Inizia il conclave ma i cardinali non sanno ancora a chi affidare la guida della Chiesa. Parolin in pole, cresce Zuppi, ma è possibile un papa USA
È un conclave nuovo, fatto di cardinali più giovani del solito, di provenienza molto diversa, con alle spalle esperienze differenti. Anche per questo è difficile capire verso chi si indirizzeranno i consensi in occasione dell’elezione del nuovo papa. Un segnale, spiega Francesco Peloso, vaticanista di Domani e Adista, di una Chiesa sempre più universale.
I nomi che emergono sono tanti. Tra questi spicca il segretario di Stato Pietro Parolin, anche se nelle ultime ore sembra aver ripreso quota il nome di Matteo Zuppi. Poi ci sono il cardinale USA Francis Prevost, quello filippino Luis Tagle. La verità, tuttavia, è che sembra regnare l’incertezza e che le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo: i cardinali sanno bene come dovrà essere la Chiesa del Terzo millennio, capace di riformarsi internamente, di perseguire la pace, di mettersi dalla parte dei poveri, ma non sanno ancora chi potrà rappresentare queste esigenze come nuovo pontefice.
Non passa giorno che non esca un nome nuovo come possibile papa. Secondo alcuni sono cresciute le quotazioni dell’ungherese Erdő, secondo altri quelle del filippino Pablo David. Di fatto, non ci sono favoriti veri e propri?
In questo conclave c’è una grande confusione, una grande incertezza: non c’è un profilo che è emerso in modo chiaro come candidato capace di attirare i consensi. Ci sono un paio di cardinali di cui si è parlato più di altri e poi c’è Parolin, che però come profilo è molto costruito dai media. È un nome importante, ma se non passa lui subito, credo che i tempi si allungheranno un po’ e bisognerà aspettare qualche giorno. Penso che i cardinali debbano mettersi ancora d’accordo su chi è l’interprete migliore del dopo-Bergoglio.
Qualcuno attribuisce a Parolin 40 voti di partenza. Su che cosa si basa questa ipotesi?
Penso che siano calcoli improvvisati. So, per esempio, che gli italiani non sono riusciti a fare cartello, a compattarsi, e che sono orientati più su Zuppi che su Parolin. Però, anche in questo caso, bisogna vedere quanto questa informazione corrisponda a realtà. Parolin resta uno dei favoriti, è stato detto cento volte: è un interprete importante del pontificato di Bergoglio, ha un profilo moderato, attento alle sensibilità di tutta la Chiesa, a far vivere quella pluralità che è stata una caratteristica del mandato di Francesco. Può essere la persona più indicata a rispettare le differenze che ci sono all’interno della Chiesa. Alcuni gli contestano la mancanza di carisma, di empatia verso i fedeli. Io l’ho incontrato in occasioni meno ufficiali e mi sembrava che avesse uno spirito pastorale.
Ci sono degli indizi che possono farci intuire verso chi potrebbe orientarsi il conclave?
Bisognerebbe capire come sono andate queste congregazioni. Nell’ultimo conclave sappiamo che sono state molto importanti per decidere che Bergoglio era la persona giusta per fare il papa. Noi, però, sappiamo solo di cosa si è parlato nelle congregazioni, ma non chi lo ha detto. Sono emersi diversi temi come la pace, l’attenzione ai poveri, il dialogo con le altre religioni e l’ecumenismo, la sinodalità, la riforma interna della Chiesa. Temi che hanno fatto parte del pontificato di Francesco, ma anche dei pontificati precedenti.
Temi che non sono nuovi per la Chiesa, ma come sono stati affrontati dai cardinali e che peso avranno nel conclave?
Il conclave è formato da cardinali quasi tutti nominati da Francesco, molti dei quali giovani e provenienti da diverse parti del mondo, tanto è vero che c’è un numero considerevole di cardinali asiatici. Molti non si conoscono e neanche i giornalisti sanno esattamente come la pensano. Possiamo intuire che sono persone aperte al dialogo con gli altri, perché vivono in una Chiesa di minoranza, abituate ad avere un rapporto diverso col potere, con le istituzioni e anche con le altre religioni. Il cardinale Sako (patriarca di Baghdad dei Caldei, nda), per esempio, ha insistito molto sul fatto che il prossimo papa deve essere in grado di dialogare con l’Islam. Bisogna tenere conto che la Chiesa è universale e rappresenta mondi diversi.
È chiaro, insomma, su quali direttrici dovrà muoversi la Chiesa del Terzo millennio. Cosa manca allora?
Non è chiaro quale personalità dovrà rappresentare tutto questo. Non so se qualche cardinale è stato particolarmente apprezzato nelle congregazioni. So che il nome del cardinale americano Francis Prevost, prefetto del Dicastero dei vescovi, è stato fatto negli ultimi giorni e che Zuppi ha raccolto consensi, ma in fondo sono voci di corridoio, magari anche interessate. Non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà in conclave. Sarà interessante seguirlo: se non verrà eletto subito Parolin, ci potrà essere una sorpresa dall’Asia, ad esempio. E anche un papa statunitense non è più così improbabile come si pensava prima. Credo che conterà anche il fatto che molti cardinali sono giovani.
L’età potrebbe essere uno dei criteri per individuare il nuovo papa?
Secondo me sì. Ma non nel senso che non si vuole un papa troppo giovane perché, altrimenti, dura troppo. Potrebbe darsi, invece, che si scelga un pontefice più giovane perché abbia il tempo di portare a termine alcuni processi aperti dal suo predecessore, perché abbia modo di svilupparli. Io non precluderei nessuna soluzione. Vengono fatti molti nomi diversi, vuol dire che finora nessun nome ha ancora convinto tutti. È un gioco giornalistico nel quale è emerso Parolin, anche Tagle, un candidato asiatico ritenuto forte, almeno a chi guarda dall’esterno. Dietro di loro non so chi ci possa essere. Alla fine, ci può sempre essere una sorpresa.
(Paolo Rossetti)
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