I consumi degli italiani restano inferiori ai livelli del 2007. Pesa l'incertezza ultimamente alimentata anche dalla vicenda dei dazi
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio presentata ieri in apertura del Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”, i consumi degli italiani hanno recuperato terreno rispetto al periodo post-Covid, ma nemmeno l’anno prossimo torneranno ai livelli del 2007. In parte ciò è dovuto a un potere d’acquisto degli stipendi che, comprendendo i contributi sociali, è inferiore del 16,5% rispetto a quelli tedeschi e dell’11% rispetto a quelli francesi, ma, soprattutto, a una crescita della propensione al risparmio degli italiani. C’è, quindi, per la nostra economia un problema non trascurabile riguardante la domanda interna, in parte alleviato dal turismo, con molti stranieri che scelgono il nostro Paese per le loro vacanze alimentando i consumi.
Prima di commentare questi dati, Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, visto il paragone con gli stipendi tedeschi ci tiene a evidenziare che «se in Germania i consumi avranno un andamento più “vivace” dei nostri, ci potrebbero essere delle conseguenze positive anche per l’economia italiana. Il che non è da escludere visto il piano di investimenti, riguardanti anche la difesa, che Berlino intende mettere in campo dopoaver riformato il freno al debito».
Parliamo dei dati riguardanti il nostro Paese: fa una certa impressione il fatto che i consumi degli italiani non siano ancora tornati ai livelli pre-crisi 2008…
Probabilmente in parte questo fenomeno è dovuto anche all’aumento della propensione al risparmio cautelativo. Pensando soprattutto agli ultimi tre anni, con lo scoppio della guerra in Ucraina, la crisi energetica e ora la vicenda relativa ai dazi, è un atteggiamento che potrebbe essersi diffuso. L’incertezza può aver giocato un ruolo determinante nel frenare i consumi e, purtroppo, potrebbe ancora giocarlo.
Per via di quello che potrebbe succedere ancora sul fronte dei dazi?
Sì, penso che le aspettative nelle ultime settimane siano state fortemente influenzate da questa vicenda dei dazi. E, dato che ancora non sembra essere finita, è chiaro che il risparmio cautelativo potrebbe aumentare.
Come ha fatto il Pil a crescere e tornare ai livelli pre-2008 nonostante i consumi degli italiani non siano ancora riusciti a farlo?
In parte, come ha spiegato, Confcommercio, grazie alla crescita importante del numero di turisti stranieri che hanno soggiornato nel nostro Paese spendendo negli alberghi, nei trasporti, nei ristoranti e nei negozi, e in parte grazie anche all’export che è ripartito bene nel post-Covid.
Torniamo all’incertezza legata anche ai dazi. Di fatto, finché permane anche un aumento dei redditi e del potere d’acquisto potrebbe non bastare a dar slancio ai consumi…
Un aumento dei redditi e un recupero del potere d’acquisto, agendo sia sulla produttività che sul carico fiscale, non guasterebbero di certo. Tuttavia, il risultato finale potrebbe essere una crescita proporzionalmente più alta del risparmio cautelativo rispetto ai consumi, magari anche in quelle fasce di popolazione che oggi non riescono a risparmiare e che, con maggior reddito a disposizione, potrebbero incominciare a farlo.
Cosa si può fare allora per ridurre questa incertezza?
Penso che questa sia una domanda chiave che si sono posti in tanti policy maker nelle ultime settimane. Purtroppo è difficile trovare una risposta, perché Trump ha mostrato di essere alquanto imprevedibile. L’incertezza attuale potrebbe, quindi, trasformarsi rapidamente in una brutta sorpresa per gli operatori economici, come in parte abbiamo visto accadere nei giorni scorsi.
Un accordo tra Stati Uniti e Ue sui dazi potrebbe bastare a far venir meno questa incertezza?
Non è detto, perché se rimanesse sullo sfondo uno scontro aperto tra Stati Uniti e Cina, allora permarrebbe un margine non trascurabile di incertezza in grado di incidere negativamente anche sulla nostra domanda interna.
Occorrerebbe, quindi, una de-escalation generalizzata sul fronte dei dazi?
Sicuramente se questa sorta di febbre tariffaria mondiale calasse, se ci fosse un abbassamento dei toni da parte sia degli Usa che della Cina o se si potessero azzerare i dazi finora introdotti, ci potrebbero essere vantaggi importanti. Pechino si sta anche presentando all’Europa con proposte concilianti e si potrebbero trovare accordi interessanti. In uno scenario positivo del genere sarebbe anche più semplice far confluire i risparmi, tramite l’intermediazione del sistema finanziario, verso gli investimenti delle imprese.
La Bce, il cui Consiglio direttivo si riunisce domani, intanto cosa può fare?
Quello che è avvenuto nel nostro recente passato è stato governato anche dalle scelte fatte dalla Bce. Oggi potrebbe agire sia sui tassi di interesse, sia acquistando titoli di stato, favorendo in questo modo gli investimenti delle imprese e le politiche fiscali anti-cicliche dei Paesi dell’Eurozona.
(Lorenzo Torrisi)
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