Dopo la nomina degli esperti della commissione vaccinazioni (NITAG), il suo scioglimento da parte del ministro della Salute Schillaci

Gentile direttore,
lo scorso 5 agosto il ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato il decreto di nomina dei componenti del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (NITAG, National Immunization Technical Advisory Group), commissione che ha il compito di assistere il governo nelle scelte relative alle politiche vaccinali (“sono affidati compiti di supporto tecnico alla definizione delle politiche vaccinali nazionali”).



Si tratta chiaramente di un organismo tecnico e come scrive il ministero della Salute nel suo sito web “Il NITAG è un Organo indipendente col compito di supportare, dietro specifica richiesta e su problematiche specifiche, il ministero della Salute nella formulazione di raccomandazioni evidence-based sulle questioni relative alle vaccinazioni e alle politiche vaccinali, raccogliendo, analizzando e valutando prove scientifiche”.



Secondo il decreto di nomina sono 22 i soggetti chiamati a partecipare al NITAG, e tra questi sono stati compresi i dottori Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite.

Avendo riconosciuto, in questi due medici, persone che avevano espresso critiche sulle politiche vaccinali adottate durante la pandemia si è immediatamente scatenata la gogna nei loro confronti da parte di molte società rappresentative un po’ di tutta la comunità medico-scientifica, di molti soggetti che si sono espressi personalmente, della usuale raccolta di firme che non manca mai in queste occasioni (con firme di peso: Silvio Garattini, Giorgio Parisi, Matteo Bassetti, per dirne alcuni), e naturalmente di tutta l’opposizione politica al governo, ma anche con tanti malumori all’interno della maggioranza.



Montata la polemica e consigliato (dalla sua parte politica?) di attendere nel prendere ulteriori decisioni, il ministro ha superato tutti (non so se a sinistra o a destra) e con atto di imperio – di cui, peraltro, aveva facoltà – ha revocato tutta la commissione appena nominata, dalla quale nel frattempo si era già dimessa, proprio per la presenza di Serravalle e Bellavite, Francesca Russo, direttrice della prevenzione della regione Veneto e coordinatrice dell’area prevenzione della Conferenza delle regioni.

Iniezione di vaccino anti-Covid nell’hub vaccinale di Acea a Roma, 26 novembre 2021 (Ansa)

Non conosco né SerravalleBellavite ma mi permetto di dissentire fortemente dalle decisioni e dalle posizioni assunte dal ministro. Sono assolutamente favorevole ai vaccini e contrario alle tesi cosiddette “no-vax”, ed il mio dissenso perciò non ha nulla a che fare con le tesi che i due medici avrebbero potuto sostenere nel NITAG, ma quello che è successo mi preoccupa per più di una ragione.

Per esperienza diretta in molte commissioni come il NITAG (“Il NITAG è un Organo indipendente…”) ho sempre ritenuto che ad esse dovessero essere chiamati degli esperti, anche se non sono così sprovveduto da pensare che gli esperti chiamati in questi organismi non hanno appartenenze politiche se non addirittura sostegno, vuoi da chi è al governo o da chi è all’opposizione.

Quindi: se i dottori Serravalle e Bellavite sono degli esperti della materia, come si ritiene lo siano gli altri soggetti nominati ma non sottoposti a gogna, non capisco perché non dovrebbero far parte del NITAG; se invece non sono degli esperti, allora la loro presenza non è giustificata ed il ministro ha sbagliato a nominarli.

Ma se non sono degli esperti, mentre gli altri lo sono, allora non vi è motivo per revocare tutta la commissione: bastava sostituire i due “non esperti”. Capisco, in questo caso, la brutta figura che avrebbe fatto il ministro, ma revocando tutta la commissione, al primo errore il ministro ne ha aggiunto un secondo ben più grave, perché ha dato il chiaro messaggio che il NITAG è un organo apparentemente tecnico e indipendente, ma che in realtà risponde innanzitutto alla politica.

Il messaggio è preoccupante ma non è nuovo, sempre in tema di vaccini e vaccinazioni, perché se quello che sta emergendo dalle desecretazioni delle audizioni della Commissione parlamentare sul Covid corrisponde alla realtà, è evidente che tutto il periodo pandemico è stato gestito facendoci credere che si stava obbedendo alle indicazioni degli esperti e della scienza quando invece si stava semplicemente obbedendo alle scelte della politica, partitica per giunta.

È giusto che il governo della vita pubblica sia della politica, ma allora questa si deve assumere totalmente la responsabilità delle proprie azioni senza nascondersi dietro ad autorevolezze (la scienza, gli esperti) che sono solo di facciata.

Se questo è il primo motivo del mio dissenso, ed è rivolto primariamente all’operato del ministro Schillaci, ve ne è un secondo che considero più grave ed in questo caso è rivolto all’atteggiamento dei colleghi (singoli o alle loro associazioni) la cui critica alla scelta del ministro non è stata motivata da eventuale mancata autorevolezza come esperti dei due medici, bensì solo dalle idee (non condivise) espresse da Serravalle e Bellavite, cioè si tratta di una censura ideologica.

Proviamo per un attimo a pensare cosa succederebbe se questo atteggiamento diventasse il criterio con cui comporre queste commissioni che dovrebbero aiutare tecnicamente il ministro nella sua azione, e proviamo a costruire una commissione sulle tematiche della prevenzione: se un esperto fuma, non lo dovremmo chiamare? altrettanto se beve o se non fa un certo numero di chilometri o di minuti di corsa al giorno? non lo dovremmo chiamare se usa una auto diesel perché inquina o se ha un caminetto a legna a casa sua e via di questo passo?, cioè tutti comportamenti in “conflitto di interesse” con la prevenzione perché espressione di idee contrarie.

E la dottoressa Russo, ha chiesto ai partecipanti alle riunioni dell’area prevenzione della Conferenza delle regioni se erano fumatori o bevitori, se facevano attività fisica, etc., per decidere eventualmente di dimettersi come ha fatto con il NITAG? E ancora di più: si è preoccupata di indagare cosa pensano i partecipanti al suo tavolo nel caso in cui ci sia qualcuno che ha manifestato idee meritevoli di “censura ideologica”?

Essendo la composizione di queste commissioni sempre, per molti e diversi motivi, criticabile, e visto che devono essere chiamati uomini di cui è conosciuto il pensiero e l’orientamento o gli sponsor, evitiamo di far finta che siano chiamate “indipendenti”, cerchiamo almeno di lasciar da parte le censure ideologiche e valorizziamo le competenze, anche se è noto che gli esperti hanno pensieri ed idee anche molto diverse tra di loro.

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