Sul silenzio della Santa Sede per tutta la durata della Seconda guerra mondiale e dinnanzi allo sterminio degli ebrei continuano a interrogarsi gli storici, ma non tutti i religiosi hanno fatto lo stesso, anzi si può parlare di una “resistenza cristiana” che ha salvato l’onore della Chiesa. Questa storia ricca di controversie è oggetto di una mostra, “Per grazia di Dio”, al Memoriale della Shoah di Parigi. In Francia, infatti, ci sono testimonianze di religiosi che si sono schierati contro il nazismo. “Gli ebrei sono uomini, le donne ebree sono donne. Non tutto è permesso contro di loro, contro questi uomini, contro queste donne, contro questi padri e queste madri. Fanno parte della razza umana. Sono nostri fratelli”, scriveva ad esempio il 23 agosto 1942 il cardinale Jules-Géraud Saliège, arcivescovo di Tolosa in una lettera letta nelle parrocchie della sua diocesi.
Una lettera di protesta contro le misure antiebraiche di Vichy. Come riportato da Libération, hanno protestato anche altri quattro prelati cattolici, i vescovi e gli arcivescovi di Montauban, Lione, Marsiglia e Albi. L’episcopato rimase ufficialmente in silenzio, ma le posizioni di quei religiosi “fecero deragliare la Soluzione Finale in Francia”, ha spiegato lo storico Tal Bruttmann. Tre quarti della popolazione ebraica francese sfuggirono, infatti, alla deportazione.
“RESISTENZA CRISTIANA”: QUEI RELIGIOSI EROI
Il primo religioso francese a protestare contro il nazismo e le misure razziali fu il pastore Marc Boegner, presidente della Federazione protestante francese. Il 26 marzo 1941 scrisse una lettera al rabbino capo di Francia, Isaie Schwartz. In generale, come riportato da Libération, furono i protestanti i primi ad aiutare e impegnarsi per salvare gli ebrei. Uno dei meriti di questa mostra è, dunque, quello di far uscire dall’anonimato figure poco note della “resistenza cristiana” o addirittura dimenticate. Come le suore. Una delle curatrici, Caroline François, ricorda ad esempio Elisabeth Skobtsova, una delle poche in Francia ad aver letto il Mein Kampf: nel 1940 fondò una rete di resistenza con il sacerdote ortodosso Dimitri Klépinine, fornendo molti falsi certificati di battesimo ortodossi agli ebrei. Nel luglio 1942, durante la retata del Vélodrome d’hiver, riuscì a salvare tre bambini ebrei grazie all’aiuto dei netturbini che li nascosero in una pattumiera. Arrestata dalla Gestapo, fu deportata a Ravensbrück e uccisa nelle camere a gas nel 1945.
“RESISTENZA CRISTIANA” HA SALVATO ANCHE CHIESA
L’impegno della “resistenza cristiana”, di religiosi noti e sconosciuti, ha salvato l’onore della Chiesa cattolica secondo Libération, che cita anche il gesuita Pierre Chaillet, il sacerdote cappuccino Marie-Benoît e la protestante Madeleine Barot che intervenne nel campo di internamento di Gurs. C’è poi il villaggio protestante di Chambon-sur-Lignon (Haute-Loire) che, motivato dal pastore André Trocmé, nascose famiglie ebree per salvarle. Affrontare la questione delle chiese cristiane e della Shoah è difficile, anche per l’atteggiamento della Chiesa. Dagli anni ’70 il silenzio del Vaticano durante la Seconda guerra mondiale e sulla Shoah, quella posizione di neutralità nonostante anche le sofferenze patite dal clero polacco, ha alimentato diverse polemiche. Ma negli anni ’90 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II la Chiesa cattolica, molto dopo rispetto ai protestanti, ha fatto atto di pentimento.