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Home » Esteri » Medio Oriente » CISGIORDANIA/ “Israele l’ha annessa, ora il problema di Trump è bin Salman: vuole uno Stato palestinese”

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CISGIORDANIA/ “Israele l’ha annessa, ora il problema di Trump è bin Salman: vuole uno Stato palestinese”

Int. Ugo Tramballi
Pubblicato 3 Dicembre 2025
Palestinesi in Cisgiordania

Proteste palestinesi in Cisgiordania contro Israele (ANSA-EPA 2025)

In Cisgiordania continua l'annessione di fatto di Israele, sostenuta da parlamentari USA, anche se Trump (a parole) nega che ci sarà mai

Un’azienda agricola incendiata vicino a Nablus, le ruspe che demoliscono abitazioni nel villaggio di Al-Walaja, a ovest di Betlemme, due ragazzi di 17 e 18 anni uccisi vicino a Ramallah ed Hebron. Sono le ultime violenze in una Cisgiordania senza pace, presa di mira dalle razzie dei coloni, che nei giorni scorsi, come riporta il sito Middle East Eye, hanno ricevuto la visita di 20 parlamentari americani della National Association of Christian Lawmakers, secondo i quali il popolo ebraico è “legittimo erede” delle terre che i coloni occupano.


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D’altra parte, spiega Ugo Tramballi, editorialista de Il Sole 24 ore e consigliere scientifico ISPI, proprio dagli USA arrivano finanziamenti alle attività dei coloni. Per questo la promessa di Trump che la Cisgiordania non sarà territorio israeliano rischia di rimanere sulla carta. Almeno fino a che resterà il governo Netanyahu. Le elezioni, però, saranno l’anno prossimo e per allora il controllo dell’IDF su questa area potrebbe essere totale.


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Coloni ed IDF hanno concentrato gli attacchi nella zona della Tomba di Giuseppe, sostenuti dai parlamentari americani della NACL, il cui leader, il senatore dell’Arkansas Jason Rapert ha dichiarato che Israele è sovrano in queste aree. Trump non aveva promesso che la Cisgiordania non sarebbe stata annessa?

Il movimento americano degli evangelici è sempre stato molto filoisraeliano. L’ambasciatore USA in Israele Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, è un cristiano rinato secondo il quale non esiste un popolo chiamato palestinese. Il che contraddice gli ultimi atteggiamenti dell’amministrazione Trump. Nel movimento MAGA, però, non ci sono solamente i cristiani evangelici, ma anche cristiani soprattutto cattolici di destra, con visioni sostanzialmente antisemite, che invece definiscono la politica del presidente, il quale non può fare affari con l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo fino a che non offrirà una prospettiva diplomatica al processo di pace per uno Stato palestinese. Trump controlla il Partito repubblicano, ma il movimento MAGA non è omogeneo.


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Che cosa ne sarà adesso del piano Trump?

I 21 punti del piano di pace di Trump in questo momento sono nel frigo, anche perché sta pensando all’Ucraina. Oggi tutto è nel limbo e non si capisce cosa succederà. Non si riesce a fare il passo successivo rispetto al cessate il fuoco: i Paesi islamici e musulmani, come l’Indonesia e l’Azerbaijan, che si erano detti pronti a inviare i loro uomini a Gaza, di fronte all’impossibilità di disarmare Hamas non vogliono prendersi rischi. D’altra parte, se Hamas non è stato sradicato in due anni da Israele è difficile che riescano a farlo gli altri.

Tornando alla Cisgiordania e ai coloni, quanto pesa questo movimento in termini numerici e culturali nella società israeliana?

In Cisgiordania ci sono circa 700mila coloni, ma non sono tutti estremisti come quelli che si rendono responsabili delle violenze. Anzi, questi ultimi sono una minoranza. Molta gente è andata a vivere in questi territori grazie a leggi che favorivano il trasferimento in quelle zone. Gli insediamenti sono sempre stati dei resort, non lontani dalla frontiera, dove vive gente che in gran parte va a lavorare dentro Israele. Si tratta di luoghi con aria buona, vista sulla campagna, con prezzi delle case enormemente più bassi che in altre regioni del Paese.

Anche gli altri abitanti degli insediamenti sostengono il movimento dei coloni?

Nessuno ha intenzione di andarsene da lì, vogliono restare e non sono favorevoli allo Stato palestinese. Gli estremisti che aggrediscono i cooperanti e i palestinesi, che tagliano i rami degli ulivi, sono una minoranza, ma sostenuta dai ministri estremisti del governo Netanyahu: nei loro confronti polizia ed esercito non fanno mai nulla.

Ben Gvir e Smotrich sono anche andati nelle colonie a distribuire armi ai coloni. Quanto ha peggiorato la situazione questa iniziativa?

In Israele sempre più persone hanno il porto d’armi. Chi ha fatto la leva militare di tre anni e diventa riservista ha il diritto di portare con sé un’arma, un’abitudine che si è diffusa sempre di più, tanto che non è raro vedere durante lo shabbat padri che girano con le famiglie e i figli nelle carrozzine e il fucile mitragliatore da combattimento a tracolla.

Negli ultimi giorni si sono intensificate le incursioni israeliane a Betlemme, ci sono state operazioni a Tubas e sono stati emessi ordini di demolizione anche delle scuole. La Cisgiordania è già annessa?

Intifada in Cisgiordania, a Yenin, nel 2006. (Ansa)

Nonostante Trump abbia negato l’annessione della Cisgiordania, questa cosa sta avvenendo nei fatti giorno per giorno: gli assalti contro i palestinesi sono sempre più frequenti, come dimostrano i due palestinesi uccisi a sangue freddo dai soldati nei giorni scorsi, e poi vengono sistematicamente smantellate le infrastrutture. Quando i militari entrano nei campi profughi distruggono i pozzi, le strade.

Dall’America continuano ad arrivare finanziamenti ai coloni?

Sì, ci sono molte yeshiva, molte organizzazioni che raccolgono i soldi, tra le comunità della diaspora, soprattutto in America: New York, d’altronde, fino a poco tempo fa era la città con più ebrei al mondo.

Ma l’annessione della Cisgiordania non provoca più nessuna reazione? Neanche tra i Paesi arabi?

Non esiste un’alternativa al piano di Trump e anche i Paesi arabi e musulmani non sanno che altro dire. L’unica possibilità perché cambi qualcosa è che ci sia un nuovo governo per Israele, che cada quello di Netanyahu o con una crisi politica o con le elezioni, che però si svolgeranno nel 2026. Nel frattempo i Paesi arabi, soprattutto quelli con i soldi, possono solo evitare di aderire agli Accordi di Abramo con Israele. Lo stesso Mohammed Bin Salman, quando è andato alla Casa Bianca, ha detto chiaramente che finché non inizia una trattativa seria per il riconoscimento di uno Stato palestinese, non ci sarà un’intesa.

Israele ha tutto il tempo di far diventare sua la Cisgiordania continuando a occuparla?

Il rischio è questo, che è anche quello che è stato fatto negli ultimi 40 anni, anche quando sono stati firmati gli accordi di Oslo.

Visto quello che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania, che speranze ci sono che il piano di pace di Trump passi alla seconda fase, che si parli cioè del futuro della Striscia e della Palestina?

C’è stato lo scambio dei prigionieri e il cessate il fuoco, sebbene costantemente violato, ora dovrebbe esserci il disarmo di Hamas, ma nessuno ha i mezzi per farlo. È tutto bloccato all’inizio della fase due. Israele approfitta della situazione per mantenere gli abitanti della Striscia in una situazione disperata, senza che arrivino aiuti sufficienti. La priorità rimane il disarmo di Hamas, senza il quale Israele si sente in diritto di fare quello che vuole.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Benjamin NetanyahuDonald Trump

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