante fossimo distanti 800 km le ho detto che sarei andato volentieri fino a Piacenza per prendermi un caffè. Quindi ci sono andato. A luglio sarà un anno che stiamo insieme».
Elisabetta, com’è nato il tuo libro?
Sul treno, quando viaggiavo per andare a Roma per la trasmissione. Generalmente mi spostavo la mattina presto, poi ripartivo la notte perché il giorno dopo dovevo lavorare. In treno hai tutte quelle ore in cui ti viene spontaneo riflettere. All’inizio quest’avventura a Uomini e Donne non è stata una passeggiata, perché non sapevo quello a cui andavo incontro. Non ero preparata alle critiche, al tergiversare su certi argomenti e al criticare altri che non c’entravano niente con me. Per questo ho iniziato a scrivere.
Oltre a Luigi, che tipo di pubblico ti seguiva, prima attraverso la tv e poi su Facebook?
Sembra assurdo, ma in maggioranza si trattava di ragazzine tra i 15 e i 20 anni. È una cosa che a tratti spaventa perché ti fai carico di una sorta di responsabilità. Loro si confidano, ti spiegano anche cose molto serie, si sfogano. E a volte non sai mai fino a che punto crederci, perché tutto può nascere da delle manie di protagonismo.
Quale tipo di sfoghi ricevevi su Facebook da parte di queste ragazze?
Sfoghi che nascono dall’insicurezza: molte di loro non si sentono abbastanza amate, abbastanza belle, abbastanza magre. È una sensazione che conosco bene: anch’io venivo accusata in trasmissione di non essere, per esempio, abbastanza femminile. Ma anche questo essere diversi, questo essere percepite come maschiacci o troppo aggressive è un tratto distintivo e può essere una forza invece che una debolezza.
Il tuo libro inizia proprio così, con questo senso del non sentirsi adeguata…
Passiamo gran parte della nostra vita a cercare di compiacere qualcuno: come donne, come figlie, come madri. Io non ho mai sentito di appartenere a una categoria. Mi rendo conto che c’è una continuità tra le donne della mia generazione e le ragazzine di adesso: questo dover appartenere a un target per sentirsi accettata. È questo che mi ha spinto a buttare giù quelle righe. Io ci sono passata e trovo sia spaventoso. A furia di leggere gli sfoghi di queste ragazzine mi sono chiesta perché a una donna servano così tanti anni e così tanta esperienza prima di potersi accettare davvero.
I capitoli del tuo libro sembrano quasi dei consigli: ricorda, ama, ecc. Come mai questa scelta?
Sono dei punti da ricordare, per me e per le altre donne. Molte donne, per amore, finiscono per umiliarsi con lo scopo di compiacere il loro uomo o quello che vorrebbero lo diventasse. Sono poche le donne che hanno l’autostima necessaria per evitare che questo avvenga. Questi punti vogliono essere un promemoria per tutte le donne che ne hanno bisogno.
Nel libro si capisce il tuo forte bisogno di vivere ogni cosa con tutti e cinque i sensi. In un capitolo descrivi molto il mare, qual è il tuo rapporto con esso?
Il mare è l’infinito, è quel qualcosa che non potrò mai raggiungere. L’acqua ci riporta all’inizio della nostra vita quando siamo nel ventre di nostra madre e ci sentiamo protetti, ma è anche qualcosa di pericoloso che rischia in un secondo momento di sopraffarci. Da una parte ti fa paura e dall’altra ti attrae.
È abbastanza curioso il fatto che a fianco di ogni pagina scritta, ce ne sia una vuota per i commenti…
Leggendo i libri ho sempre avuto la necessità di poter aggiungere qualche mio pensiero e per un po’ sono andata avanti coi post-it. Che però finivano per rovinarmi il libro. Da lì mi è venuta l’idea di mettere a disposizione uno spazio per le riflessioni, per dare l’opportunità a chiunque legga il mio libro di poter mettere per iscritto le proprie impressioni che, altrimenti, andrebbero perse.
Nel libro c’è una figura, che si contrappone a quella del principe azzurro: si tratta di un uomo capriccioso che vuole modellare la donna che ha di fronte a suo piacimento.
Io ho incontrato mio marito a vent’anni, quando ero piena di sogni. Lui, che ha 13 anni più di me, mi è apparso inizialmente come un principe azzurro e io ho creduto ciecamente alle sue promesse. Nel rapporto è la donna che cerca di compiacere l’uomo ed è una cosa che ho ritrovato anche nella relazione che ho avuto appena dopo essermi separata. Lì ho capito che questi uomini volevano una donna da poter modellare a loro piacimento e che anche nel momento in cui fossero riusciti nel loro intento, questo non gli sarebbe bastato, perché l’erba del vicino è sempre più verde. Solo col tempo ho imparato che dovevo solo essere me stessa e farmi amare per quello che ero, da qualcuno che mi volesse per quello che ero.
Tra le varie pagine, a un certo punto parli del momento in cui hai toccato il fondo…
È stato a seguito della separazione da mio marito, avvenuta nel 2010 dopo un matrimonio di 23 anni. La mia vita è cambiata radicalmente: sono uscita dalla mia casa, ho lasciato i miei figli e ho cambiato lavoro. Mi sono ritrovata a vivere in una nuova casa vuota, silenziosa, senza le voci dei miei figli, senza ricordi: questa cosa mi ha messo profondamente in crisi. Quando tocchi il fondo non vedi più niente di buono in te. Ho iniziato a dimagrire e continuavo a piangere: sul lavoro mantenevo la lucidità necessaria, ma quando mettevo piede fuori dal bar lasciavo cadere la maschera e mi abbandonavo alla sofferenza.
A un certo punto hai però deciso di reagire…
Non sono una persona che ama molto uscire, visto che lavoro tutto il giorno in un bar. Mi sentivo particolarmente giù di morale, sapevo che se non fossi uscita non avrei mai incontrato nessuno di nuovo, ma non volevo nemmeno uscire da sola e le mie amiche avevano le loro famiglie e i loro figli a cui badare. Perciò, dopo un anno passato a piangere tutte le sere, una notte ho deciso di mandare una foto a Uomini e donne, convinta che non mi avrebbero mai chiamata. Probabilmente li ha colpiti una frase particolare che avevo scritto e, dopo neanche una settimana, mi hanno chiamata. All’inizio pensavo fosse uno scherzo.
La partecipazione al programma è stata quindi un’ancora di salvezza per te?
Assolutamente sì. È stato come uscire da un buco nero. Per me è stata una lezione, soprattutto nel male: sono stata martellata fortemente e mi sono rinforzata. Mi sono esposta e ho imparato a confrontarmi con gli altri, a cercare di vedere con i loro occhi.
Cosa ti ha lasciato la tua partecipazione a Uomini e Donne?
Mi ha insegnato una cosa molto importante. Quando venivo attaccata e qualcuno cercava di portare la conversazione dove voleva per montare su un caso, io all’inizio me la prendevo. Poi grazie a un consiglio ho capito che non mi doveva importare ciò che dicevano persone che erano al di fuori della cerchia ristretta dei miei affetti. Non si può piacere a tutti, altrimenti non si cresce.
Cos’è che i telespettatori non vedono della trasmissione?
Quando sei lì tutto viene trasformato. Per questioni di spettacolo ovviamente certi argomenti vengono trattati più di altri, ma soprattutto si ha un punto di vista completamente diverso di ciò che accade. Mentre sei inquadrata e parli con qualcuno, magari le persone che parlano alle tue spalle dicono cose poco carine su di te: nonostante tu sia arrabbiatissima in quel momento, devi però mantenere la calma e cercare di tenere la tua attenzione sulla persona che hai davanti.
Com’è stato il tuo provino a Uomini e Donne?
Sono arrivata lì senza sapere niente di nessuno. Sulle scale ho incrociato Rudi Zerbi e mentre guardavo lo stuolo di donne molto belle che erano lì per il mio stesso motivo sono scoppiata a ridere. Io ero appena uscita dal lavoro ed ero vestita in jeans e maglietta, mentre loro erano tirate a lucido nei loro abiti mozzafiato. Quando è venuto il momento di compilare i questionari, io per definirmi in tre parole mi sono descritta così: logorroica, pignola, lunatica. Quando Rudi mi ha chiamata mi guardavo attorno continuavo a chiedermi cosa ci facessi lì e cosa c’entrassi con quel mondo patinato e quelle donne bellissime. Una volta seduto davanti a me, Rudi mi ha fatto la stessa domanda: “Elisabetta, ma che ci fai tu qui?”.
E come hai risposto?
Io non ho potuto fare a meno di dirgli che avevo pensato la stessa cosa. Abbiamo iniziato a parlare e poi probabilmente è stata proprio questo mio essere così normale a farmi passare il provino.
Qual è stato l’impatto col mondo della tv? Com’è stato passare dall’altra parte del teleschermo?
Io non me ne sono accorta perché dopo le registrazioni prendevo il treno di mezzanotte e tornavo a casa per essere al lavoro la mattina seguente. Poi vivendo in una cittadina come Piacenza non correvo nemmeno il rischio che qualcuno mi riconoscesse. La mia vita, a parte i messaggi che mi arrivavano su Facebook, è continuata normalmente.
Come hai vissuto questa notorietà “virtuale”?
Mi sono domandata come, solo vedendo un’immagine su uno schermo, persone che non conoscevo potessero attaccarsi più a me che a chi mi stava seduta accanto in trasmissione. Alcuni ti odiano e altri ti amano, ma non c’è un vero motivo che giustifichi un sentimento così forte. Sono rimasta davvero sorpresa da alcune ragazze con cui poi sono diventata amica: quasi poi non mi riconoscevano, perché nella mia versione televisiva ero sempre messa sotto pressione, obbligata a dovermi difendere o magari a dover attaccare.
I tuoi figli come hanno vissuto questa tua esperienza?
Prima di accettare l’invito di Rudi Zerbi ad andare a Roma per prendere parte alla trasmissione gli ho chiesto un po’ di tempo per poterne parlare con i miei figli. Li ho avvisati che sarei stata sulla bocca di tutti e loro, senza esitazioni, mi hanno detto di accettare. Poi quando in trasmissione Luca (con il quale la dama sembrava poter intrecciare una storia e uscire dal programma ndr) ha attaccato la mia famiglia ovviamente è scattato un meccanismo di difesa per me: i miei figli comunque sono sempre stati al mio fianco, hanno vissuta con me questa esperienza.
Che opinione ti sei fatta della conduttrice, Maria De Filippi?
Nel suo campo di lavoro è molto avanti rispetto alla media. Vede particolari che magari a noi sfuggono. Ha una marcia in più, ha delle grandi capacità emotive. Non a caso lei in studio è in una posizione che non è troppo alta, né troppo bassa: vede tutto e capisce tutto quello che c’è da capire sulle persone che ha davanti e su come il loro carattere può contribuire alla trasmissione.
C’è qualche personaggio di questa edizione di Uomini e Donne che ti ha colpito?
Non li ho sentiti parlare, ma così a livello visivo mi era piaciuta Elisa, perché nei suoi occhi ho visto una genuinità che mi ha ricordato la mia. Tra gli uomini invece l’unico che forse mi ha colpito un po’ è Franco, ma più per la sua dialettica e per il modo che ha di parlare, mi fa morir dal ridere.
Della tua edizione, qual è la persona che più ti è rimasta nel cuore?
Degli uomini sicuramente Gaetano, il professore, un signore sui 75 anni con un bagaglio culturale immenso e anche Paolo, quello che era uscito con Silvia. Con lui c’è stata da subito una profondissima amicizia, ma nient’altro.
Quando hai lasciato il programma senza però aver trovato l’amore, ti sei sentita delusa?
No, perché sono una persona profondamente positiva e mi piace imparare dalle cose negative che mi accadono. Il fallimento ti dà l’opportunità di metterti in discussione e di imparare qualcosa.
Ti aspettavi che dall’esperienza di Uomini e Donne potesse poi nascere, anche se indirettamente, questa bellissima storia che ora stai vivendo con Luigi?
No, lui è arrivato in un momento in cui proprio non me l’aspettavo. Pensavo che non avrei più trovato qualcuno che mi avrebbe voluto bene in un modo così spontaneo. La prima volta che l’ho visto è stato come se fosse stato mio da sempre. Eppure c’è stato anche un momento di paura perché, dopo aver imparato a convivere con la mia solitudine, mi sono trovata a sconvolgere i miei piani e a lasciare entrare qualcuno nella mia vita e nei miei spazi. Noi siamo molto diversi e, mentre lui è sempre sorridente, io ho dei momenti più cupi in cui mi piace riflettere. È stata una sfida anche trovare un equilibrio tra queste cose.
Avete mai litigato per questioni di gelosia, magari legate agli altri partecipanti del programma?
Assolutamente no, per esempio Luigi è amico di Barbara, mentre con lei io ho avuto un rapporto più conflittuale che amichevole. Ma troverei assurdo proibirgli di avere un rapporto con una persona solo perché io magari con questa non ho legato particolarmente. Poi ci sono persone con cui entrambi abbiamo legato molto, come Sam Wood: mai avrei pensato di incontrare un tipo come lei, così diverso da me, ma che proprio attraverso questa diversità mi ha permesso di crescere come persona (e me lo permette ancora, siamo tutt’ora grandi amiche!)
Ti manca mai il mondo della tv?
No, è stata una bella esperienza ma la considero archiviata. Se un giorno dovessero invitarci di nuovo per sapere come va la nostra storia ci andrei volentieri, ma riprendere è fuori questione, anche perché non cerco un futuro lavorativo in quel campo.
Tu hai scritto il tuo libro viaggiando, ma qual è stato il momento in cui hai capito che volevi condividere le tue riflessioni?
Un giorno stavo scrivendo e la mia amica Ketty Messina ha letto alcuni passaggi. È stata lei a dirmi che avrei dovuto condividerli perché sono pensieri che accomunano tutte le donne. Io inizialmente non ho dato troppo peso a questa osservazione. Poi sono iniziati ad arrivarmi tutti quei messaggi delle ragazzine in crisi con se stesse e lì ho capito che la mia esperienza poteva essere d’aiuto a delle ragazze che stanno passando attraverso fasi che io ho già superato.
Qualcuna di queste ragazze ti ha già detto cosa pensa del tuo libro?
Sì, qualcuna in privato lo ha fatto. La cosa più bella che mi hanno detto è che a seconda dell’umore con cui lo si legge si tirano fuori cose diverse. Altre mi hanno detto che sono stata capace di toccare le corde del cuore e di far affiorare i ricordi tra lacrime e sorrisi.
Questo libro è frutto di più di un viaggio. Tu, nel tuo viaggio personale di donna, senti di essere arrivata?
No, il mio viaggio è ancora all’inizio, nel bene e nel male. Io sono all’inizio di un viaggio, ma, per fortuna, in questo viaggio non sono più da sola.
(Linda Irico)