Il portavoce della Commissione UE El Anouni "invita" Stati ad arrestare Netanyahu per il mandato della Corte CPI: gli scenari tra Orban, Israele e l'Europa

ORBAN CONFERMA LA VISITA DI NETANYAHU PER IL PROSSIMO 2 APRILE 2025: L’EUROPA ACCENDE LA POLEMICA

Come se non bastasse il grado di scontro e divisione in Occidente sul tema della complessa guerra in Ucraina, anche sull’altro fronte bellico in Medio Oriente la posizione dell’Unione Europea va a distanziarsi (e non di poco) dall’amministrazione Usa del Presidente Trump: il portavoce della Commissione UE ha infatti ribadito in serata la necessità di arrestare il Premier di Israele Bibi Netanyahu, in visita in Ungheria il prossimo mercoledì 2 aprile 2025.



Il discorso del delegato europeo Anouar El Anouni (Olanda) è più “sottile” ovviamente ma non mutua il risultato finale del “messaggio”: gli Stati europei sono “caldamente” invitati ad eseguire i mandati di arresto della Corte Penale Internazionale, confermando la piena collaborazione con la CPI (che ricordiamolo, non è un organismo europeo) su tutti i carichi “pendenti” e invitando ulteriormente a stipulare “accordi volontari”.



Nasce tutto dalla domanda esposta nel consueto briefing quotidiano a Bruxelles, con El Anouni che riporta il pensiero della Presidente Von der Leyen in merito alla collaborazione tra UE e Corte dell’Aja davanti alla prossima visita di Netanyahu in Ungheria: «rispettiamo l’imparzialità e l’indipendenza della Corte CPI», ha detto ancora il portavoce europeo insistendo nella «lotta contro le impunità» come affermato nelle conclusioni del Consiglio del 2023.

MANDATO CPI E PACE IN MEDIO ORIENTE: IL CAOS TRA NETANYAHU E L’OCCIDENTE

Il programma ufficiale confermato da Tel Aviv e Budapest vede l’arrivo di Netanyahu, nel pieno delle settimane decisive per capire il destino della guerra a Gaza e nel resto del Medio Oriente, mercoledì 2 aprile 2025 sera in Ungheria: il Presidente Viktor Orban ha da tempo respinto la decisione della Corte Penale Internazionale in merito al mandato d’arresto spiccato nel novembre 2024 contro il Premier israeliano, l’ex Ministro della Difesa Gallant e dei capi di Hamas (tutti però eliminati nel frattempo in guerra, ndr) per i presunti crimini di guerra avvenuti nella Striscia di Gaza.



Netanyahu deve essere arrestato appena mette piede in uno Stato che aderisce e riconosce la Corte dell’Aja per i crimini contro l’umanità: questo ribadisce oggi la Commissione UE nel ricordare non tanto all’Ungheria, che già si è detta contraria alle indicazioni della CPI, ma a tutti gli Stati europei che dovessero intrattenere rapporti con inviti in patria per il leader del Governo israeliano. Al netto della posizione finora fuori da ogni azione diplomatica di rilievo per il caos in Medio Oriente, l’Europa “detta” le condizioni contro Netanyahu appena pochi giorni dopo le parole anche molto dure nei confronti del movimento terrorista di Hamas pronunciate dalla rappresentante della politica estera UE, Kaja Kallas.

La tre giorni del Premier israeliano in Ungheria vedrà al culmine il vertice con Orban dove trattare da vicino il piano di Trump per la pace a Gaza, messo sempre più in crisi dalla ripresa delle ostilità nella Striscia, oltre alle perduranti azioni di guerra in Yemen e Cisgiordania.

Secondo quanto riportato oggi dal “Times of Israel”, Netanyahu starebbe cercando di riunire una coalizione il più ampia possibile di Paesi che possano sostenere il piano americano per una tregua definitiva in M.O.: Orban è nettamente possibilista, ben più complicata la strada su altri Paesi europei visto lo stato di pessime relazioni diplomatiche con Washington (dazi e guerra in Ucraina) e il proseguire a braccetto con le indicazioni della Corte CPI in merito all’arresto da eseguire contro il Primo Ministro ebraico.