EMILIA MANFREDI/ E le scappatelle del marito Nino: “Ecco perché lo soprannominai Zorro…”

- Eleonora D’Errico

Erminia Manfredi, moglie di Nino, si confessa in un'intervista al Corriere: dall'incontro al matrimonio, dalle scappatelle fino all'infermiera in ospedale: "Sono stata fortunata"

nino_manfredi Nino Manfredi: il ricordo della moglie Erminia

Era già promessa sposa di un altro, ma, verrebbe da dire per fortuna, quello la truffò, scappando senza saldare il debito con i genitori: Erminia Manfredi, allora ancora Ferrari, non sapeva ancora che quel fattaccio le avrebbe portato un enorme fortuna, quella di sposare il grande Nino Manfredi. La donna racconta al Corriere la storia che la legò per cinquant’anni al grande attore e regista, in un’intervista rilasciata a Emilia Costantini. Erminia era un’indossatrice quando si conobbero, lavorava per la maison di Roberto Cappucci. Era appena stata scottata da una triste storia: fidanzata con Pasquale da moltissimo tempo, stava organizzando il matrimonio quando lui scappò per non saldare un debito con suo padre. Certo, lei ci soffrì: di lui era innamorata. Ma fu proprio grazie a quella truffa che successe quello che la portò a incontrare Manfredi e a vivere con lui una lunghissima storia d’amore coronata dall’arrivo di tre figli. 

ERMINIA MANFREDI: LA CENA COMBINATA E IL MATRIMONIO

Fu durante una cena combinata: la direttrice della maison, Rosy Bonagura, lavorava con Nino in teatro, si era fissata che lei e Nino fossero fatti l’uno per l’altra. Così, si inventò un tranello: disse a lui che lei voleva conoscerla e viceversa. L’incontro avvenne in uno storico ristorante milanese. Non fu colpo di fulmine, ma i due si piacquero e iniziarono a fequentarsi, fino a quando lui le chiede si sposarlo. Erminia non ci pensa troppo, accetta la nuova proposta, e stavolta all’altare ci arriva davvero. «Ci sposammo il 14 luglio 1955 nella chiesetta di San Giovanni a Porta Latina. Una cerimonia semplice, ma avevo l’abito appositamente disegnato per me da Capucci, con un sacerdote molto divertente che oltretutto era inglese, quindi storpiava l’italiano, sbagliava tutti i nomi». Così, con un filone di pane e una scopa ad attenderli davanti alla porta di casa, il primo per augurare prosperità, la seconda per scacciare la mala sorte, inizia la loro vita insieme. Il film del figlio.

NINO MANFREDI E UN DEBOLE PER LE SCAPPATELLE

Erminia rinunciò presto alla sua carriera da indossatrice per predenersi cura dei figli Roberta, Luca e Giovanna e al marito, che non aveva un carattere facile: «Certo che no, non si poteva pretendere un carattere semplice da un personaggio come lui». Erminia parla anche delle scappatelle con incredibile comprensione: «Sì – ammette – e quando scoprivo il misfatto mi dicevo: vediamo che si inventa stavolta». La donna racconta anche di quella con una donna bulgara che diceva di essere un’attrice che lo tempestava di lettere ammirate, poi di telefonate e lui, in una notte di “follia” trascorsa a Sofia per lavoro, ha fatto centro. “lo soprannominai Zorro – racconta Erminia – E ha dovuto riconoscere la figlia, ma è toccato a me l’ingrato compito di andare in Bulgaria ad affrontare la situazione”. Una passione, quella per le scappatelle, che non lo abbandonò fino alla fine, persino in punti di morte, quando in ospedale flirtò con una giovane infermiera. 

IL FILM DEL FIGLIO LUCA

Proprio nei giorni scorsi è andato in onda su Raiuno un tv-movie, «In arte Nino», firmato dal figlio Luca Manfredi, con il bravo Elio Germano nei panni del grande attore, scomparso nel 2004. Nel ruolo della stessa Erminia, l’attrice Miriam Leone. Erminia commenta così: «È stato bello ripercorrere tanti bei momenti, per esempio gli inizi della carriera di Nino, quando la sera andavamo a via Veneto, intendiamoci, non per fare salotto, ma per prendere contatti con le persone giuste. Non avevamo molti soldi e, quando ci sedevamo ai tavolini, io ordinavo un caffè, Nino un bicchiere d’acqua con scorza di limone, una roba di lusso… Eravamo comunque felici e poi tanti incontri interessanti, tanti amici». Rcconti che Erminia ricorda con grande affetto e nostalgia: «Sì – conclude alla giornalista del Corriere – ho avuto la fortuna di avere un uomo come lui».





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