Descrivere Claudio Cecchetto in poche righe è un’impresa titanica. Il talent scout più famoso d’Italia ha scoperto personaggi televisivi del calibro di Fiorello, Gerry Scotti, Fabio Volo, Amadeus, Leonardo Pieraccioni, Jovanotti, ma anche fondato Radio Deejay e Capital, due fra le emittente radiofoniche più ascoltate del bel paese, e lanciato in Italia la new wave dei vari Duran Duran, Depeche Mode e via discorrendo. Ha inoltre condotto tre edizioni del Festival di Sanremo, fra cui la prima nel 1980, quando aveva solo 28 anni, ed è famoso anche per essere l’autore di uno dei dischi più venduti nello stivale, il Gioca Jouer del 1981, immancabile nelle feste.
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Ma Claudio Cecchetto, al di là della sua passione innata per la musica, non si è formato in un ambiente vicino alle discoteche: «Di Milano ho conosciuto soprattutto gli oratori – racconta oggi il talent scout ai microfoni del Corriere della Sera – gli unici posti dove potessi divertirmi. L’ambiente della chiesa mi ha costruito. C’è stato un momento, a sette o otto anni, in cui chiesi come diventare missionario. E ho fatto il capo dei chierichetti, saggiando le invidie nel mondo del lavoro: eravamo tre e, come fui nominato, gli altri due se ne andarono. Chiesi al prete che succedeva. E lui: niente, i prossimi che arrivano sapranno subito che il capo sei tu».
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CLAUDIO CECCHETTO: “MI SCOPRI’ MIKE BONGIORNO”
Claudio Cecchetto è considerato forse il più grande scopritore di talenti di tutti i tempi, ma anche lui è stato scovato prima di divenire il personaggio che tutti conoscono. Chi lo scoprì? «Mike Bongiorno: per Telemilano 58, doveva creare qualcosa che somigliasse a Discoring. Quando venne a cercarmi, riuscivo solo a pensare: ho davanti Mike Bongiorno. Alla fine, si arrabbiò: mi voleva suo erede nei quiz». E Cecchetto scoprì poi Gerry Scotti, quello che da molti, a cominciare dallo stesso Mike, viene considerato l’erede di Bongiorno: «Stava per andare in America e fare il pubblicitario – spiega ancora Claudio Cecchetto parlando al Corriere della Sera – ma lo convinsi a venire a Radiodeejay. Da esteta, lo trovai bello perché era simpatico: anche ora, lo guardi e vedi l’amico, lo zio con cui vorresti andare a cena». Curioso l’aneddoto sulle sedute dallo psicologo, professionista a cui il talent scout ricorse nel 1975 dopo che la fidanzata dell’epoca lo tradì col suo miglior amico: «Mi trovai solo e senza un tetto e pensavo: che cavolo ci sto a fare a questo mondo? Feci dieci sedute, mi sentii guarito e scomparvi senza pagare. Anni dopo, andai a cercare lo psicologo per ringraziarlo e saldare, ma non mi ricordavo più il nome, andai nella sua strada e non trovai il portone. So che scriveva sul Corriere della Sera, curava con l’ipnosi. Vorrei ritrovarlo: mi salvò dal vuoto senza chiedermi mai una lira». Su Fiorello, invece: «Gli volevo bene. Al provino cantò Frank Sinatra e gli dissi che, se non svecchiava il repertorio, non l’avrei preso ». Ma c’è un erede di Cecchetto? «Francesco Facchinetti, bravissimo a scovare talenti sul web. Costruimmo la Canzone del capitano in 24 ore, ma gli dissi subito che era adatto al mio lavoro».