Trattamento esclusivo di prima classe, per i nostri affezionati lettori. In perfetto orario sul nostro tabellino di marcia, stacchiamo il biglietto di ritorno (l’andata, se volete ripercorrerla, è qui) tornando a parlare di pendolari. Che sono chiamati così per una certa qual similitudine con le “pendole a pressione”: pronti a scoppiare come una pignatta, a causa della forte pressione causata quasi ogni giorno da vessazioni “matte e disparatissime”, come direbbe il Leo (che non è il Bonucci, rossonero da Viterbo, bensì il Leopardi, genio da Recanati): vagoni affollati come le spiagge della Liguria nei weekend estivi; ritardi cronici dei convogli che al confronto le tartarughe sarebbero benedette per la loro celerità; scioperi selvaggi che neanche nel più sperduto angolo del Borneo si sognerebbero mai di proclamare così selvaggiamente; coincidenze che saltano come tappi, e non di champagne; biglietterie automatiche che di automatico hanno solamente la perdita di tempo inclusa; code ai tornelli d’uscita che in pieno e uggioso novembre pare di essere in fila ai caselli dell’Autostrada del Sole a Ferragosto… con qualche grado in meno!
Eppure, benché accomunati da tutte queste angherie, non bisogna commettere l’errore di considerare i pendolari alla stregua di una sola tribù, come un monolite tutto d’un pezzo. Assolutamente no! Ce lo spiega con dovizia di particolari il volume “Un Pendolino sotto pressione”, a cura dei professori Carrozza-Paletta-Tornelli. In base a questo studio scientifico, i pendolari si possono dividere in tre macro-categorie, a loro volta frazionate in altre diverse sotto-categorie.
In linea generale, la ricerca ha identificato tre precise tipologie di viaggiatori:
A) quelli che stanno seduti;
B) quelli che stanno in piedi;
C) quelli che, dovunque e comunque, trovano il modo e l’occasione di sedersi.
Cominciamo dalla categoria “A”, i cosiddetti “Seduti”. Non tutti lo sono allo stesso modo e in egual misura. Esistono infatti ben 6 sotto-insiemi:
A1) I Dormienti. Sono coloro che dormono come se fossero nel loro letto: guardandoli con invidia viene voglia di sbrandarli; con un’occhiata di tenerezza, si vorrebbe quasi rimboccargli il cappotto.
A2) I Celluraristi. L’importante per loro è essere connessi, sempre: compulsare ossessivamente lo smartphone è un dovere che li induce ad atteggiamenti in contrasto con l’ambiente esterno: come il sorridere soddisfatti, leggendo e digitando messaggi a raffica, nonostante il treno nel frattempo sia da ore bloccato tra una stazione e l’altra.
A3) I Cuffiaioli. La musica in cuffia è una vocazione e loro i celebranti di un laicissimo rito: oscillano ritmicamente la testa avanti e indietro mentre con lo sguardo sembrano seguire una partita di tennis, spaziando dal finestrino al corridoio della carrozza e viceversa.
A4) I Ferrocinetramvieri. I più evoluti su tablet, quelli a bolletta su risicato smartphone, tutti riescono a seguire il loro film, che sia in streaming o scaricato illegalmente non importa. A volte non scendono alla loro stazione (e nemmeno alla fermata del tram), ma proseguono il viaggio, solo per non interrompere un’emozione. In Sardegna vengono chiamati film ‘e ferru.
A5) Il Letturista. Se ci fate caso, c’è sempre uno, e uno solamente per scompartimento, intento a leggere un quotidiano cartaceo: probabilmente è prezzolato dai grandi editori.
A6) L’Arabo arabeggiante. Ascolta canzoni arabe in modalità muezzin con cassa stereo dotata di uscita minima da 60 watt.
Detto dei Seduti, prendiamo ora in considerazione la categoria “B”, i cosiddetti “Eretti”. Anche in questo caso ne esistono di diversi sotto-insiemi:
B1) Gli Apparenti. Sono quelli che, in apparenza, dormono come se appartenessero alla categoria “A” (vedi sopra). Sul loro effettivo stato, però, non è dato sapere.
B2) I Tubisti. Tutti coloro che, per un motivo o per un altro (ma si tratta spesso di equilibrio), si tengono tramite quella grossa asta simil lap dance che troneggia in mezzo alla pensilina.
B3) I “Ciciarèm un cicinìn” (dal dialetto lombardo: chiacchieriamo un pochino): sono quelli che concionano in modalità muezzin pur senza essere arabi né amplificati, epperò ottengono lo stesso effetto sonoro.
B4) Gli Universitari a gran voce. Ripassano l’esame a voce alta come se il treno fosse completamente vuoto: ci sono altri pendolari che, avendoli ascoltati per anni, si sono addirittura laureati senza aver mai frequentato.
B5) I Saltuari. Li riconosci dalla loro sprovvedutezza. Si fanno soffiare il posto a sedere; tengono sempre il biglietto in mano e bene in vista; chiedono ossessivamente il nome della stazione successiva; attaccano bottone con tutti per rassicurarsi di aver preso il treno giusto.
B6) Il Pendolone (cioè il pendolare/buontempone). È lo studente goliardico (se ci fate caso, ce n’è sempre uno per scompartimento) che si diverte a dare indicazioni confuse a quelli della sotto-categoria precedente, i Saltuari, solo per vedere l’effetto che fa.
A essere meticolosi, resterebbe da esaminare la categoria “C”, quelli che si siedono dovunque e comunque, formata da due sotto-tribù:
C1) Gli Scaligeri. Si siedono sulle scale, incuranti del pienone, occupando l’equivalente di tre posti in piedi. Odiatissimi da tutti, la maggior parte degli omicidi avvenuti sui treni sono ascrivibili a questa insopportabile categoria.
C2) I Maiorchi (emuli di Enzo Maiorca). Sfacciati rivali degli Scaligeri, si siedono sulla pensilina, o meglio, sui piedi della gente… in piedi, costretti a stare in apnea per non respirare gli afrori coloniali delle altrui scarpe. Al contrario della categoria di cui sopra, non suscitano odio, ma pena.
Comunque, a prescindere dalla categoria d’appartenenza – è la conclusione cui giunge la scrupolosa indagine scientifica -, tutti i pendolari si riconoscono in una cosa: una volta smessi i panni dei viaggiatori non occasionali, criticano in maniera feroce tutte le altre categorie di pendolari, eccetto la loro. Ma a questo studio sarà forse dedicata la prossima ricerca del dinamico (è proprio il caso di dirlo!) trio Carrozza-Paletta-Tornelli.
(2- fine)